Nessuno spiegamento di forze dell'ordine, nemmeno il più imponente mai schierato in campo, poteva mettere totalmente al sicuro i Giochi olimpici dai troppi nemici. E infatti. Il mondo digitale e iper-tecnologico è perciò anche iper-fragile, basta danneggiarlo in un punto per un tilt globale e garantito. Poca spesa, molta resa, rischi limitati e super impatto mediatico amplificato a dismisura dall'imminenza del grande evento.

L’attacco alla Tgv

EPA

Il sabotaggio della linee ad alta velocità, lunghe migliaia di chilometri, è imparabile, la protezione totale dei punti nevralgici impossibile. La buona organizzazione dei gruppi che hanno agito in sincrono di notte, dunque protetti dall'oscurità e con vie di fuga garantite, ha paralizzato la rete ferroviaria francese a nord, est e ovest, risparmiando il sud a causa della casuale presenza sul luogo dell'attacco di addetti alla manutenzione che lo hanno sventato.

Effetto: ottocentomila passeggeri bloccati sui convogli. Per analogia con alcuni precedenti simili, gli investigatori puntano il dito contro gruppi eversivi dell'estrema sinistra o di eco-terroristi.

Le forze contrarie

Tutti i treni portano a Parigi dove è puntata l'attenzione planetaria e dove era chiaro che non poteva reggere la retorica tanto auspicata di una tregua olimpica peraltro mai rispettata nemmeno nell'antica Grecia. Anzi al contrario. Per una congiuntura astrale mai così sfavorevole le Olimpiadi nella capitale sono state segnate sul calendario da malintenzionati di ogni risma e di pericolosità variabile per alzare la voce e rendere nota urbi et orbi la propria esistenza.

Lo scontento dilagante può produrre disagi da poco come lo sciopero del personale nell'hotel dei membri del Cio rimasti senza colazione e pazienza; le astensioni dal lavoro per un salario migliore annunciate nel settore nevralgico dei trasporti; le manifestazioni di piazza nella Francia incattivita e dilaniata dalle fratture. Estrema destra ed estrema sinistra, ciascuna a modo proprio in collera con il governo centrista e del presidente Emmanuel Macron.

La destra per un supposto tradimento della volontà popolare grazie agli artifizi elettorali che hanno bloccato sulla soglie del potere il partito di Marine Le Pen; la sinistra perché non vede rispettato il diritto di esprimere il primo ministro avendo la più nutrita compagine all'Assemblea nazionale. Entrambe per la legge che alza l'età pensionabile, aborrita dalla stragrande maggioranza della popolazione.

Non per caso è almeno dal 2018 che le strade e le piazze di Parigi sono endemicamente invase dalle proteste più varie. La storia ha dimostrato quanto i francesi siano radicali nelle loro rivendicazioni. L'auspicio del governo era quello che si ritrovasse un'unità di intenti, in nome della gloria e del prestigio della nazione, nel momento della sua massima esposizione sulla platea internazionale.

Un'illusione evidente. I fuochi del disagio sociale ardono sotto la cenere delle buone intenzioni gettate a piene mani da un esecutivo convinto che resista, almeno, uno sciovinismo comune a salvare la faccia.

Quanti volti in un Paese

Ma il guaio è che non esiste una Francia, esistono più France. Anzi esiste una Francia che non si sente francese dentro la Francia ed è quella degli immigrati di origine magrebina e loro discendenti, distribuita nelle ribollenti banlieue, tradita nelle aspettative di pari diritti con gli autoctoni, impossibilitata a prendere un ascensore sociale che si è rotto, spesso bersaglio di poliziotti e gendarmi anche oltre il limite consentito in democrazia come si sono peritati di dimostrare diversi video diventati virali.

Al fronte interno mai così critico, si aggiungono le tensioni globali destinate a scaricarsi sull'Esagono e non è una novità.

Gaza

L'aumento dell'antisemitismo ha avuto un ulteriore balzo con la guerra a Gaza, il conflitto israelo-palestinese vissuto come proprio dalle due comunità presenti in Francia, cinque milioni di musulmani e cinquecentomila ebrei. Non è mai stata del tutto estirpata l'adesione di molti giovani al jihadismo che toccò l'apice all'epoca dello Stato islamico, per fortuna (quasi) del tutto debellato.

Da qui i timori per la delegazione israeliana, nella barca sulla Senna a fianco di quella italiana, nell'incubo di una riedizione del 1972 di Monaco di Baviera, gli atleti con la stella di Davide catturati e uccisi da un commando di terroristi palestinesi.

Nel Medioriente infiammato esistono diversi gruppi fondamentalisti voglioso di salire sul palcoscenico dei Giochi per prendersi la medaglia dei martiri.

Kiev

Né vanno sottovalutati i grattacapi che potrebbero essere generati dal conflitto europeo tra Ucraina e Russia, gesti clamorosi di sostenitori dell'una o dell'altra causa o intrusioni ben mirate dall'apparato del Cremlino, ancora indispettito per l'esclusione dei loro atleti (alcuni partecipano, ma senza la bandiera nazionale).

Il mastodontico apparato della sicurezza predisposto dalle autorità francesi è la risposta preoccupata a questo groviglio di nemici dell'Olimpiade. E da questo punto di vista, se si vuole, lo spirito olimpico ha già perso. Come si fa una festa se bisogna stare col fiato sospeso sino all'ultimo minuto?

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