Darsi degli standard, capire quanto si vuole investire nel rapporto: perché quando parliamo di amore sembriamo un amministratore delegato? In realtà quella di approcciarsi alle relazioni come fossero un “mercato” è una tendenza che ha una lunga storia
Quello che sto per fare è un esercizio di stile, chiamiamolo così. Il tema è: «Come comportarsi in amore».
Eccolo qua: «Per trovare l’amore bisogna capire anzitutto quali sono i nostri standard, e investire del tempo nella ricerca della persona adatta. Una volta innamorati, dovremo costruire la relazione. Questo significherà valutare la compatibilità nel lungo termine, e scendere a compromessi.
Significherà, nel tempo, gestire le aspettative e allineare gli obiettivi. Il fine ultimo sarà quello di creare una visione comune della vita di coppia, mantenendo la trasparenza nella comunicazione e adattandosi via via al cambiamento».
Fine dell’esercizio.
Se il risultato ha qualcosa di famigliare, ma al tempo stesso vi sembra bruttino o inquietante, vi capisco. Il punto non era la bellezza del testo. Non era neanche la veridicità dei contenuti. In realtà si tratta di contenuti un po’ dozzinali, ma non è importante per quello che voglio dire.
Lessico aziendale
Negli ultimi tempi ho raccolto alcune espressioni usate con frequenza quando si parla di relazioni, soprattutto a livello colloquiale e social. Le ho raccolte e le ho riversate adesso in quel paragrafo. Non sono espressioni scelte a caso, sono selezionate fra quelle che usiamo sia per parlare d’amore sia per parlare di affari: le espressioni che compaiono sia nel campo psicologico-sentimentale, sia nel gergo aziendalistico che ormai s’insinua in ogni discorso.
Avere i propri standard, investire del tempo, costruire la relazione, valutare la compatibilità, scendere a compromessi… E così via. Quel linguaggio contemporaneo: amore e budget.
Di recente ho visto un post, una ragazza aveva condiviso la foto di un biglietto romantico ricevuto insieme a un mazzo di fiori. Il biglietto, scritto in stampatello da un ventenne (molti giovani oggi scrivono in stampatello), riportava una frase forse un po’ trita, ma a mio avviso bella, soprattutto se mentre la dici la pensi veramente.
Non rivelerò la frase, perché non voglio che le persone coinvolte siano giudicate. Quello che importa è che questo post, diventato virale, è stato ripreso da molti, e in particolare da una donna che lo ha criticato parecchio, premurandosi di spiegare come lei non sopporti lo stampatello, primo, e secondo come questa frase così banale certo non rispetti gli standard elevati che si è data in amore.
La cosa rimarchevole di questo commento non è tanto il fatto che sia aspro, ma il fatto che contenga delle considerazioni estetiche («odio lo stampatello e le frasi banali») e usi però un’espressione (il concetto di «avere degli standard») di taglio aziendalistico. Dunque non certo bella. O forse è bella?
È sempre più comune osservare l'integrazione fra il linguaggio caldo delle relazioni e il linguaggio freddo del mondo degli affari. Stiamo, più o meno consapevolmente, trattando le relazioni come transazioni commerciali?
Un tema antico
Oggi molti elementi della cultura aziendale sono penetrati nelle nostre vite private. Consideriamo il concetto di networking: fino a vent’anni fa era riservato perlopiù agli ambienti professionali, ora è una delle sostanze principali delle nostre esistenze.
Le rivoluzioni tecnologiche in campo comunicativo hanno favorito la convergenza tra dinamiche affaristiche e relazionali. Gli individui curano le proprie identità online come fossero marchi. Le app di incontri impiegano algoritmi simili all'analisi di mercato.
La cultura dello swipe riduce i potenziali partner a semplici profili, a merci. Allo stesso tempo, la diffusione dei canali di comunicazione online riflette l'etica orientata all'efficienza tipica delle imprese: comodità e velocità valgono più della profondità dell'interazione.
Sebbene la fusione fra il mondo del commercio e il mondo delle relazioni possa sembrare un problema contemporaneo, basta un attimo per ricordarsi che non è così.
Abbiamo avuto i matrimoni combinati, diffusi in molte culture nel corso della storia e presenti ancora oggi. Abbiamo avuto l’approccio pragmatico alla costruzione della coppia, le alleanze famigliari, la ragione e il sentimento.
E poi il concetto di liaison (relazione), che nei dizionari della Francia settecentesca significava “commercio” (il significato galante del termine è successivo).
Oggi il tutto si ripresenta sotto forma di timori e fragilità emotive avvolte nel linguaggio degli amministratori delegati. C’è nell’essere umano una paura delle temperature troppo elevate, e questa paura ricorre nella storia, quando ci rifugiamo nel raffreddamento linguistico da compravendita. Chissà quale mistero nasconde, una simile tendenza ricorrente.
© Riproduzione riservata