Molte persone al mondo hanno una lista di “cose da fare prima di morire” ed è probabile che tanti vi avessero da tempo inserito l’eventualità di vedere gli Oasis in concerto. Ed è sempre stata, molto probabilmente, una chimera, nella lista delle cose che è bello sognare, ma sono impossibili da realizzare.

Poi nei giorni scorsi ha iniziato a girare la voce che la reunion fosse ormai imminente. Gli indizi arrivavano direttamente dai fratelli Noel e Liam Gallagher che avevano condiviso lo stesso video che dava l’appuntamento per un annuncio. Poche ore prima, il Sunday Times aveva anticipato la notizia, citando come fonte numerosi addetti ai lavori. E martedì 27 agosto, finalmente, ecco la conferma: 15 anni dopo l’addio, gli Oasis torneranno insieme per un tour nel 2025. Sono stati annunciati 14 concerti fra luglio e agosto a Cardiff, Manchester, Londra, Edimburgo e Dublino: saranno gli unici in Europa e non ci sarà dunque una data italiana.

I due fratelli hanno scelto su Instagram parole evocative, perfettamente in linea col culto della loro personalità: «Le pistole hanno taciuto. Le stelle si sono allineate. La grande attesa è finita. Venite a vedere. Non sarà trasmesso in tv».

Quanto mi costi

E così molti hanno ripreso in mano quella lista delle “cose da fare prima di morire”, pensando se fosse il caso di aggiornarla e togliere gli Oasis da ciò che è impossibile. In realtà non è ancora così ovvio: perché tutto potrebbe saltare in qualsiasi momento, visto che i due fratelli sono noti per i litigi improvvisi e online fioccano gli articoli che fanno collage dei loro rispettivi insulti, quasi fosse un genere letterario. La nuova spaccatura potrebbe accadere in qualsiasi momento quest’anno o il prossimo, in diretta su uno dei palchi o pochi minuti prima, nel backstage.

Ma c’è anche un altro aspetto che per alcuni renderà il concerto comunque un miraggio: il costo dei biglietti e la velocità con la quale, sabato, saranno venduti. I concerti stanno diventando sempre di più un lusso e questo evento ha tutte le carte in regola per non essere un’eccezione. Significa da un lato che è anche un grande fenomeno economico, con un indotto che i media inglesi stimano possa raggiungere i 400 milioni di sterline (anche se è presto per dare troppo credito a questa cifra, che potrebbe essere anche superiore).

Ma dall’altro lato significa anche che i singoli biglietti costeranno molto, probabilmente diverse centinaia di sterline, considerando che ormai molti biglietti sono venduti “a pacchetto”, insieme ad altri servizi che fanno da contorno per un’esperienza “da vip”. E poi c’è il mercato secondario dei biglietti rivenduti a cifre folli, quando, molto presto, saranno esauriti nei canali ufficiali.

Economia rock

L’aspetto economico dei tour mondiali non è una novità e non riguarda solo una notizia così dirompente come la reunion degli Oasis. Uno degli economisti più noti degli ultimi anni, il compianto Alan Krueger, ha scritto un libro – Economia rock – che utilizzava la musica come metro per spiegare tanti altri fenomeni dell’economia. Ultimamente è facile sentire parlare di “tourflation”, ovvero di un’inflazione che si accompagna ai vari concerti e che fa pagare tutto di più: nei giorni dei concerti costano di più i ristoranti e gli alberghi, che registrano il “tutto esaurito”. E poi ci sono i viaggi per raggiungere i luoghi del concerto.

Anche se per alcuni economisti queste fiammate sono in fondo troppo circoscritte per avere un vero ritorno sul Pil, ci sono casi diventati ormai emblematici. Il primo esempio che viene in mente è ovviamente quello di Taylor Swift, la regina mondiale del pop, che sembra ormai costretta a un tour perenne. Si calcola per esempio che i fan americani abbiano speso intorno ai 1.300 dollari ciascuno per ogni concerto. Ma poi ci sono altri esempi simili: il tour di Beyoncé, quello di Ed Sheeran, i Rolling Stones. Per vedere David Gilmour dalle prime file, a fine settembre al Circo Massimo, si possono spendere 250 euro.

Negli anni Ottanta, un biglietto per un live costava in media circa 15 dollari, mentre nel 2024 si è arrivati ai 123 dollari e la colpa non può essere solo dell’inflazione. Un biglietto del “1989 World Tour” di Taylor Swift nel 2015 costava in media intorno ai 70 dollari, mentre per il suo attuale “Eras Tour” i prezzi medi superano facilmente i 250-300 dollari, con picchi molto più alti. Così c’è chi semplicemente non può permettersi di andare a un concerto e si accontenta della versione virtuale, trasmessa da centinaia di smartphone su TikTok o YouTube.

Cifre astronomiche

Tutto questo è il frutto di una serie di dinamiche. Dopo il Covid, è aumentata la domanda di eventi dal vivo, ma sono aumentati in generale sia i costi di produzione dei tour, sia quelli per il singolo spettatore che vuole partecipare agli eventi. Con la domanda molto alta, molti servizi di biglietteria si sono dotati di algoritmi che aggiustano i prezzi sulla base della richiesta, attraverso il cosiddetto “dynamic pricing”. La fusione fra alcune grandi aziende, come Live Nation e Ticketmaster, ha inoltre ridotto la concorrenza nel settore.

Ma c’è di più: è cambiato l’intero mercato della musica: dalla vendita di canzoni arrivano soltanto le briciole ed è solo con i tour che qualcuno può guadagnare. E gli Oasis devono aver fatto tacere le armi per un compenso decisamente elevato: Noel Gallagher aveva dichiarato più volte che si sarebbe riunito con Liam solo per una cifra astronomica. Evidentemente c’è chi l’ha messa sul piatto.

© Riproduzione riservata