Sono oltre 3.200 gli episodi criminali registrati in un anno: dagli atti di violenza ai danneggiamenti, fino a varie forme di incitamento all’odio
«Non dovrà mai accadere che cittadini di fede ebraica debbano di nuovo vivere con paura, nel terrore». Così dice Olaf Scholz nel suo abituale videopodcast della domenica, “Kanzler kompakt”.
Numeri spaventosi
L’occasione è l’anniversario degli orrori del 7 ottobre, ma lo sguardo è anche alle atroci sofferenze di Gaza, al conflitto che si allarga al Libano e brucia in direzione Iran. Per forza di cose il cancelliere guarda pure alle cifre arrivate dal ministero dell’interno, alle ombre cupe della storia: il fatto è che in Germania nel 2024 i reati penali di matrice antisemita sono raddoppiati rispetto all’anno scorso.
Per la precisione, si tratta di oltre 3.200 episodi criminali di varia natura, dagli atti di violenza ai danneggiamenti, passando a varie forme di incitamento all’odio «sia sulle strade che in rete».
Si tratta di numeri che risultano allarmanti anche alla luce di un altro dato: se si conta a partire dal 7 ottobre 2023, complessivamente sono quasi 8.500 i reati penali classificati dalla polizia tedesca come motivati politicamente in connessione al conflitto in Medio Oriente.
Sono cifre da capogiro, che complessivamente inducono la ministra all’interno Nancy Faeser a parlare di un «alto livello di minaccia di violenze islamista, antisemita e anti-israeliana» e a ribadire come «alla luce del drastico aumento dei reati di antisemitismo in Germania sia nostra responsabilità fare tutto il possibile per proteggere le cittadine ed i cittadini ebrei», motivo per cui le autorità di sicurezza federali sono state messe in condizione di essere «particolarmente vigili» nei giorni intorno all’anniversario del 7 ottobre.
L’allarme dell’intelligence
L’intelligence interna della Repubblica federale, ossia l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV), qualche giorno fa aveva dato un quadro ancora più ampio dei rischi: «La situazione attuale contiene un potenziale molto alto in quanto a emotività, polarizzazione e radicalizzazione anche tra soggetti fino ad oggi relativamente moderati», spiegava il capo dei servizi domestici, Thomas Haldenwang.
Sono ovviamente temi ipersensibili in un paese in cui l’AfD nei sondaggi nazionali tocca il 20 per cento dei consensi ed ha già superato la soglia del 30 per cento nelle recenti elezioni in Turingia e in Sassonia e sfiorata anche in Brandeburgo, tre Länder dell’ex Ddr dove ai comizi dell’ultradestra echeggia sovente una retorica da Terzo Reich.
E allora nei palazzi del potere di Berlino si è preso nota, con attenzione, anche del recente rapporto della fondazione Amadeu Antonio, secondo cui «gli spazi sicuri per i cittadini ebrei nel paese stanno diminuendo vistosamente»: vi si parla di una percezione di minaccia «drammatica», che ha a che vedere anche con la «relativizzazione dell’islamismo e di un antisemitismo di matrice anti-israeliana» con l’effetto di una radicalizzazione che vede avvicinarsi tra loro «ambienti islamisti, anti-imperialisti e a tratti progressisti». Conclude la presidente della fondazione, Tahera Ameer, che «è allarmante che vi siano dei cittadini ebrei che nascondono la loro identità per timori sulla propria sicurezza».
Le parole di Scholz
Sì, fa impressione che si torni a parlare in questi termini a 79 anni dal crollo del regime hitleriano. Il problema è che il 7 ottobre 2023 è una data-crocevia anche per la Germania, forse più che altrove. «Non possiamo permettere che qualcuno debba temere di mostrarsi con la kippah», incalza Scholz nel suo video, mentre trova parole di condanna per «l’odio cieco verso Israele» e ribadisce «la completa solidarietà del nostro Stato e di tutte le persone perbene di questo paese» alle comunità ebraiche tedesche.
«Un anno fa i terroristi di Hamas hanno barbaramente ucciso ben oltre 1.000 cittadini israeliani, uomini, donne, bambini, neonati», mentre «centinaia di persone sono state rapite e trascinate nella Striscia di Gaza», dice il cancelliere, che ricorda la sua visita in Israele poco dopo l’attacco, quando incontrò i parenti di alcuni degli ostaggi: «Guardare negli occhi le persone che non sanno se potranno mai rivedere le loro figlie, le loro sorelle o i loro fratelli: un’impressione profonda che non mi abbandonerà mai».
Dopodiché, Scholz non esita a definire il 7 ottobre «una catastrofe anche per il popolo palestinese» e torna ad assicurare con forza l’impegno persistente del governo federale il cessate il fuoco: «Deve finalmente essere realizzato perché la popolazione civile di Gaza possa essere protetta e possa anche essere rifornita di cibo e medicinali. E affinché gli ostaggi israeliani possano essere finalmente liberati».
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