Le informazioni inventate riguardo la falsa identità del killer erano ricamate ad arte, con dettagli specifici: dal nome Ali Al-Shakati, al fatto che fosse arrivato con un barchino nel Regno Unito. Elementi perfetti per scatenare la rabbia. La regia russa dietro le falsità circolate non può essere provata, ma esperti ed ex dirigenti dell’intelligence inglese hanno pochi dubbi
Se un post su X ideato da un account satirico può aver fatto credere a tutti che un semi sconosciuto youtuber italiano potesse essere l’attentatore di Donald Trump, non dovrebbe sorprendere il fatto che sui social siano circolate per ore notizie false riguardo l’identità di un ragazzo – responsabile di aver ucciso tre bambine nel Regno Unito – dipinto subito come un richiedente asilo musulmano.
Solo che quanto accaduto a Southport negli scorsi giorni ha avuto delle conseguenze che hanno superato gli steccati online, contribuendo a causare proteste violente contro l’immigrazione e contro l’islam in alcune città inglesi, con centinaia di arresti e centinaia di feriti, di cui molti tra le forze dell’ordine. Come quelli avvenuti sabato 3 agosto dove in diverse città del paese sono state arrestate 90 persone.
Caos e disinformazione
All’inizio la polizia non ha diffuso il nome dell’attentatore, che lunedì scorso ha ucciso con un coltello le tre bambine e ne ha ferite diverse altre durante un corso di danza nel centro a nord di Liverpool. È un 17enne e per le leggi britanniche non è consentito pubblicare le generalità di un minorenne. Quando da alcuni account su X, in particolare uno – Channel 3 Now News, dubbio media dai sospetti collegamenti con la Russia – è iniziata a circolare la notizia che fosse un migrante musulmano, rilanciata da profili di estrema destra, l’odio si è sparso per tutta l’Inghilterra.
Le informazioni inventate erano ricamate ad arte, con dettagli specifici: dal nome Ali Al-Shakati, al fatto che fosse arrivato con un barchino nel Regno Unito e che fosse già nel mirino dei servizi segreti britannici come persona pericolosa. Tutti elementi perfetti per far scatenare la rabbia. La regia russa dietro le falsità circolate non può essere provata, ma esperti ed ex vertici dell’intelligence inglese hanno pochi dubbi.
Solo dopo i primi disordini, in cui è stata anche attaccata la moschea di Southport, il tribunale di Liverpool ha pubblicato nome e cognome del ragazzo, per cercare di tamponare i danni e la caccia al migrante.
Si tratta di Axel Rudakubana, nato a Cardiff da genitori ruandesi, non ha legami con l’Islam, anzi secondo alcune testimonianze la sua famiglia era anche impegnata nella chiesa locale, nessun segnale che potesse compiere una strage.
Ma ormai era troppo tardi. La disinformazione aveva già colpito online, soprattutto su X – social ormai senza regole grazie a Elon Musk – ma anche su TikTok. E poi nelle strade soprattutto di Londra, Manchester e Hartlepool, dove ad accompagnare le violenze si sono alzati cori contro Allah e i musulmani.
L’English Defence League
A cavalcare la tragedia di Southport ci ha pensato, come detto, l’estrema destra. Non solo quella ormai istituzionalizzata, con Nigel Farage – fresco di elezione in Parlamento con Reform Uk – che ha parlato di terrorismo, nonostante la polizia abbia smentito subito questa possibilità. Ma anche i movimenti come l’English Defence League di Tommy Robinson.
Quest’ultimo, il cui vero nome è Stephen Yaxley-Lennon, ha alle spalle una serie di detenzioni e condanne per truffa, violenza, stalking, possesso di stupefacenti e diffamazione nei confronti di un rifugiato 15enne. Sabato 27 luglio ha guidato una grossa manifestazione “patriottica” a Londra con migliaia di partecipanti.
Domenica, dopo essere stato fermato e poi rilasciato su cauzione, ha lasciato il Regno Unito per non comparire davanti ai giudici in un altro caso che lo vede coinvolto. Ora su di lui spicca un mandato di arresto.
La Edl è un’organizzazione islamofoba di estrema destra. Nata nel 2009, con legami nel mondo degli hooligans inglesi, negli ultimi anni sta riprendendo vigore, grazie a scontri con le forze dell’ordine e iniziative più politiche, come quella di una settimana fa nella capitale britannica.
Pochi mesi fa, a novembre, si era resa protagonista di disordini al Cenotaph, sempre a Londra, in occasione di una manifestazione pro Palestina. E ora, con l’ascesa del governo laburista e l’aumento degli sbarchi di migranti, nel Regno Unito si teme possa crescere ancora di più, sfruttando anche legittimi malcontenti popolari.
La risposta politica
L’esecutivo di Keir Starmer, per bocca della Home secretary Angela Rayner, sta ragionando sul mettere al bando l’English Defence League, bollandola di fatto come organizzazione terroristica. Per il premier si è trattato di «bande di teppisti», di una vile e «piccola insensata minoranza», ma ha annunciato la creazione di un’unità di coordinamento della polizia per fermare i disordini.
Tra venerdì e sabato una stazione di polizia è stata data alle fiamme a Sunderland e nelle prossime ore sono previste nuove proteste dell’ultradestra. Nonostante il livello di violenza si stia alzando, il laburista ha promesso di tenere al sicuro la comunità musulmana del paese.
Starmer ha poi attaccato i social media per non aver fermato la disinformazione, criticando chi ha alimentato questa spirale di false notizie, fondamentali per scaturire i disordini.
Il caso di Southport può diventare emblematico: più le fake news potenzialmente pericolose non vengono bloccate, più i governi si troveranno in difficoltà a domare la violenza reale che ne può conseguire.
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