Venerdì scorso gli studenti sono scesi in piazza in tutta Italia per protestare contro il governo. Pubblichiamo due interventi dei loro rappresentanti
Oggi per il No Meloni Day, siamo in piazza non solo perché ci stanno prendendo il nostro futuro. Ma anche perché ci stanno togliendo la possibilità di immaginarlo. Il governo, ogni giorno che passa, ci mostra la sua faccia, una faccia fascista, composta da pochi ma chiari obiettivi: reprimere qualsiasi pensiero diverso, promuovere una scuola aziendalista, repressiva e discriminatoria e legittimare un’Italia violenta e razzista. Il governo sta cercando con qualsiasi mezzo di metterci a tacere. E di non far trapelare il nostro dissenso. In primo luogo trasformando la tv pubblica in un megafono: come abbiamo visto lo scorso febbraio, con l’eliminazione del discorso di Scurati dalla Rai; e approvando un emendamento che solleva premier, ministri e sottosegretari dalla par condicio. Fino ad arrivare alla formulazione del Ddl sicurezza. Un testo che istituisce uno stato di polizia, grazie al quale anche la resistenza passiva potrà essere condannata, le parole potranno essere giudicate con il risultato di arrivare a condanne fino a sei anni. Una lesione importante alla libertà di espressione. Le nostre scuole non sono più spazi sicuri. L’autodeterminazione viene scoraggiata per via della mancanza di educazione sessuo-affettiva. Il pensiero e lo spirito critico non solo non vengono stimolati ma vengono repressi per evitare lo sviluppo del dissenso che il nostro ministro dell’Istruzione e del Merito con la sua riforma ha deciso di colpire, aumentando il potere del voto in condotta. Trasformando così la scuola in un sistema per punire.
Gli edifici scolastici crollando a pezzi, come abbiamo visto anche al liceo Gullace di Roma. E il governo non solo non aumenta i fondi per risolvere questi problemi ma continua a tagliare: taglia del 25 per cento il turnover dei docenti, riduce 2.174 posti per il personale Ata. Continua, inoltre, ad aumentare il divario economico rendendo la scuola non accessibile a tutti, scegliendo di non intervenire sul caro libri, con una spesa media per studente di 591 euro, segnando un aumento del 18 per cento rispetto al 2023, rischiando così di favorire le scuole paritarie qualora dovesse passare il bonus di 1.500 euro proposto da Fratelli d’Italia.
Il nostro Paese sta per essere diviso. La spaccatura finale sarà segnata dall’autonomia differenziata, una riforma che aumenterebbe il divario fra nord e sud che già esiste, portando una disomogenea distribuzione dei servizi pubblici. Tutto questo comporta una profonda contraddizione dei principi di uguaglianza e solidarietà su cui si basa la Costituzione.
Il Paese è sempre più soggetto alla legittimazione di comportamenti antidemocratici che si riversano nelle scuole sotto forma di organizzazioni di estrema destra, che si definiscono neofasciste. Queste ormai si sentono con le spalle coperte e per questo promuovono idee antidemocratiche e cercano di appropriarsi anche degli organi scolastici. In mancanza di reali opposizioni noi studenti dobbiamo unirci, a prescindere dalle nostre diversità, per farci ascoltare e far arrivare le nostre urla di disprezzo. Vogliamo una scuola inclusiva, antifascista, transfemminista, libera, democratica al cui centro si trovino i diritti degli studenti. Riprendiamoci il nostro futuro!
Dario Greco (Rete studenti medi)
Oggi siamo in piazza e scioperiamo contro questo sistema scolastico. Ma siamo qui anche e soprattutto per protestare contro questo governo di fascisti. Non possiamo accettare che venga limitata la nostra libertà di espressione, non possiamo non lottare contro i provvedimenti liberticidi che il governo Meloni ha varato negli ultimi mesi, dal decreto rave fino al ddl sicurezza. Il ddl sicurezza punta a instaurare nel Paese uno stato di polizia: un decreto che aumenta le pene e criminalizza persino le manifestazioni pacifiche istituendo il reato di blocco stradale. Un decreto che ostacola gli scioperi e reprime persino chi è già represso nelle carceri e nei Cpr, aumentando ancora una volta le sanzioni per chi si ribella. I nostri compagni hanno deciso di ammanettarsi e di posizionarsi di fronte alle forze di polizia per mettere in evidenza, davanti ai loro occhi, l’incoerenza di queste misure.
Ma siamo consapevoli che, dopotutto, da questo governo fascista e reazionario non ci potevamo aspettare molto altro. Alla nostra voglia di rafforzare la democrazia e di partecipare alla vita della società, rispondono con i manganelli. Alla nostra voglia di parlare di Palestina, di lottare a fianco al popolo palestinese, rispondono con la repressione e la tv di stato. Noi studenti ce ne accorgiamo. Per questo ci ribelliamo. Ci troverete ogni giorno nelle piazze e nelle scuole per costruire l’opposizione a questo governo. Perché, ricordiamolo alla presidente Meloni: «Siamo tutti antifascisti».
Leonardo di Mola (Rete studenti medi)
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