La campagna elettorale per le Europee in Germania ha visto molti giovani chiedere al cancelliere Olaf Scholz di agire contro l’impennata dei prezzi del döner kebab, il cui costo medio è raddoppiato rispetto a due anni fa. Il partito di sinistra Die Linke ha proposto un tetto contro la dönerflation, causata soprattutto dalla guerra in Ucraina, che significherebbe per lo stato un esborso di 4 miliardi
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
Olaf, riporta il kebab di nuovo a tre euro!». Sono tante le richieste di questo tipo che il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ricevuto durante la campagna elettorale per le elezioni europee, tanto da diventare un vero e proprio caso politico. In Germania, infatti, tutti vanno pazzi per il döner kebab, chiamato così perché gira sullo spiedo, da mangiare rigorosamente con una piadina o del pane arabo: sarebbero 1,3 miliardi i döner kebab consumati ogni anno in tutto il paese, di cui 400mila nella sola Berlino.
Vittima dell’inflazione
Non è un caso, quindi, che il fatturato dell’industria del kebab sia di 2,4 miliardi di euro in Germania, quasi il 70 per cento di quello realizzato in Europa secondo l’ATDiD, l’associazione dei produttori di kebab turchi in Europa. I prezzi, però, sono tutt’altro che modici: come evidenzia la Bild, il costo medio del kebab nel paese è di circa 7,90 euro a porzione, praticamente il doppio rispetto a due anni fa, con eccezioni negative rappresentate da città come Monaco di Baviera, dove arriva a 8,53 euro.
«Quando i giovani chiedono “Olaf, riduci il kebab”, non è uno scherzo su Internet, ma un serio grido d'aiuto! Lo stato deve intervenire affinché il cibo non diventi un bene di lusso» ha detto al quotidiano Kathi Gebel, membro del comitato esecutivo del partito di sinistra Die Linke e portavoce per le politiche giovanili.
Proprio Die Linke ha fatto discutere con l’ipotesi di un Dönerpreisbremse, un tetto massimo ai prezzi dei döner kebab, che dovrebbe arrivare a 2,50 euro per i giovani e a 4,90 per gli adulti. A pagare la differenza sarebbe lo stato, che dovrebbe sborsare 4 miliardi. Una proposta esclusa da Scholz, che l’ha definita «non attuabile» in un'economia di libero mercato e ha elogiato «il buon lavoro della Banca centrale europea nel ridurre l'inflazione».
Le ragioni
Il cibo rappresenta da sempre un punto di vista privilegiato per capire lo stato dell’inflazione in Germania sin da tempi della Repubblica di Weimar, poco meno di un secolo fa, quando si faceva la spesa con le carriole piene di miliardi di marchi. Oggi i dati di aprile dell’istituto federale di statistica Destatis evidenziano un rialzo dello 0,5 per cento dei prezzi dei generi alimentari e un’inflazione che ferma la sua discesa e si attesta al +2,2 per cento registrato a marzo.
Ci sono fattori che ancora incidono, come la guerra in Ucraina che nel 2022 ha portato il prezzo del döner kebab a crescere del 13,4 per cento in un solo anno e ha contribuito all’impennata dei costi dell’energia, dei prodotti alimentari e degli affitti. Deniz, venditore di döner in un chiosco vicino alla stazione Friedrichstrasse di Berlino, dove il costo è salito da 3,90 a 7 euro in poco più di due anni, ha raccontato al Guardian la sua percezione: «Siamo stati costretti a farlo per l'esplosione dei prezzi degli affitti, dell'energia e dei prodotti alimentari. La gente ci parla continuamente di Dönerflation, come se li stessimo prendendo in giro, ma è completamente fuori dal nostro controllo».
Parte della cultura
L’amore dei tedeschi per il döner kebab è un fenomeno piuttosto recente, visto che la sua “creazione” risale al 1972 quando Kadir Nurman, immigrato in Germania dalla Turchia, ebbe l’idea di servire nel suo chioschetto sul Kurfürstendamm, vicino allo zoo di Berlino, il kebab insieme alla pita. L’aggiunta di insalata e salse arrivò successivamente, così come la diffusione tra i tedeschi, e oggi il döner kebab rappresenta un simbolo del legame presente tra Berlino e le rive del Bosforo.
Anche per questo il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, ha curiosamente aggiunto alla compagine presidenziale che si è recata in Turchia lo scorso 22 aprile Arif Keles, figlio di emigrati turchi e proprietario di un ristorante a Berlino.
È stato lui a cucinare un enorme döner kebab di 66 chili, preparato in Germania per essere offerto in un ricevimento presso l’ambasciata tedesca a Istanbul.
La scelta della presidenza federale, con Steinmeier che ha collaborato tagliando lui stesso il kebab durante il ricevimento, non è però piaciuta in patria, sia tra i politici che tra i media. «Una roba del passato, se visiti l'Italia non porti certo la pizza» ha commentato Tuncay Özdamar dell'emittente pubblica WDR.
«Milioni di Gastarbeiter (lavoratori stranieri giunti in Germania nel secondo dopoguerra, ndr) hanno contribuito a costruire il miracolo economico tedesco e il presidente porta in Turchia un produttore di kebab» ha scritto su X Ozan Demircan, corrispondente da Istanbul del quotidiano Handelsblatt.
Il valore del granchio
L’impennata dei prezzi non riguarda solo il kebab ma anche i noti Krabbenbrötchen, i panini al granchio tipici del nord della Germania. I granchi del mare del Nord sono diventati costosi e rari e non riescono a soddisfare la domanda. All'inizio di maggio il prezzo per un panino al granchio al porto di Amburgo, il Landungsbrücken, è arrivato a 15 euro e lo stesso vale anche per due località turistiche vicine, come Travemünde e Timmendorfer Strand.
Per questo molti ristoranti hanno iniziato a togliere i piatti a base di granchio dal menù. Da quello che raccontano i pescatori, la situazione a marzo e aprile era decisamente peggiore, visto che le quantità pescate erano praticamente azzerate, mentre oggi la situazione sembra essere migliore. La tendenza, però mostra un costante calo: come ha sottolineato Philipp Oberdörffer, consigliere per la pesca presso la Camera dell'agricoltura della Bassa Sassonia, alla Deutsche Presse-Agentur, tra il 2000 e il 2015 i pescatori tedeschi vendevano tra le 12 e le 13 mila tonnellate di granchi l’anno, una cifra scesa tra 5.500 e 6 mila tonnellate nel 2023.
«Le quantità pescate sono scarse già da anni e i prezzi dovevano salire tempo fa, ma sarebbero stati poco competitivi sul mercato: solo nell’autunno 2023 sono cresciuti definitivamente» ha sottolineato Oberdörffer. «Speriamo che tutto torni alla normalità nel tardo autunno, con l'arrivo della nuova stagione di pesca dei granchi» ha concluso.
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