Il leader di Azione incontrerà oggi il segretario del Pd Enrico Letta per un ultima tentativo di accordo, ma con i sondaggi che lo danno in crescita, la creazione di un terzo polo con Matteo Renzi sembra ormai decisa
Il leader di Azione Carlo Calenda incontrerà oggi il segretario del Pd Enrico Letta per tentare in extremis di trovare un accordo per correre insieme alle elezioni del prossimo 25 settembre, ma le possibilità di accordo sono poche. Con i sondaggi che lo danno in crescita, Calenda sembra intenzionato a tentare la fortuna e correre da solo, al massimo in alleanza con Matteo Renzi, che è stato rifiutato da tutte le altre coalizioni.
Le condizioni
L’accordo Azione-Pd sembrava pronto a saltare già ieri, quando sono iniziate a circolare voci sulla decisione presa da Calenda, anche sulla base dei nuovi sondaggi che lo stesso leader aveva detto di aspettare (sondaggi che «ci sono costati un occhio della testa», avrebbe detto Calenda secondo Repubblica).
A spingere in questa direzione ci sarebbero soprattutto le ministre ex Forza Italia appena entrare nella segreteria di Azione: Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Alla decisione si sarebbe invece opposta Emma Bonino, figura di spicco di +Europa, il partito federato con Azione. Sarebbe stata lei a insistere per dare una seconda possibilità al Partito democratico.
Così, ieri pomeriggio, Calenda ha dettato una nuova serie di condizioni per accettare l’alleanza, inserite in una lettera e spedite al Pd. Calenda chiede che gli altri membri della coalizione che già si sono accordati con il Pd, e cioè la lista di Luigi Di Maio, e quella di Verdi e Sinistra Italiana guidata da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, non presentino un simbolo e che i loro leader non vengano candidati nei collegi uninominali. Insomma, non potranno apparire e al massimo potranno essere candidati nelle liste del Pd al proporzionale. In cambio, Calenda dice che non candiderà Gelmini e Carfagna nei collegi uninominali.
La seconda condizione chiesta da Calenda è quella di verificare che il programma del Pd sia compatibile con il suo.
Trattative in salita
Ieri, Letta ha parzialmente risposto a Calenda con un appello alla convergenza dalla festa dell’Unità di Reggio Emilia. Creare un «terzo polo», ha detto Letta «è il migliori modo di aiutare la destra. Diversi sondaggi indicano che con Azione e +Europa che correranno da soli aumentano le possibilità di una netta vittoria del centrodestra.
In un’intervista al Corriere della sera, Calenda sostiene che correndo da solo il suo partito potrebbe prendere più voti alla destra di quanti ne porterebbe alla sinistra, smussando così un’eventuale vittoria a valanga della coalizione avversaria – sembra che fosse questo il sondaggio che diceva di attendere negli ultimi giorni per prendere la sua decisione. Ma, sondaggi o no, stimare i risultati elettorali con l’attuale legge elettorale e con la presenza dei collegi è molto difficile.
Di sicuro tifa per il terzo polo Matteo Renzi, che intravede in questa soluzione l’unica possibilità per tornare in parlamento. Il suo partito, Italia viva, è dato sistematicamente sotto la soglia di sbarramento del 3 per cento e il Pd sembra intenzionato a rifiutare qualsiasi accordo. Oggi è la ministra Elena Bonetti ad aprire a Calenda, assicurando in un’intervista a Repubblica che il leader di Azione ha un profilo da «leader» del terzo polo.
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