- L’anno scolastico sta per ricominciare anche in Polonia, e il governo ultraconservatore polacco, stretto alleato di Giorgia Meloni, ha deciso di iniziarlo col botto: metterà le pistole in mano ai bambini.
- Dopo aver tentato invano di far passare una riforma della scuola all’insegna dell’omofobia, del fanatismo e dell’attacco alla libertà di insegnamento, il ministro dell’istruzione Przemysław Czarnek ora impone le “lezioni di tiro”. I bambini «familiarizzeranno con l’uso delle armi».
- Per Meloni, «Dio, patria e famiglia è un manifesto d’amore»; per i suoi partner europei, che in Polonia governano, è pure un programma scolastico.
L’anno scolastico sta per ricominciare anche in Polonia, e il governo ultraconservatore, stretto alleato di Giorgia Meloni, ha deciso di iniziarlo col botto: metterà le pistole in mano ai bambini. Dopo aver tentato invano di far passare una riforma della scuola all’insegna dell’omofobia, del fanatismo e dell’attacco alla libertà di insegnamento, il ministro dell’istruzione Przemysław Czarnek ora impone le “lezioni di tiro”. I bambini «familiarizzeranno con l’uso delle armi».
Minorenni al poligono
All’inizio di agosto, il ministro ha firmato le nuove regole, in vigore già per l’anno scolastico che sta per iniziare. Per introdurre le «lezioni di tiro» – così sono definite nel regolamento stesso – Czarnek è intervenuto modificando quelle che finora erano ore di lezione dedicate a salute e sicurezza. Prima, i bambini imparavano pacificamente come confrontarsi con le situazioni di crisi – incendi, emergenze, rudimenti del primo soccorso – e venivano istruiti all’importanza della salute fisica, mentale ed emotiva. Da settembre in poi, la salute sarà spazzata via per far spazio all’allenamento allo sparo.
Si inizia con la teoria, si prosegue con la pratica. I bambini dell’ottava elementare, che corrisponde alla nostra terza media (13 e 14 anni), imparano com’è fatta una pistola, per poi passare l’anno successivo – in prima superiore – all’addestramento a utilizzarla. Se prima delle regole di Czarnek ci si confrontava con dipendenze, disturbi alimentari, depressione, d’ora in poi si saprà tutto su come assemblare e usare una pistola. L’unico ostacolo alla piena realizzazione di questa “scuola di guerra” non è il buon senso, ma la mancanza di armi e di poligoni a sufficienza; solo per questo agli istituti è concesso un biennio di transizione.
Educazione al fanatismo
Il partito al governo in Polonia, il Pis, fa parte della stessa famiglia politica europea di Fratelli d’Italia, i conservatori (Ecr). Per Meloni, «Dio, patria e famiglia è un manifesto d’amore»; per i suoi partner europei, che in Polonia governano, è pure un manifesto scolastico. Non ci sono solo le armi, e la «difesa della patria». C’è pure la difesa a oltranza della «famiglia tradizionale», in un paese che ha limitato sempre più il diritto all’aborto. L’impronta ultraconservatrice del Pis si riflette anche sulla scuola.
In questi giorni impazza la polemica per un libro di testo che lascia intendere che i bimbi nati da fecondazione assistita non siano meritevoli d’amore («Chi amerà i bimbi prodotti in questo modo?»). Ma non si tratta di un singolo episodio. L’estate scorsa Czarnek era intento ad apparecchiare una riforma, la “Lex Czarnek”, che avrebbe colpito ad ampio raggio la libertà di insegnamento. Il ministro intendeva «copiare», come lui stesso ha dichiarato, la legge anti lgbt ungherese di Viktor Orbán eliminando dalle scuole ogni riferimento all’omosessualità. Già quando era al governo del voivodato (la regione) di Lublino, Czarnek premiava gli amministratori che «combattono l’ideologia lgbt» e definiva «deviati» i gay. Con la “Lex Czarnek”, voleva censurare i Pride e imporre la «pedagogia dell’orgoglio» nazionalista e ultracattolico, assieme allo studio della “martirologia”. Come se non bastasse, tratteggiava programmi scolastici volti a «mostrare i recenti sviluppi dannosi dell’Ue»; all’Europarlamento, il Pis condivide e copresiede con Fratelli d’Italia il gruppo conservatore.
Se il mondo della scuola è insorto contro la riforma, è anche perché sotto la superficie del fanatismo si nascondeva pure un attacco alla libertà di presidi e docenti, che sarebbero finiti alla mercè dei sovrintendenti (“kurator”) scelti dal governo.
Le armi delle destre
Questa primavera il presidente della repubblica polacco Andrzej Duda, pontiere e garante dei rapporti tra Varsavia e Washington, ha posto il veto alla “Lex Czarnek”, pur condividendone alcuni aspetti; del resto nell’estate 2020, da candidato presidente, per vincere le elezioni Duda ha individuato proprio nella comunità lgbtqi+ il suo bersaglio. Ma dopo l’invasione dell’Ucraina, a detta del presidente, la riforma Czarnek sarebbe stata troppo divisiva: bisognava «concentrarsi sulla legge per la difesa della patria», per garantire fondi extra all’industria militare.
L’armamentario ideologico della destra di governo polacca si è concentrato da febbraio sulla minaccia esterna, ed è anche con questo argomento che Czarnek giustifica oggi le lezioni di tiro: «La crescente minaccia alla sicurezza dello stato richiede di integrare l’istruzione con difesa e abilità di tiro». Al di là della guerra in corso, il tema delle armi è un tratto distintivo e unificante dell’ultradestra in Ue e in Usa: personaggi come Ted Cruz e Donald Trump – che Meloni ritiene ispiratori e che condividono con lei le stesse convention – difendono a spada tratta l’uso (e la lobby) delle armi.
© Riproduzione riservata