In Germania, la sera del 9 giugno il dato più importante da monitorare quando saranno resi noti i risultati delle elezioni europee sarà quello di Alternative für Deutschland. Il partito di estrema destra negli ultimi mesi ha macinato consensi, con i sondaggi che sono arrivati a toccare anche quota 20 per cento per il partito di Alice Weidel.

Il picco, però, è durato poco. Sono state pubblicate notizie riguardo una serie di riunioni segrete con neonazisti dichiarati e imprenditori d’area in cui si discuteva come allontanare al meglio gli stranieri dalla Germania: lo scoop di Correctiv ha portato in piazza milioni di persone per una lunga serie di weekend, una mobilitazione contro il partito come in Germania non si vedeva da tempo.

Intanto è anche nato un nuovo partito rossobruno, il Bündnis Sahra Wagenknecht, che ha drenato consensi alla Linke, ma rischia di essere interessante anche per una parte degli elettori di AfD.

I sondaggi danno l’estrema destra a quota 13-15 per cento: a contribuire ad affossarla è stata sicuramente anche la tolleranza con cui lo Sptizenkandidat Maximilian Krah ha parlato delle Ss, uno scivolone inaccettabile per l’opinione pubblica di un paese che ha lavorato a lungo per fare i conti con il passato. Le europee rischiano però di essere solo l’antipasto delle elezioni regionali in programma per il prossimo autunno, quando AfD rischia di diventare prima forza in alcuni grandi Land dell’est, dalla Sassonia alla Turingia, dove già molti candidati azzurri sono passati al ballottaggio alle comunali di fine maggio. 

Il progetto di Meloni che non dispiace a Scholz

La protesta contro il semaforo

Insomma, il voto di protesta va forte: anche Wagenknecht, ex stella della Linke, ha esordito in grande stile nei sondaggi, volando subito al 7-8 per cento. La ragione sta nello scontento che serpeggia per il paese nei confronti della coalizione Semaforo, in carica dal 2021. Spd, Verdi e liberali non sembrano all’altezza delle criticità che derivano dal rallentamento dell’economia. Il cancelliere non sembra essere riuscito inoltre a costruire una linea comunicativa forte di cui avrebbe bisogno per valorizzare gli obiettivi raggiunti dalla sua coalizione.

Più volte Olaf Scholz è sembrato poco disponibile a condividere i suoi ragionamenti con il paese, a volte ha dato addirittura l’impressione di voler tornare sui propri passi, come è successo per esempio per quanto riguarda la posizione di Berlino sulla fornitura di armi a Kiev. In diverse occasioni il cancelliere ha fissato linee rosse che ogni volta sono state superate dagli eventi, l’ultima con l’autorizzazione a Kiev di utilizzare le armi tedesche su obiettivi in Russia.

Soprattutto Bsw e AfD, entrambi simpatizzanti con Mosca, riescono a sfruttare il sentimento pacifista che non viene per il momento raccolto da altri partiti. A passare per traditori della loro iniziale vocazione pacifista sono soprattutto i Verdi, che si sono guadagnati il nomignolo dispregiativo “Olivgrüne”, Verdi militare.

Ma la maggioranza ha avuto difficoltà ad apparire unita anche in altre occasioni, e a più riprese durante le discussioni sul bilancio, dove la tendenza all’austerità del ministro delle Finanze Christian Lindner. Con la sua passione per lo “zero nero” (la Schwarze null, il pareggio di bilancio, è un’eredità di Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze di diversi governi Merkel, diventata quasi un feticcio per liberali e conservatori tedeschi). 

La questione destra

Nonostante il paese abbia superato il distacco dalla fornitura di gas a basso costo dalla Russia e stia iniziando a uscire dalla crisi economica, la Spd rischia di dover combattere un testa a testa con l’estrema destra. Un rischio pericolosissimo per Scholz, che ha cercato nelle ultime settimane di rimettere la campagna elettorale nei binari approfittando anche della spalla che gli ha fornito Emmanuel Macron: i due hanno provato a ravvivare l’amicizia francotedesca in funzione antiestremista.

Vincitori morali del voto, si sa già, saranno la Cdu e la Csu, che con i popolari saranno sicuramente vincitori a livello europeo. Negli ultimi mesi ha tuttavia suscitato grosse perplessità la disponibilità dei cristianodemocratici che hanno progressivamente sviluppato una grossa vicinanza ai partiti d’estrema destra: a fare l’inizio è stato Manfred Weber, storica guida dei popolari in Europa, che era stato tra i primi a incontrare Giorgia Meloni dopo la sua elezione.

Anche Ursula von der Leyen si è mostrata sempre più disposta a fare cosa comune con la premier a condizione che il gruppo della presidente Ecr contribuisse a tenerla al suo posto da presidente per un altro mandato. 

L’ultimo a mollare l’argine contro l’estrema destra è stato Markus Söder, sceso addirittura a Roma per conoscere di persona Meloni e tornato nella Baviera che governa con un’opinione molto meno critica rispetto a quella che lo aveva reso il più acerrimo difensore della Brandmauer, il muro di fuoco che i conservatori tedeschi si erano giurati di difendere dopo la sconfitta del nazionalsocialismo.

Infatti l’alleanza con Meloni è pressoché indifendibile di fronte a un elettorato che si aspetta una posizione dura contro AfD che finora in patria la Cdu è riuscita a mantenere per lo più in piedi. La vicinanza è diventata anche cavallo di battaglia dei socialisti, che sperano di convincere gli elettori della pericolosità delle nuove frequentazioni dei popolari. 


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