È una delle artefici della disfatta italiana e del declino europeo. È la prima donna afroamericana ad aver vinto una medaglia olimpica. Va ad Harvard: con un mentore d’eccezione, Peter Westbrook
Era il 1924, le Olimpiadi si tenevano anche quell’anno a Parigi. E per la prima volta ai Giochi, le donne scendevano in pedana: sul podio dell’unica gara al femminile c’erano tre fiorettiste tutte europee.
Un secolo dopo, lo scenario è quello maestoso del Grand Palais, c’è un’altra prima volta. Nel primo podio del fioretto femminile della storia delle Olimpiadi da cui è escluso il Vecchio Continente, c’è l’argento di Lauren Scruggs. La prima medaglia olimpica di una schermitrice afroamericana.
Newyorchese del Queens, 21enne, Scruggs studia ad Harvard e ha iniziato a tirare di scherma quand’era solo una bambina di sette anni. La madre l’aveva iscritta a un club insieme al fratello maggiore Nolen, appassionato di Star Wars.
Sulla strada per l’argento a Parigi 2024, Scruggs ha incrociato e sconfitto ai quarti la portabandiera azzurra, Arianna Errigo, con una contestatissima stoccata del 15-14. Dopo aver battuto la canadese Eleanor Harvey in semifinale, ha ceduto sotto le stoccate della sua compagna di squadra e campionessa in carica Lee Kiefer.
Il mentore
A fare il tifo per lei da casa, come ha raccontato al Washington Post, c’era una leggenda della scherma americana. Peter Westbrook, portabandiera degli Stati Uniti a Los Angels 1984, esattamente in quei Giochi quarant’anni fa aveva fatto la storia con il suo bronzo individuale nella sciabola: è stato il primo schermidore afroamericano a vincere una medaglia olimpica.
Figlio di padre americano, cresciuto dalla madre single giapponese nelle case popolari di Newark, in passato Westbrook ha raccontato di essere sempre stato abituato a «combattere per vivere» e di aver portato in pedana quell’energia: «Ora combatto per divertimento», diceva a Today nel 2021.
La sua storia si intreccia con quella di Scruggs. Dal 1991 l’ex atleta ha una fondazione, la Peter Westbrook Foundation, con cui avvicinare alla scherma i bambini dei quartieri meno ricchi di New York. E per offrire inoltre supporto accademico: oggi il 100 per cento dei ragazzi che partecipano ai corsi si diplomano al liceo.
Soprattutto, il 53 per cento di loro è nero, in uno sport che Westbrook ha definito una volta “lily white”, bianchissimo.
È stato il patrigno di Scruggs, quando da ragazza ha iniziato a vincere tornei, a provare a mettersi in contatto con Westbrook, che l’ha ammessa nei programmi della fondazione.
Scruggs è la 17esima atleta olimpica a essere passata per la Peter Westbrook Foundation, a cui è ancora legata. Come racconta sempre il Washington Post, va lì a fare volontariato quando torna a casa nel weekend da Harvard. E secondo Westbrook la sua vittoria avrà un impatto, facendo avvicinare più ragazze e ragazzi neri alla scherma. «Sono così orgoglioso», ha confessato l’atleta, oggi malato di tumore, al Washington Post.
Fuori dall’Europa
Scruggs e Kiefer, che ha la mamma di origini filippine, sono quindi icone di uno sport che negli Stati Uniti diventa sempre più diverse.
E appunto insieme ad Harvey (che ha condannato per la seconda volta di seguito l’italiana Alice Volpi alla medaglia di legno) sono andate a formare un inedito podio tutto nordamericano in uno sport storicamente dominato dall’Europa. Che, almeno nelle prime due giornate di gare, è rimasta del tutto digiuna di ori. Oltre a The Star-Spangeld Banner, finora alle premiazioni si sono sentiti risuonare l’inno di Taiwan per la spada femminile, quello giapponese per la spada maschile e quello della Corea del Sud per la sciabola maschile.
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