La presidente Zourabichvili, insieme alle opposizioni, è stata lapidaria prima di lanciare la mobilitazione di piazza: «Le elezioni sono state falsate, non ne riconosco il risultato, perché vorrebbe dire riconoscere la subordinazione della Georgia alla Russia»
La quiete prima della tempesta. O forse una calma dettata da uno stordimento degli sconfitti, colti quasi di sorpresa dall’esito elettorale. Il giorno dopo il voto in Georgia il tempo è passato lentamente, almeno fino a sera. I risultati definitivi, quelli diffusi dalla Commissione elettorale del paese, hanno confermato la vittoria finale di Sogno Georgiano, il partito al governo ormai accusato sempre più di essere filorusso, con il 53,9 per cento. Davanti ai partiti di opposizione più europeisti, Coalizione per il cambiamento (11 per cento), Movimento nazionale unito (10,1 per cento), Forte Georgia (8,8 per cento) e ForGeorgia (7,7 per cento).
La posizione degli osservatori internazionali
Esiti, tuttavia, non accettati dagli sconfitti, che hanno denunciato brogli e frodi nel processo elettorale. Gli episodi di irregolarità, le pressioni sugli elettori e le condizioni sfavorevoli alle opposizioni sono state rimarcate anche dagli osservatori internazionali in una conferenza stampa nella capitale georgiana Tbilisi, in una sala gremita di giornalisti. I delegati dell’Osce, dell’assemblea parlamentare della Nato e delle istituzioni europee hanno palesato però differenze di vedute tra le loro interpretazioni ma soprattutto non hanno fornito un giudizio univoco, positivo o negativo, sulla legittimità della vittoria di Sogno Georgiano. A domanda secca, se le elezioni fossero state falsate o meno, i capi missione hanno risposto: «Non siamo qui per esprimere un giudizio simile». Uno di loro ha parlato anche di «nuovo governo eletto», di fatto legittimando la vittoria del partito di Bidzina Ivanishvili.
Il più duro è stato il romeno Iulian Bulai, capo della delegazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Pace), che ha parlato di dubbi sulla correttezza delle elezioni. Mentre Eoghan Murphhy dell’Osce è stato più cauto: «Non siamo qui per fornire un verdetto, ma per fornire una valutazione dettagliata di quanto avvenuto alle elezioni». «Spetterà poi ai georgiani decidere», ha aggiunto. C’era tanta attesa per i rilievi degli osservatori internazionali, specie da parte delle opposizioni, desiderose di ricevere manforte nelle loro accuse dirette verso Sogno Georgiano. Le delegazioni, però, sono state ben attente a rimanere in equilibrio, pronunciando frasi potenzialmente favorevoli sia all’una che all’altra parte.
Le reazioni europee
Ad attendere le dichiarazioni dell’Osce e degli altri organismi sono stati anche i paesi europei. Il ministero degli Esteri della Germania, uno dei paesi più interessato al futuro di Tbilisi, con una breve nota ha affermato di sostenere «pienamente i risultati e le conclusioni» degli osservatori internazionali. A Berlino si sono detti «preoccupati per il clima di tensione e le irregolarità segnalate che devono essere affrontate e corrette». Un messaggio non di particolare perentorietà, seguito da un invito alla calma e ad evitare violenze rivolto a tutte le forze politiche.
Nel frattempo nessun leader europeo, tra sabato sera o domenica pomeriggio, ha preso posizione sulle elezioni georgiane. L’unico è stato il premier ungherese Viktor Orban, che all’uscita dei contrastanti exit poll, tra quelli pro governo e altri pro opposizioni, si è subito congratulato con il premier Irakli Kobakhidze. Orban, intravedendo l’opportunità di poter sfruttare la tensione in Georgia e il silenzio europeo, è andato oltre: Budapest ha infatti annunciato una sua visita ufficiale a sorpresa a Tbilisi lunedì 28. Il premier ungherese volerà nella capitale georgiana da presidente di turno del Consiglio dell’Ue, proprio per dare risalto al suo interventismo e sfidando, come già successo nei mesi scorsi, le altre istituzioni di Bruxelles. Solo dopo la diffusione della notizia del viaggio di Orban, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel è corso ai ripari con un commento, chiedendo alla Commissione elettorale di Tbilisi di chiarire in merito alle irregolarità e ribadendo «l’appello dell’Ue alla leadership georgiana affinché dimostri il suo fermo impegno nei confronti del percorso del paese verso l'Unione Europea».
A essere, invece, lapidario – come spesso gli accade – è stato l’ex premier britannico Boris Johnson che ha puntato il dito contro le elezioni «rubate dal governo fantoccio di Putin a Tbilisi», accusando quindi in maniera diretta Sogno Georgiano.
L’iniziativa della presidente e delle opposizioni
Parole, quelle di BoJo, che hanno scaldato il cuore delle opposizioni, visto che i partiti più europeisti sono concordi nel ritenere il partito al governo ormai del tutto spostato su posizioni in linea con il Cremlino. Coalizione per il cambiamento ha scelto la strada del boicottaggio, comunicando di non voler entrare in Parlamento con questi risultati elettorali e definendo il voto «un’operazione speciale russa». Stesse parole pronunciate dalla presidente Salome Zourabichvili, ormai di fatto a capo delle opposizioni, nel suo intervento in serata, avvenuto di concerto con le dirigenze dei partiti usciti sconfitti. «Le elezioni sono state completamente truccate, non ne riconosco il risultato, perché vorrebbe dire riconoscere l’acquisizione russa della Georgia, la subordinazione della Georgia alla Russia», ha sentenziato la presidente.
Dichiarazioni incendiarie a cui ha fatto seguito l’invito a protestare in massa lunedì pomeriggio nel viale Rustaveli di Tbilisi, la via del Parlamento già teatro in passato di diversi scontri. Un appello alla mobilitazione simile a quello arrivato poco prima anche dall’ex presidente Mikheil Saakashvili da una clinica penitenziaria di Tbilisi. L’appuntamento è segnato.
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