La marea nera che ha travolto la Germania orientale ha il volto di milioni di ragazzi ed è sospinta dalla potenza di TikTok. Ossia: il trionfo dell’ultradestra dell’AfD e del movimento “rossobruno” di Sahra Wagenknecht alle elezioni in Sassonia e Turingia è stato determinato in buona misura via social media, in particolare tra coloro che il primo settembre sono andati per la prima volta alle urne.

A dirlo con chiarezza anche spietata, uno studio dell’Università di Potsdam che in questi giorni viene analizzato con estrema attenzione ai piani alti dei partiti “tradizionali” tedeschi, dalla Spd del cancelliere Olaf Scholz alla Cdu di Friedrich Merz, passando dai Verdi di Robert Habeck e Annalena Baerbock: in termini di diffusione e impatto del messaggio, si legge nella ricerca coordinata dal sociologo Roland Verwiebe, «la visibilità dell’AfD su TikTok doppia quella della somma di tutti gli altri partiti».

In pratica, gli hashtag realizzati dalla formazione nazional-populista vengono rilanciati dai feed degli elettori più giovani il cinquanta per cento in più rispetto a quelli di Spd, Cdu, Linke, Verdi e liberali dell’Fdp. Al secondo posto, come visibilità e ricettività sui social media, arriva appunto il BSW, neonato partito dell’ex leader della Linke, Sahra Wagenknecht.

Il fenomeno è numericamente misurabile anche nel dato dell’affluenza: secondo i ricercatori di Potsdam – che tra il 13 agosto e il primo settembre 2024 hanno passato al setaccio oltre 75mila video e messaggi su TikTok – la predominanza dei social media è rispecchiata dalla grande crescita dei voti per il partito dell’ultradestra nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni sia in Turingia (+20,5 per cento) che in Sassonia (+14).

«Sono risultati allarmanti perché illustrano come l’AfD e in parte anche il BSW riescano a raggiungere con notevole facilità giovani che sui social media non mostrano di nutrire un grande interesse per la politica», afferma il docente. Secondo il quale, i contenuti che vengono “spinti” dall’algoritmo di TikTok, per esempio, penalizzano con evidenza le formazioni più “moderate”: parlando con lo Spiegel, Verwiebe spiega che laddove AfD e BSW sanno produrre «messaggi semplici, testi che puntano all’emotività e momenti di tensione grazie a musiche prevalentemente aggressive e ritmate, ossia messaggi rapidi, provocatori e facili da comprendere», tra gli altri partiti prevale «una modalità di comunicazione fattuale che si riferisce a temi sociali generali, ma che non s’intreccia bene con l’algoritmo».

Una dinamica che rischia, in prospettiva, di rivelarsi fatale per gli altri partiti, alla luce del fatto che «oltre la metà degli under 24 si informa esclusivamente o prevalentemente su TikTok».

E ancora. Afferma sempre Verwiebe che, se da una parte l’AfD è almeno da dieci anni che punta sui social media, anche grazie a un’efficiente rete di influencer e moltiplicatori di destra («senza i quali è il partito è inimmaginabile»), le formazioni politiche tradizionali scontano un immenso ritardo: anche se realizzano lo stesso numero di video (nel periodo preso in considerazione l’Spd ne ha prodotti oltre 200, addirittura una quarantina più dell’ultradestra), socialdemocratici, cristiano-democratici, Verdi e liberali non hanno assolutamente la stessa pervasività di Alternative für Deutschland.

«Non hanno riconosciuto per tempo le evoluzioni del nostro tempo», taglia corto il sociologo.

La situazione non pare più rosea neanche in vista delle prossime elezioni, quelle del 22 settembre nel Brandeburgo. Stando agli ultimi sondaggi, qui si profila una replica di quanto già visto in Sassonia e in Turingia tredici giorni fa: l’AfD al 28,5 per cento, il BSW al 14,7, la Spd resiste al 21,7 e la Cdu al 16,5, mentre i Verdi si avvicinano pericolosamente alla soglia di sbarramento del 5 per cento, sotto la quale rimarrebbero esclusi dal parlamento regionale (peraltro insieme alla Linke, che per ora non va oltre il 3,7).

E qui si inserisce l’altro grande tema politico del momento in Germania: sull’onda dell’attentato di Solingen e del voto-tsunami in Sassonia e Turingia, il governo “semaforo” (Spd, Verdi e liberali) ha cominciato a rincorrere l’AfD sul suo terreno, lanciando una pesante (e molto controversa) stretta sui migranti. Arrivando, attraverso la ministra all’Interno Nancy Faeser, a varare controlli alle frontiere nazionali, in evidente contrasto con le regole del trattato di Schengen, con lo scopo dichiarato di «limitare la migrazione irregolare e aumentare la sicurezza interna anche dinnanzi alle minacce rappresentate dal terrorismo di matrice islamista».

C’è per l’appunto un post su X dell’influencer Neverforgetniki a illustrare il paradosso di questa rincorsa: «Con un’AfD al 30 per cento ci danno i controlli alle frontiere. Al 35 per cento non si costruiscono più centri d’accoglienza profughi? Al 38 per cento verrà cancellata la parola diversità? Al 40 per cento non si darà più la cittadinanza agli immigrati? Let’s go, sapete cosa dovete fare».

In altre parole: gli algoritmi votano a destra, tesoro. E tu proprio non sai che fare.

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