Intermezzo di Sally Rooney è in libreria da alcuni mesi ormai. Anche chi non lo ha letto sa o è venuto a sapere che ha a che fare con gli scacchi. Anzi, si può dire che il libro stesso sia una specie di parabola scacchistica: i protagonisti Ivan e Peter, nonostante siano fratelli, procedono autonomamente lungo i quadrati di una scacchiera, incontrandosi a stento, confluendo faticosamente l’uno nell’altro.

Laddove il primo è un precoce, inusitato campione e amministra coscienziosamente le sue azioni, il secondo tira avanti secondo il principio del caos, avendo fiducia solo in se stesso, nel suo carisma, nelle sue doti da seduttore – e il romanzo prende avvio proprio quando le certezze di entrambi iniziano a vacillare.

Da questo punto di vista, Sally Rooney non è certo una pioniera: a partire da La novella degli scacchi di Stefan Zweig, non si contano i racconti e le storie che hanno negli scacchi il loro fulcro tematico, il perno intorno a cui ruotano e si definiscono.

Ma la letteratura e gli scacchi sono davvero due aree concettuali, narrative, semantiche che l’una con l’altra si toccano, si sfiorano, producono significati condivisi? Secondo Alessio Boraso, quasi ventinovenne, giocatore di scacchi da quando ne aveva dieci, gli scacchi hanno in comune con la letteratura la nobiltà degli intenti: «All’interno degli scacchi non vi è imbroglio, è puro intelletto. È difficile che lo sconfitto possa incolpare altri che se stesso».

La doppiezza

A differenza di altri contesti agonistici, esiste una cooperazione tra gli avversari che tuttavia rimane netta, distinta ed esclude la possibilità della sopraffazione. La trasparenza degli intenti supera, vince i più bassi bollori della natura umana, i raggiri, le varie tattiche strategiche e i bluff che invece tanto bene si prestano al poker, per il quale si rendono necessarie profonda concentrazione e scattante presenza interna, ma anche quella espressiva doppiezza denominata “faccia da poker”.

È curioso, considerando che Vladimir Nabokov, nelle sue Lezioni, sosteneva che la letteratura è cominciata quando qualcuno, tornando dal bosco, ha gridato «Al lupo, al lupo!» agli abitanti di un villaggio, seminando il panico e disperdendoli in una fuga precipitosa, sebbene non vi fosse nessun lupo. Ponendo dunque l’imbroglio, la finzione alla base di qualunque artificio narrativo. La letteratura, conclude Nabokov, coincide con l’induzione a credere in ciò che non esiste. È un atto di fede in un’ombra sul muro.

Forse la sostanziale assenza di inganni e ipocrisie di cui parla Alessio Boraso ammanta la vita degli scacchisti al di là del tavolo da gioco, finisce a permeare ogni aspetto della loro personalità, trasformandoli in veri e propri personaggi letterari. È ciò che succede a Ivan: per il solo fatto di dedicare molto tempo agli scacchi, interpreta i fatti e le emozioni quasi fossero pezzi da muovere su una scacchiera. Ha una tale fiducia nella disposizione razionale dell’esistenza da risultare tenero, goffo, impacciato. Egli è diverso dagli altri nel senso più poetico del termine. È la voce narrante per eccellenza, che si discosta dai suoi contemporanei e dunque è capace di osservarli, di raccontarli.

Cos’è l’intermezzo

Creatore di Chessburger Tv, un canale su Youtube che negli anni ha raggiunto un seguito di trentaduemila iscritti, Alessio Boraso carica video in cui gioca a scacchi e riflette a voce alta sulle mosse che compie. In un tono leggero, scanzonato diffonde consigli, trucchi, manovre da utilizzare durante le partite. A proposito del cosiddetto “intermezzo” che dà il titolo al libro, dice: «È una mossa intermedia, inaspettata, che di solito non si prevede e offre all’avversario l’occasione di ribaltare le sorti del gioco».

Si verifica all’interno di sequenze obbligate, tra una combinazione e l’altra e tanto è fortuita e imprevista da essere considerata il meccanismo tattico più potente di cui i giocatori di scacchi dispongono. Quasi Sally Rooney avesse voluto suggerire che la vita, alla pari degli scacchi, è composta soprattutto di eccezioni alla regola. E che solo le alterazioni del tessuto della realtà consentono all’esistenza di fluire, di manifestarsi all’interno dei destini individuali.

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