With love, Meghan è diventato il prodotto della piattaforma che il mondo ama odiare. Il risultato è che hanno vinto tutti: il pubblico di odiatori social, il broadcaster e lei. Che però rimane un enigma: si sarà accorta che è questo il suo vero talento?
Il piacere che meglio incarna il presente è quello di odiare. Il modo più facile per capitalizzare, nell’intrattenimento, è dare al pubblico ciò che vuole. Se tutto questo è vero, Meghan Markle ha trovato la ricetta perfetta – decisamente meglio di quelle che finge di saper fare – per ottenere ciò che più desidera: il successo.
With love, Meghan è diventato il prodotto Netflix che il mondo ama odiare: gli inglesi perché Meghan è convinta che Sussex sia un cognome; gli italiani perché cuoce gli spaghetti in una padella con due bicchieri d’acqua insieme al condimento; gli americani perché spaccia per normale avere le arnie in giardino.
Eppure, l’hate watching ha fatto schizzare la serie nella top 10 di Netflix e all’algoritmo poco interessa se lo spettatore ama o odia, basta che guardi quel titolo per più di due minuti per considerarlo tra le visualizzazioni.
La serie
La serie da otto episodi, che si conclude con la certezza un po’ minacciosa di una seconda stagione, è un distillato di ossimori.
L’idea di fondo è sintetizzabile con Meghan che invita nella sua villa californiana di Montecito alcuni amici vip con cui cucina e conversa del più e del meno, offrendo uno spaccato della sua vita in cui ogni donna, madre, moglie e imprenditrice dovrebbe riconoscersi. Inutile dire che l’effetto percepito è l’esatto contrario e lo è in modo talmente smaccato da far sospettare che sia voluto. Se non direttamente da Markle (pardon, Sussex) almeno dai produttori di Netflix, che hanno capito esattamente quale sia la caratteristica più vendibile della duchessa.
Non è difficile, del resto collocare molto in basso nella scala di immedesimabilità le immagini di lei che si aggira in una cucina linda in marmo e legno, vestita di bianco panna mentre fa composizioni di frutta appena tagliata. Chiunque abbia mai tagliato della verdura sa che il coltello non si impugna come lo tiene lei. Chiunque la veda gonfiare i palloncini con un mini-compressore e annodarli con difficoltà ha la certezza che non abbia mai organizzato feste per bambini. Chiunque la senta parlare con uno qualsiasi dei suoi ospiti pensa tutto tranne ad amicizie profonde.
L’effetto è straniante ma il dubbio che sia tutto voluto diventa quasi certezza quando si nota che ogni scena paradossale dura sempre meno di un minuto: il tempo perfetto per una clip sui social.
La preferita del pubblico che ama odiare è quella del sacchetto di pretzel. Meghan compone un vassoio di benvenuto per uno degli ospiti (chi non lo ha mai fatto, quando qualcuno si ferma per il weekend) e spiega che l’amico ama questi salatini al burro d’arachidi. Così ne prende un pacchetto già confezionato e lo svuota in una busta trasparente, che poi provvede a chiudere con un filo di iuta e un’etichetta in carta riciclata su cui scrive “Peanut butter pretzels”. Il tutto, spiegando accuratamente ogni passaggio.
L’assurdità di questa scena ha ispirato migliaia di tweet, video parodie su Instagram e Tiktok e quello che per l’algoritmo social si chiama engagement è esploso.
Il risultato è che hanno vinto tutti. Gli utenti social con la battuta facile si sono divertiti e i fan della Corona hanno potuto dare sfogo al loro sdegno. Per Netflix tutto è pubblicità e Meghan ha ottenuto di essere tornata a far parlare di sé, fuori dal cono d’ombra del marito Harry, che aveva assorbito tutta la luce con il suo libro Spare sulle sue disgrazie da principe cadetto. Harry, che compare di sfuggita all’ultima puntata solo per dirle brava, quanto sia fiero di lei e del party nel loro giardino.
L’hate watching
L’esagerazione con cui Meghan cosparge ogni pietanza di fiori eduli, i dialoghi forzati con gli ospiti, la ricchezza esibita in colori pastello, i prodotti da pubblicizzare piazzati sapientemente tra le verdure di stagione e le stoviglie di ceramica. Tutto in questa serie stride in maniera talmente evidente da non poter non essere stato studiato a tavolino.
Per questo è perfetta nell’ottica di come oggi funziona il consumo dei media. Esattamente come succede per molti altri prodotti televisivi – in Italia un esempio eclatante è Temptation Island – si guarda la serie per commentarla sui social. Più viene commentata più viene vista, più suscita ulteriori commenti e più polarizza gli spettatori in una spirale di viralità. E nulla tira più della negatività, nel secolo in cui tutti hanno un parere su tutto e ci tengono a farlo sapere su tutte le piattaforme social su cui hanno aperto un profilo, nella speranza di incassare like e cuoricini.
L’interrogativo che la serie non scioglie, tuttavia, è quanto la sua protagonista sia consapevole dell’effetto hate watch. Nella sua smania di trovare un posto nello star system americano, nel suo raccontarsi come moglie e madre normale ma in una villa da 15 milioni di dollari, nel suo aver rinnegato la famiglia reale pur continuando a firmarsi come duchessa del Sussex, Meghan è il vero enigma irrisolto.
Possibile che lei, quando si è riguardata, non si sia accorta di somigliare a una caricatura? Possibile che non sappia che tutti hanno guardato la serie per vedere se lei avrebbe copiato qualche outfit fintamente casual dall’odiata cognata Kate? Possibile che creda veramente che reinventarsi massaia interessi più che vederla tornare nel suo ruolo meglio riuscito: quello di ex principessa cattiva?
Lei, che ha costruito la sua narrazione personale sul fatto di appartenere alla comunità afroamericana ed essere donna, è probabilmente convinta che sia su questi due elementi che si basi il suo interesse per lei.
È però talmente scontato che ogni prodotto targato Sussex abbia un qualche appeal solo perché associato alla faida più clamorosa dell’unica monarchia mondiale che ancora è interessante per la stampa. Faida – a torto o a ragione – attribuita dagli inglesi a Meghan e in particolare al suo essere Meghan. Quella che nel documentario Harry & Meghan spiega di aver dovuto googlare God save the Queen e che in questa serie è convinta che il titolo nobiliare assegnatole al matrimonio dalla regina sia un cognome.
In With love, Meghan farsi odiare è una strategia talmente ben pianificata da aver superato ogni rosea aspettativa di successo. Che Meghan ne sia cosciente o meno, finalmente è emerso il suo vero talento.
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