È il febbraio del 1986. Dopo 349 udienze, 1314 interrogatori, 635 arringhe difensive e 35 giorni di camera di consiglio, nel dicembre del 1987 per la prima volta la mafia siciliana è condannata
In Italia, è la svolta storica nella lotta contro le mafie. Il maxi processo, un capolavoro di ingegneria giudiziaria firmato da Giovanni Falcone. L'indagine comincia con il rapporto "Greco Michele +160”, uno spaccato sulla guerra fra le famiglie siciliane e le due anime di Cosa nostra, i palermitani e i corleonesi. Poi si aprono i cancelli dell'aula bunker costruita a tempo di record accanto all'Ucciardone. È il febbraio del 1986.
Dopo 349 udienze, 1314 interrogatori, 635 arringhe difensive e 35 giorni di camera di consiglio, nel dicembre del 1987 per la prima volta la mafia siciliana è condannata. Gli anni di carcere sono 2665, gli ergastoli 19. Tutto il gotha dell'organizzazione criminale più potente del mondo - da Totò Riina a Gaetano Badalamenti, da Giovanni Bontate a Leoluca Bagarella, da Michele Greco a Mariano Agate - è marchiato per sempre.
Dopo le stagioni dei dibattimenti che si concludevano implacabilmente con assoluzioni «per insufficienza di prove», il pool antimafia dell'ufficio istruzione di Palermo (oltre a Falcone, il consigliere Antonino Caponnetto, i giudici Paolo Borsellino e Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello) è arrivato un processo che certifica che la mafia esiste.
Tanta euforia, anche troppa. «La mafia è stata sconfitta», dichiarano i ministri di Roma. «Lo stato ha vinto», dicono tutti i commentatori più filogovernativi. Proprio come fanno oggi, trentasei anni dopo. È soltanto Giovanni Falcone a spegnere gli entusiasmi, ad avvertire che è solo l'inizio «perché la strada è ancora molto lunga». Ma, come sempre, la retorica e la propaganda, prendono il sopravvento. Cinque anni dopo la sentenza nell'aula bunker, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vengono assassinati
Questa serie del Blog Mafie è dedicata al maxi processo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci. È una celebrazione molto particolare. Giovanni Falcone è diventato un santino, fondazioni e associazioni antimafia sono più attente a spremere finanziamenti per mantenere in vita se stesse che a “leggere” e capire le trasformazioni delle organizzazioni criminali, il clima generale che si respira in Italia è di restaurazione totale. Una docente di Giurisprudenza dell’università di Palermo, qualche mese fa, in un pubblico dibattito ha definito il maxi processo di Falcone “un obbrobrio”. È l'aria che tira in questi mesi.
Qui la lista con tutti gli articoli della serie (in aggiornamento):
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