Anche se Attal invita alla cautela, Le Pen accusa «l’estrema sinistra»: il vuoto comunicativo dell’Eliseo viene riempito dal caos di narrazioni. Dietro la calma apparente c’è un paese indebolito dalla crisi politica
La politica ha una legge non scritta: i vuoti sono fatti per essere riempiti. Non stupisce quindi che i silenzi e le cautele del presidente della Repubblica e del governo francese subito dopo il sabotaggio alle linee ferroviarie siano stati affiancati da una tempesta di narrazioni. In mancanza di una chiara chiave di lettura, le interpretazioni poco chiare si sono affollate. Così l’estrema destra del Rassemblement National è corsa ad accusare «le modalità operative dell’estrema sinistra», mentre dal governo israeliano partiva il dito puntato contro «l’asse del male dell’Iran», e in tutto questo Gabriel Attal, il premier «per affari correnti», si ritrovava con affari eccezionali da gestire.
Calma apparente
Le forze dell’ordine presenti «in 50mila», gli atleti «non colpiti», nessuna «conseguenza diretta sull’organizzazione dei giochi olimpici»: questo venerdì pomeriggio il ministro degli Interni francese Gérald Darmanin, l’ala dura del macronismo, ha tentato di ammorbidire il più possibile l’effetto flop.
Il presidente stesso, Emmanuel Macron, aveva presentato fino all’ultimo le Olimpiadi come un momento di pacificazione nazionale: la «tregua olimpica» per le formazioni che attendono un nuovo governo, la «unione» dei francesi davanti allo sport che tutto lenisce… Un sabotaggio delle infrastrutture capace di incidere sui movimenti di circa 800mila francesi non è certo una bella scena da guardare, mentre l’Eliseo continua a vantare pure sui social «la grande fierezza di Francia».
La strategia della prudenza, che è sconfinata pure nella strategia del parlarne il meno possibile, si spiega con il tentativo di rassicurare i francesi e pure di minimizzare le falle nella sicurezza. È stata adottata del resto pure da chi governa a livello locale: la socialista Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, ha detto che «quel che è avvenuto è inaccettabile, ma non avrà impatto sulla cerimonia».
Un paese in stallo
Il premier Gabriel Attal ha parlato di «atti di sabotaggio compiuti in modo preparato e coordinato», riconoscendo che «le conseguenze sulla rete ferroviaria sono enormi e gravi» e garantendo che «i nostri servizi di intelligence e le forze dell’ordine sono mobilitati per trovare e punire gli autori di questi atti criminali». Riguardo agli autori ha anche chiesto «prudenza», invitando a non trarre conclusioni affrettate a inchiesta appena iniziata.
Da quando Macron ha sciolto il parlamento portando la Francia al voto, Attal – che fino a poco prima appariva come il clone politico perfetto del Macron degli inizi – ha tentato di differenziarsi almeno in parte dall’impopolare presidente. Lo ha fatto prima precisando di «non aver scelto né subito» lo scioglimento dell’assemblea, e in altra forma pure questo venerdì, incaricandosi di parlare al paese nelle stesse ore in cui Emmanuel Macron rispondeva ai sabotaggi allo stesso modo in cui ha reagito ai risultati delle elezioni: con un prolungato e stonato silenzio.
Il punto è che però Attal è un premier dimezzato dagli eventi: dimissionario e in carica – in teoria – solo per gli affari correnti, anche se ormai in via così prolungata da destare sospetti a sinistra che Macron faccia giochi strani. Non solo il premier ma anche il paese risulta al momento azzoppato dalla crisi politica. E questo venerdì ci si è messa anche un’altra notizia poco felice: l’Ue ha ufficializzato la procedura per deficit eccessivo contro la Francia.
Caos narrativo
Prima l’avanzata dell’estrema destra alle europee, poi Macron che convoca elezioni rischiando di consegnarle il governo, e dopo la reazione democratica dei francesi che hanno portato in testa il Front populaire, il rifiuto del presidente di affidare alla sinistra il premier, protraendo la fase di stallo: la Francia colpita dal sabotaggio ferroviario era una Francia già politicamente fragile.Dunque il silenzio presidenziale e la cautela governativa sono stati sovrastati dal rumore delle narrazioni altre.
Dopo che le Figaro in mattinata ha parlato di «pista prevalente dell’ultrasinistra», il Rassemblement National è saltato su quella pista. «Da troppi anni la violenza e il sabotaggio contro la proprietà pubblica sono diventati metodi operativi comuni del movimento di estrema sinistra», ha scritto Marine Le Pen, accompagnata dal delfino Jordan Bardella che pure ha parlato di «modalità operative dell’ultrasinistra». Intanto il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, puntava il dito contro l’Iran.
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