«Ve lo prometto: se la Germania vuole la guerra, avrà la guerra». Così scriveva Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsem, l’attentatore di Magdeburgo, in un messaggio postato ad agosto su X. Nel day after della strage al mercatino natalizio nella città della Sassonia-Anhalt, l’attenzione è rivolta tutta quanta all’uomo che venerdì sera alle 19.04 ha lanciato la sua Bmw nera sulla folla composta soprattutto da famiglie a passeggio tra gli stand allestiti a festa: il bilancio – per ora – è di cinque morti, di cui un bambino piccolo, è di almeno 200 feriti, dei quali 40 in condizioni critiche.

Cinquant’anni, saudita, medico psichiatra, in Germania dal 2006, attivo nell’assistenza dei rifugiati e al tempo stesso mosso da un feroce sentimento anti-islamico, forse con alle spalle diverse accuse infamanti nel paese d’origine, apparentemente sostenitore dell’AfD, il partito dell’ultradestra, Taleb A. sembra oggi il ritratto paradossale di una Germania avvitata in un angoscioso cortocircuito sociale, economico, politico.

Dai notiziari, insieme alle immagini dei lampeggianti blu delle forze di polizia e delle ambulanze che ieri l’altro sera illuminavano il sangue sul selciato del mercato vecchio di Magdeburgo, arrivano a getto continuo notizie che paiono uscite da un film distopico: appare il volto di Elon Musk, che a pochissime ore dall’attentato insulta dalla piattaforma di sua proprietà il cancelliere Olaf Scholz («idiota incompetente»), pretendendone le dimissioni «immediate», e questo alla fine di una giornata che era iniziata con il suo endorsement all’ultradestra tedesca.

«L’AfD è l’unica speranza per salvare la Germania», scriveva in un altro post il super-consigliere di Donald Trump, ricevendo l’immediato ed entusiasta ringraziamento di Alice Weidel, la co-leader della formazione nazional-populista messa sotto osservazione dai servizi d’intelligence tedeschi.

Sotto shock

Certo che la Germania è sotto shock: di ora in ora s’inseguono le notizie di mercatini natalizi chiusi o blindati in tutto il paese, di dispositivi di sicurezza rafforzati, di dichiarazioni costernate di esponenti politici di ogni partito.

Il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha annunciato il suo arrivo a Magdeburgo alla cerimonia funebre per le vittime, preceduto da Olaf Scholz, dalla ministra all’interno Nancy Faeser e dal capo dell’opposizione, Friedrich Merz, leader della Cdu e probabile nuovo inquilino della cancelleria federale dopo le elezioni anticipate fissate al 23 febbraio.

«Si tratta di un’azione terribile e folle, ora è importante fare chiarezza, e farlo con la massima precisione e accuratezza», è il massimo che Scholz riesce a dire appena arrivato a Magdeburgo. L’avversario, Merz, si esprime in termini simili: «Il terribile atto di ieri non rientra nello schema già noto: questo obbliga noi politici a fermarci e a valutare quanto accaduto sulla base di prove attendibili».

E, curiosamente, finora prevale la cautela anche tra le file dell’AfD. Persino il falco Björn Höcke, leader della sua corrente più nazionalista del partito, sceglie toni elegiaci: «Non riconosciamo più la nostra patria, tutte le nostre certezze sono in dubbio». L’unico che punta sui toni forti è Maximilian Krah, il controverso candidato di punta alle europee secondo il quale «non tutte le SS erano criminali», colui che, sempre su X, dopo un elogio al solito Musk e qualche slogan, si affida a un classico: «Abolire il diritto d’asilo».

Locomotiva in crisi

La verità è che la figura di Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen – che retwittava i post degli stessi influencer dell’estrema destra rilanciati dal patron della Tesla – sembra spiazzare finanche l’AfD: che appare ben attenta a non scalfire i consensi stellari che i sondaggi le stanno unanimemente assegnando.

A livello nazionale la formazione di ultradestra viaggia verso il voto anticipato a vele spiegate, con un 18 per cento che ne farebbe la seconda forza politica della Germania, dopo l’unione Cdu/Csu di Friedrich Merz, trionfatore (fin troppo) annunciato con consensi intorno al 31 per cento, quasi il doppio dei socialdemocratici di Scholz. Ebbene, nel Land della Sassonia-Anhalt – della quale Magdeburgo è la seconda città – l’AfD è stimata al 30 per cento: sono quasi dieci punti in più rispetto alle regionali del 2021.

La verità è che la Germania ha paura. Osservatori e commentatori concordano: l’allarme rosso suona diagonalmente in tutti gli ambiti della vita pubblica, dalla caduta rovinosa del governo Scholz ai principali indicatori industriali ed economici, che sembrano avvitati in una spirale discendente.

«L’economia tedesca sembra paralizzata», scrivevano a marzo gli esperti dell’autorevole istituto di ricerca economica Ifo, i previsti tagli di Vw, Bmw e Mercedes, unitamente alla caduta delle esportazioni e quella, ancor più ripida, della fiducia delle imprese, scuotono in maniera bruciante la psicologia collettiva tedesca.

In questo quadro, il boom dell’AfD soprattutto nei Länder dell’ex Ddr, e, in parallelo, del Bsw (il neonato partito “rossobruno” guidato da Sahra Wagenknecht), pare essere al tempo stesso sintomo e conseguenza della crisi della «locomotiva d’Europa».

Girandola impazzita

Non a caso, dopo l’altro attentato di questa dura stagione di ombre tedesche, quello di fine agosto a Solingen, la reazione dei partiti maggiori era stata quella di promettere nuovi giri di vite sui migranti: espulsioni più rapide, strette sull’accoglienza di profughi, addio definitivo alla “politica delle porte aperte” targata Angela Merkel.

Colei che lo stesso Taleb A. voleva vedere ammazzata oppure dietro le sbarre. In un post del 5 dicembre, l’attentatore parlava di un presunto progetto criminale segreto di Merkel per «islamizzare l’Europa» e, pertanto, l’ex cancelliera dovrebbe «trascorrere il resto della sua vita in prigione. Ma se la pena capitale venisse reintrodotta, meriterebbe di essere uccisa».

Vien da chiedersi cosa sia questa girandola impazzita di immagini in cui si rincorrono il volto di Musk, il sangue di Magdeburgo e i post deliranti dell’attentatore-psichiatra: forse la fotografia incrinata di un nuovo anno zero della Germania.

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