Alla vigilia dell'anniversario del terribile attacco di Hamas del 7 ottobre, condannato ieri dal presidente Sergio Mattarella, Israele è impegnato di nuovo su Gaza. L’esercito ha effettuato 25 raid nella notte in Libano ed è in procinto di rispondere al lancio dei missili iraniani come se un anno di guerra fosse passato invano e senza nessuna prospettiva politica se non quella di preservare il governo Netanyahu in carica. Ma nel frattempo nel campo di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza, Israele ha lanciato una nuova operazione di terra.

«L'operazione andrà avanti per tutto il tempo necessario per distruggere le infrastrutture terroristiche nella zona» di Hamas, si legge nel comunicato dell’Idf, citato dal Times of Israel, che non spiega però come sia possibile avere ancora, dopo 12 mesi di raid, incursioni via terra e bombardamenti a tappeto, focolai di resistenza a dispetto dei 41mila morti e la distruzione di quasi tutte le infrastrutture sanitarie e civili. E questo senza contare i 2mila morti e il milione di profughi in Libano. L'Idf afferma di aver preso di mira con raid aerei e cannoneggiamenti i depositi di armi, tunnel e cellule operative di Hamas.

Le truppe israeliane hanno circondato il campo profughi di Jabalia, la difesa ha spiegato che fonti d'intelligence indicacavano «la presenza di terroristi nell'area di Jabaliya», ed evidenziano «gli sforzi di Hamas di ricostruire le sue capacità operative in quell'area». «Prima e durante l'operazione, l'aviazione militare ha colpito decine di obiettivi militari nell'area per appoggiare le truppe dell'Idf», dicono ancora i militari dello Stato ebraico.

Il portavoce della protezione civile di Gaza, Mahmud Gaza, interpellato dall'Afp, ha detto che diversi raid hanno scosso Jabaliya nelle ultime ore, parlando di «molte vittime».

Il campo di Jabaliya è stato bombardato spesso e con regolarità dall'inizio della guerra, un anno fa. Per ora sono almeno 17 i morti nei raid israeliani nell’area, secondo la Difesa civile palestinese. Le fonti precisano che 9 erano bambini, vittime collaterali di questa disumana guerra senza fine né obiettivi dichiarati.

Sirene nel nord

Un raid israeliano su una moschea, questa volta nel centro della Striscia di Gaza, ha provocato almeno 21 morti e «un gran numero di feriti», annuncia la Protezione Civile di Hamas, mentre la tv di Hezbollah afferma che i caccia israeliani hanno lanciato la notte scorsa più di 25 raid nella parte meridionale di Beirut.

L'esercito israeliano conferma «raid mirati» contro depositi di armi e infrastrutture terroristiche di Hezbollah nell'area di Beirut. Sale intanto l'attesa per l'attacco di Israele all'Iran, che potrebbe essere ormai «imminente», dicono funzionari Usa a Ynet. Netanyahu ha detto: «Risponderemo all'Iran, ne abbiamo il diritto. Ha lanciato centinaia di missili, è dietro a tutte le minacce». Intanto è atteso a Tel Aviv il comandante del Centcom – il comando militare centrale Usa – generale Michael Kurilla, che dovrà coordinarsi con l'Idf. Ed è giallo sulla sorte del capo dei Pasdaran. Secondo Channel 12, il generale Ismail Kaani potrebbe essere stato colpito dal bombardamento a Beirut il cui obiettivo erano anche il successore di Nasrallah, Safieddine, e il capo dell’intelligence Zima. E anche Yahya Sinwar «è vivo» a un anno dalle stragi compiute dai suoi uomini in Israele.

L'Iran avverte Netanyahu

Il comandante della Marina dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, Alireza Tangsiri, ha avvertito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di «non giocare con il fuoc»", dopo che quest'ultimo ha minacciato di attaccare l'Iran in risposta al lancio di missili del primo ottobre su Israele.

«Abbiamo elaborato una serie di scenari per affrontare i nemici», ha sottolineato Tangsiri. L'Iran ha piani per ogni situazione ed è pienamente pronto ad affrontare qualsiasi circostanza, ha aggiunto, citato da Tasnim. Secondo il Washington Post almeno 20 missili iraniani hanno bucato la cupola difensiva israeliana. Infine va segnalato che il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant ha minacciato a sua volta l'Iran annunciando attacchi simili a quelli effettuati «a Gaza e Beirut». Non proprio un buon auspicio di soluzione del conflitto.

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