La presidente della commissione di Vigilanza continua a trovarsi di fronte a un organo di garanzia bloccato dall’ostruzionismo della maggioranza, che non permette di celebrare né le sedute utili per eleggere la presidente Rai, né quelle ordinarie
Da sei mesi la commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai non può svolgere il proprio lavoro. Sei mesi di paralisi istituzionale, di impossibilità a garantire la funzione di indirizzo e di controllo sul servizio pubblico radiotelevisivo. E la ragione di questa impasse è puramente politica: la maggioranza sceglie di disertare le sedute, impedendo il numero legale, perché le opposizioni non accettano di votare la loro candidata alla presidenza della Rai.
Come presidente della commissione, ho dato tutto il tempo necessario per trovare una soluzione condivisa, per superare uno stallo che mina il funzionamento stesso delle nostre istituzioni. La gravità della situazione è data dal boicottaggio non soltanto delle sedute dedicate alla votazione del presidente Rai ma persino delle sedute ordinarie, addirittura quelle nelle quali bisognerebbe votare il calendario dei lavori.
Nonostante la convocazione degli uffici di presidenza e il tempo trascorso, nulla si è mosso. Bloccando un organo di garanzia essenziale per la democrazia, la maggioranza sta tradendo lo spirito degli Stati Generali del Servizio Pubblico, a cui anche lei ha preso parte, che avevano proprio l’obiettivo di porre il servizio pubblico e l'informazione al centro del dibattito.
Anche la discussione sulla riforma Rai attualmente in Commissione al Senato è bloccata, nonostante incomba sul nostro paese una infrazione da agosto se l'Italia non si dota di una nuova legge in linea con il Media Freedom Act.
In un contesto geopolitico incandescente, con conflitti che ridisegnano gli equilibri globali e con la disinformazione che corre sui social media senza controllo, questa paralisi è semplicemente inaccettabile. Oggi più che mai, l’informazione pubblica deve essere autorevole, indipendente, capace di offrire ai cittadini strumenti di comprensione della realtà. Invece, il servizio pubblico è ostaggio di logiche di potere.
I presidenti di Camera e Senato, pur sollecitati, non hanno assunto alcuna iniziativa concreta per sbloccare questa situazione. A loro ribadisco l’urgenza di un intervento. Se lo stallo non dovesse risolversi a breve, non mi resta altra possibilità se non quella di rivolgere un appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, garante della nostra Costituzione. La Rai non è un’azienda come le altre: è un bene pubblico essenziale per la democrazia.
Lo stesso presidente della Repubblica, agli Stati Generali ha ammonito dicendo che «il servizio pubblico vede rinnovata la straordinaria missione di essere riconosciuto fonte affidabile per i cittadini che con il pagamento del canone lo sostengono, permanendo intatta la sua responsabilità soltanto verso di loro, per essere cornice di libertà e spazio di inclusione, dove originalità, professionalità, innovazione, pluralismo e non spartizione, possano continuare a dispiegarsi senza abusi». Un richiamo fondamentale al senso delle istituzioni e all'urgenza di riaffermare il principio che il servizio pubblico deve essere libero da veti incrociati e giochi di palazzo.
L’Italia non può permettersi di lasciare l’informazione alla sola legge del mercato o, peggio, ai meccanismi incontrollati della rete. La commissione di Vigilanza deve tornare a operare, per il bene del pluralismo e della trasparenza. A chi ha responsabilità politiche, chiedo un sussulto di dignità istituzionale. Al mondo dell'informazione, della cultura, e a tutti i cittadini chiedo di non voltarsi dall’altra parte.
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