L’ex segretario del Pd spiega la sua intenzione di non ricandidarsi dopo 20 anni di parlamento e riflette sulle prossime elezioni, sugli accordi politici raggiunti dal Pd e sui pericoli di un governo di destra
In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani dice che nonostante gli errori e le immaturità del Movimento 5 stelle è stato un errore escludere Giuseppe Conte dall’alleanza di centrosinistra. Bersani riflette anche sul suo passato e sulla sua scelta di non presentarsi di nuovo alle prossime elezioni.
Il Movimento e il centrosinistra
Bersani non ha mai nascosto di considerare il Movimento 5 stelle un elemento strumentale a qualsiasi coalizione di centrosinistra. «Non faccio nessuno sconto né all’immaturità, né agli errori gravi del M5s, ma davanti a questa destra trovo irragionevole la fatwa politica e tecnica verso Conte», dice nell’intervista.
Secondo lui, essersi astenuti sulla fiducia a Draghi non è una pregiudiziale sufficiente ad escludere una forza politica ancora rilevante: «Stiamo ragionevolmente cercando alleanze con gente che ha votato cento volte contro Draghi. La novità rischia di essere l’astensione. È chi sta peggio che non va a votare e l’eccesso di diseguaglianza è una zavorra per l’economia e per la democrazia. Non credo che la funzione del M5s nell’agganciare un po’ di questo disagio sia esaurita. È importante che tutti si sentano alternativi alla destra e che non si faccia come i capponi di Renzo, che si beccavano tra loro e sono finiti in pentola».
La ricandidatura e il passato
Nell’intervista, l’ex segretario Pd spiega anche la sua scelta di non ricandidarsi, dopo vent’anni di vita parlamentare: «Tanti mi chiedono perché non mi ricandido quando lo fa Berlusconi a 86 anni. Io a 11 facevo lo sciopero dei chierichetti, a 15 spalavo a Firenze, a 28 ero assessore regionale. Ho l’orologio in anticipo. Sul giaguaro faccio notare che lui dal 2013 non poté più fare il capo del governo».
Poi si parla del passato di Bersani e in particolare di un momento chiave che riguarda proprio il Movimento 5 stelle: le elezioni 2013, quando il Pd allora guidato da Bersani si è trovato a essere il partito di maggioranza relativa, ma senza i numeri per governare. Sono stati i giorni del famoso streaming con Beppe Grillo, in cui proprio il Movimento si era rifiutato di allearsi. Bersani ricorda che in quei giorni aveva un’alternativa per arrivare comunque al governo: «Io potevo farlo il governo con Berlusconi, ma non avevo quella idea lì». Quello che non ricorda è che il governo con Berlusconi lo fece subito dopo Enrico Letta, attuale segretario del Pd.
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