Horizon, il programma dedicato all’innovazione civile, esclude finanziamenti per il settore militare. Ma la Commissione europea sta cercando di allargarne le maglie
La Commissione europea vuole aumentare le risorse da investire in difesa, e per farlo sta cercando di coinvolgere anche le università nei progetti di ricerca e sviluppo militari.
Nello specifico, la Commissione punta alla riforma di Horizon, il fondo dedicato alla ricerca e all’innovazione nato nel 2014, rinnovato nel 2021 e a cui verranno destinate nuove risorse per il periodo 2028-2034.
Horizon e il Libro bianco
Horizon è un fondo dedicato alla ricerca e sviluppo di programmi prettamente civili, per cui i risultati in ambito dual-use non possono avere alcuna applicazione militare. A quest’ultimo ambito sono infatti riservati i fondi dell’European Defence Fund (Edf), pensato proprio per finanziare programmi di ricerca e sviluppo delle aziende europee della Difesa.
Il fondo ha uno stanziamento di 8 miliardi per il periodo 2021-2027, e dopo l’invasione dell’Ucraina la Commissione ha ampliato il numero di finanziamenti dedicati all’industria militare europea. L’aumento della fetta di budget pluriennale dell’Ue per lo sviluppo della Difesa comunitaria sarà al centro del lavoro della nuova Commissione, ma intanto la presidente Ursula von der Leyen sta cercando nuovi settori da cui attingere fondi.
Da qui la proposta di allargare le maglie di Horizon, andata di pari passo con la modifica dello statuto della Banca europea degli investimenti che ha già rimosso le precedenti restrizioni al finanziamento di progetti dual-use dietro pressioni di Commissione e aziende.
La discussione sulla modifica di Horizon è iniziata a gennaio 2024, con la pubblicazione da parte della Commissione di un Libro bianco in cui erano elencate le strategie da mettere in campo per lo sviluppo di tecnologie dual-use in Europa. Nel documento, la Commissione propone tre opzioni.
La prima prevede la ricerca all’interno di Horizon per progetti dual-use con scopi anche militari, le cui applicazioni militari saranno poi ulteriormente sviluppate grazie al Edf. In questo caso si eliminerebbero le restrizioni vigenti, aprendo di fatto Horizon al settore militare.
Come seconda opzione, invece, la Commissione propone di sostenere le imprese che fabbricano prodotti a duplice uso tramite InvestEu, il programma che riunisce gli strumenti finanziari per la crescita economica dell’Unione. La terza e ultima opzione suggerisce la creazione di un nuovo fondo per sostenere la ricerca in ambito dual-use, ma la Commissione stessa specifica che in questo modo si rischia di creare più confusione che altro.
Per i redattori del Libro bianco, la prima opzione sarebbe quella giusta da seguire, ma non tutti sono d’accordo. Parlamento e Consiglio si sono già espressi in passato contro la modifica di Horizon e a fine settembre è arrivato anche il no del mondo della ricerca.
Secondo un sondaggio diffuso dopo la pubblicazione del Libro bianco, la maggior parte delle università e dei centri di ricerca sono contrari alla modifica di Horizon.
Diritti umani
A esprimersi contro la modifica proposta dalla Commissione sono anche le ong e i difensori dei diritti umani, che anzi spingono per un maggiore controllo sull’applicazione finale di quelle tecnologie dual-use sviluppate tramite Horizon e impiegate per la sicurezza interna e la lotta al terrorismo. Uno dei filoni di ricerca del fondo europeo è dedicato proprio a questi due settori, ma la loro applicazione si è rivelata più volte problematica.
L’Ue ha finanziato programmi come telecamere a infrarossi, sistemi di analisi a radiofrequenza, droni e torrette con sensori di rilevamento e secondo la ricercatrice Lena Karamanidou del Border Violence Monitoring Network (Bvmn), due progetti Horizon 2020 – Nestor e Andromeda – sono stati testati nella zona di confine greca di Evros e utilizzati per il controllo delle frontiere con modalità che vanno contro lo scopo iniziale della ricerca.
A pagarne le conseguenze sono stati i migranti, brutalmente respinti alla frontiera europea. La ong Transnational Istitute ha invece evidenziato la problematicità dei fondi utilizzati dalle università israeliane, note per le loro collaborazioni con il mondo militare, o assegnati direttamente alle grandi aziende della Difesa, come Israel Aerospace Industries (Iai) o Elbyt, soprattutto alla luce del contesto attuale. Uno dei droni usati dall’esercito e prodotto da Xtend stato migliorato proprio grazie ai fondi europei.
La Commissione e le aziende della difesa puntano proprio all’allargamento del filone di ricerca dedicato a terrorismo e sicurezza interna, in quanto più affine al mondo militare vero e proprio, ma all’interno di questo dibattito non si è mai affrontata la questione del rispetto dei diritti umani.
Lo statuto di Horizon richiede ai vincitori di autocertificare l’applicazione civile dei loro prodotti e invita a istituire un comitato etico come misura aggiuntiva, ma nulla di più. Se un progetto sviluppato grazie a Horizon viene poi utilizzato per scopi militari, il consorzio sarà sanzionato con una decurtazione dei fondi la fine del finanziamento.
Nel caso di apertura di Horizon anche a progetti dual-use di tipo militare non è chiaro in che modo si intenda vigilare sul rispetto dei diritti umani e dei valori europei al momento della loro applicazione. La questione non è stata minimamente posta dalla Commissione, nonostante la sua rilevanza e le numerose inchieste che già legano i programmi Horizon a episodi di violazione sistematica dei diritti umani.
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