Quando devo prendere un volo molto presto di solito preferisco passare la notte in aeroporto piuttosto che dormire poche ore tormentate dall’ansia di non svegliarmi Sono iniziate così le mie vacanze: riversa su una sedia dell’aeroporto, con il mio equilibrio psichico affidato a una serie infinita di micro-pisolini salvavita e a un sacchetto di mandorle
Quando devo prendere un volo molto presto di solito preferisco passare la notte in aeroporto piuttosto che dormire poche ore tormentate dall’ansia di non svegliarmi. Odio affidarmi ai tassisti notturni che nonostante la prenotazione arrivano sempre troppo tardi o clamorosamente in anticipo, odio il vuoto allo stomaco di quelle ore in cui è troppo presto per fare colazione ma il tuo corpo è confuso dal fatto che si è attivato in mezzo alla notte, odio uscire di casa come una ladra, attenta a non far rumore ma troppo stanca per sollevare le valigie da terra. L’alternativa non è che sia una soluzione ideale, ma almeno a Fiumicino, a differenza di casa di mia nonna a Roma, c’è l’aria condizionata.
Sono iniziate così le mie vacanze: riversa su una sedia dell’aeroporto, con il mio equilibrio psichico affidato a una serie infinita di micro-pisolini salvavita e a un sacchetto di mandorle. Quando è stato chiaro che non avrei dormito più di venti minuti consecutivi è stato più facile accettare la mia sorte. Mentre mi ripetevo che sono troppo vecchia per fare queste cose e questa è l’ultima volta, il mio fidanzato dormiva a bocca aperta al mio fianco e avrebbe continuato a farlo per diverse ore, mentre io mi rassegnavo all’intrattenimento predisposto da me medesima per l’occasione.
The Decameron
Due cose mi hanno salvato dalla disperazione quella notte, ed entrambe sono ambientate in Toscana, il che è piuttosto curioso visto che l’uomo dal sonno imperturbabile che sostiene di amarmi è anch’egli toscano, ma ahimè non ha fatto niente per tenermi compagnia.
La prima è una serie di Netflix, The Decameron, produzione americana che prende molto alla larga il Decamerone di Boccaccio. Del testo da cui prende ispirazione c’è, se non altro, la premessa: un gruppo di giovani si raccoglie in una villa fuori Firenze per scappare alla peste che sta affliggendo la città.
A fare gli onori di casa è Pampinea (Zosia Mamet di Girls) promessa in sposa al Visconte Leonardo di Villa Santa, che noi però sappiamo essere premorto all’arrivo di Pampinea (vediamo un domestico scaricare il suo corpo coperto di bubboni in un fosso appena fuori dai cancelli della villa). Insieme a Pampinea e alla sua fedelissima Misia, a Villa Santa arrivano anche una coppia di novelli sposi composta da una giovane donna pia e sessualmente repressa e dal marito omosessuale altrettanto represso e sull’orlo del precipizio economico, una domestica che dopo aver scaraventato la sua Signora giù da un ponte si presenta alla villa al suo posto e di seta vestita, un conte brutto e malaticcio e il suo medico bonazzo.
Tra sotterfugi, intrighi, sesso, violenza e molti litri di vino, The Decameron è un passatempo un po’ cafone ma divertente, perfetto per sfangare una lunga attesa senza gettare la spugna e mettersi a dormire in terra, un Bridgerton medievale con un umorismo un po’ più grossolano che non sono sicura mi sarebbe piaciuto così tanto in circostanze meno estreme, ma che invece mi sento di consigliare con trasporto a chi ha voglia di una cazzatona fatta bene (o a chi deve passare molte ore in aeroporto).
La regina dei sentieri
Meno cafone ma sempre spassoso anche il libro di Samantha Bruzzone e Marco Malvaldi, La regina dei sentieri (da poco uscito per Sellerio), che mi ha ripescato da una cecagna che credevo senza possibilità di redenzione.
Anche questo nella campagna toscana, anche qui molti litri di vino, ma con un cold case con cui si devono misurare le due protagoniste, Serena Martini e Corinna Stelea, quest’ultima detective di mestiere, la prima invece detective improvvisata e sagacissima voce narrante. Troviamo pure qui un visconte scomparso, anche se in realtà è un marchese, Crisante Olivieri Frangipane, partito dalla sua tenuta vinicola a bordo di un’apecar dieci anni prima e mai più tornato.
Il ritrovamento dell’ape riapre le indagini e le due amiche ci si trovano dentro fino al collo: Corinna viene assegnata al caso per ragioni che le sfuggono, Serena – come se la sua vita non fosse già abbastanza complicata nella gestione domestica di marito, figli e una suocera che racchiude in sé tutte le suocere del mondo – si trova prigioniera nella cantina della tenuta Bolgheri, passata ora in gestione a una multinazionale e a delle sue vecchie conoscenze di quando era sommelier, e suo malgrado finisce per raccogliere informazioni chiave per scoprire, a distanza di un decennio, che fine ha fatto il vecchio marchese.
Mentre finalmente aprivano il mio check in e con gli occhi e la bocca asciutti mi trascinavo al banco 159, riponevo questo piccolo giallo delizioso con gratitudine e una punta di dispiacere per averlo quasi finito nell’arco di una notte: difficile immaginare un libro più fresco e godurioso per la spiaggia che avrei frequentato nei giorni successivi.
Io di vini capisco poco o niente, ma spero che gli autori converranno che La regina dei sentieri si beve più come un bel Franciacorta ghiacciato che come un rosso toscano. E lo dico davanti a un bicchiere di bianco che sto consumando vista mare, pensando che non potrei stare meglio di così.
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