Un corpo, coperto da un lenzuolo bianco. “Festa della diversità: #Solingen” è la scritta che accompagna l’immagine, la quale – forse – ritrae una delle vittime dell’attentato che venerdì sera ha sconvolto la cittadina tedesca. Il post è firmato Maximilian Krah, l’ex Spitzenkandidat dell’AfD alle elezioni europee che aveva scatenato una tempesta dopo aver dichiarato che «non tutte le SS erano criminali».

Tre morti, otto feriti, di cui quattro gravi. Un siriano di 26 anni arrestato, la rivendicazione dell’Isis, una sequenza di attacchi che sembra non voler finire mai in una Germania che da decenni non è mai sembrata così drammaticamente attorcigliata in una spirale di crisi, con il governo semaforo (Spd, Verdi e liberali) al picco negativo di popolarità, l’ultradestra dell’AfD che promette di allargare drasticamente la spaccatura tra est e ovest del paese e gli equilibri geopolitici sui cui si era retto il benessere tedesco saltati per aria con la guerra in Ucraina.

L’arresto 

Ecco, mentre s’annunciano ben tre manifestazioni a Solingen di cui una promossa dalla Junge Alternative – l’associazione dei giovani del partito dell’ultradestra, che l’intelligence interna “attenziona” da tempo come soggetto potenzialmente eversivo – lo Spiegel rivela che su Issa al H., il siriano finito in manette con l’accusa di essere il killer che venerdì sera ha scatenato la morte e il terrore durante la “festa della diversità” della cittadina renana, pendeva da molto tempo un ordine di espulsione.

L’uomo era entrato in Germania nel dicembre 2022 presentando poco dopo una domanda d’asilo presso gli uffici di Bielefeld del ministero per la migrazione e i profughi, anche se stando alle norme del trattato di Dublino avrebbe dovuto presentarlo in Bulgaria. E verso la Bulgaria avrebbe dovuto essere espulso: non fosse che l’uomo si era reso irreperibile.

Un ordine d’arresto non venne emesso perché, scrive sempre lo Spiegel, Issa al H. era considerato un tipo anonimo, dunque non pericoloso. Comunque nell’agosto del 2023 il termine per l’espulsione era scaduto, per cui la Germania non aveva più la possibilità di spedirlo in Bulgaria. È così che un mese dopo l’uomo è finito nel centro profughi di Solingen, in quanto proveniente da un paese sconvolto da una guerra civile.

Nonostante il maggior numero degli attentati e degli episodi di violenza politica degli ultimi anni in Germania abbiano una matrice di estrema destra, gli esponenti dell’AfD ovviamente colgono l’occasione al balzo. Per la campagna delle imminenti elezioni in Sassonia, Turingia (primo settembre) e Brandeburgo (22 settembre), la formazione dell’ultradestra ha scelto uno slogan che la dice lunga: “Remigrazione”, termine coniato per rappresentare quella che secondo l’AfD è la necessità di rispedire i migranti nei paesi d’origine.

Le reazioni di Cdu e Spd

Il problema è che Friedrich Merz, leader della Cdu, reagendo a caldo al sangue di Solingen, sta già cercando di mettere le mani avanti proponendo un giro di vite draconiano: il capo del partito che fu quello di Angela Merkel chiede di bloccare tout court l’accoglienza di tutti i migranti siriani e afghani, con l’argomento che i responsabili di violenze di stampo islamista sarebbero «nella maggior parte dei casi» profughi.

Da segnalare che pure la presidente dell’Spd, Saskia Esken, propone «espulsioni più rapide». Tocca ad un grande vecchio della Cdu come Ruprecht Polenz ricordare che il terrore non può essere tolto di mezzo «abolendo lo stato di diritto».

Le elezioni imminenti

Insomma, l’atmosfera è infuocata e l’imminenza delle elezioni in tre dei maggiori Länder dell’ex DDR non aiuta a calmare gli animi. Prendiamo il caso Sassonia: qui, secondo l’ultimo sondaggio, l’AfD tocca il 32 per cento dei consensi, superando la Cdu, ferma al 30 per cento.

Mentre i socialdemocratici di Olaf Scholz, i Verdi e liberali oscillano intorno ad un imbarazzante 6 per cento, il rilevamento dell’istituto Insa certifica il boom del movimento nato intorno all’ex leader della Linke Sahra Wagenknecht (BSW), schizzato al 15 per cento.

Questo vuol dire che in teoria non sono possibili coalizioni che escludano l’AfD o la BSW, formazione che in pratica fonde istanze di sinistra radicale con alcune care all’ultradestra, specie in tema migrazione. Situazione analoga in Turingia, dove l’AfD arriva al 30 per cento: la Cdu è staccata di ben 9 punti al 21 per cento mentre il neo-partito della “pasionaria rossa” Wagenknecht raggiungerebbe addirittura il 20 per cento.

Se davvero questi Länder un giorno venissero governate dall’ultradestra, qualcuno prevede uno stallo istituzionale senza precedenti: basta votare sistematicamente contro in tutte le sedute del Bundesrat, la camera che rappresenta i Länder. A quel punto è facile immaginare che il definitivo addio alla “politica delle porte aperte” di Angela Merkel sarà targato Solingen.

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