Prima la notizia era arrivata da fonti ungheresi, ora è confermata anche sul versante italiano: l’invito perché la ex presidente della Repubblica ungherese – costretta a dimettersi a febbraio per uno scandalo pedofilia – potesse partecipare alla cerimonia di premiazione dell’Atlantic Council (il Global Citizen Awards nel quale Giorgia Meloni ha ricevuto il premio da Elon Musk) è stato garantito formalmente da Meloni.

«L’invito è stato avanzato da parte italiana su richiesta dell’entourage di Musk in Italia», dicono a Domani fonti Chigi. 

Fino a due giorni dopo che il selfie della premier con Katalin Novák – segnalato da questo giornale –  ha scatenato indignazione, Meloni ha preferito non commentarlo.

Si è espressa invece Novák: dato che, dopo lo scandalo che la ha travolta a febbraio, la sua posizione è diventata pubblicamente insostenibile pure il suo mentore politico Orbán, ora non sta nella pelle a poter esibire la propria riabilitazione pubblica da parte della «amica e alleata Meloni». Questo martedì dagli Usa Novák ha pubblicato un selfie abbracciata alla premier sorridente e a Musk.

Costretta a uscire dalla scena politica ungherese, Novák ha appena lanciato una «no profit globale contro il collasso demografico».

Del resto già dieci anni fa, da sottosegretaria alla Famiglia del governo Orbán, si recava al Cremlino per eventi sulla «famiglia numerosa». E c’era sempre lei al World Congress of Families assieme all’attuale presidente della Camera Lorenzo Fontana. O lo scorso settembre, sullo stesso palco con Meloni, al summit demografico di Budapest.

Una fitta rete di connessioni che tiene insieme, tra gli altri e tuttora, destra meloniana e orbaniana. Con la sottile differenza che dopo lo scandalo di febbraio ormai neppure il mentore politico della ex presidente, e cioè Orbán, ha osato esibirsi alla sua opinione pubblica in selfie con lei, a differenza di quanto ha fatto martedì Meloni.

L’incontro di Novák con la premier e con Musk viene da lei presentato con questa didascalia: «Elon, Giorgia, solo i bambini possono salvare il mondo». Paradossale se si pensa che è proprio uno scandalo pedofilia ad averla costretta, a febbraio, a dimettersi.

Novák e le connessioni

Finché è rimasta sulla ribalta della politica – prima da sottosegretaria e da ministra della Famiglia dei governi Orbán, poi nel 2022 promossa a presidente – Novák ha svolto anzitutto due ruoli: quello di campionessa orbaniana della «famiglia tradizionale» e di coltivare relazioni politiche.

In un documento ufficiale del 2014 Novák ringrazia per l’invito a un evento sulla famiglia al Cremlino un tale Igor Beloborodov, a sua volta connesso a Konstantin Malofeev, l’oligarca noto per aver sostenuto formazioni politiche europee sovraniste (anche in Italia) e perché finanzia la macchina di guerra di Putin in Ucraina. Quel viaggio a Mosca è stato pagato con soldi russi.

Novák è rimasta nel network del World Congress of Families: non solo ha partecipato agli eventi, ma li ha anche organizzati; il summit del 2017 è stato da lei apparecchiato a Budapest. Nel 2019, quando il raduno si è svolto a Verona, si è trovata fianco a fianco con Fontana, l’attuale presidente della Camera, il leghista con il quale Novák ha mantenuto rapporti stretti: durante i dibattiti legati alla Conferenza sul futuro dell’Europa, i due pontificavano assieme sulla «famiglia tradizionale».

Quando, eletta presidente, lei doveva ancora entrare ufficialmente nell'esercizio delle sue funzioni, era di stanza al Danube Institute – come raccontato su Domani in un reportage da Budapest ad aprile 2022 – un think tank orbaniano che, come l’Mcc, fa da punto di incontro tra destra orbaniana e meloniana. Figure come Francesco Giubilei (ex consigliere di Sangiuliano) e think tank come Nazione futura hanno legami assidui con quel mondo (Giubilei è appena rientrato da Budapest) e conoscono bene Novák stessa.

Scandali e selfie

È grazie a queste relazioni sotto traccia che i rapporti tra Meloni e Orbán non si sono mai interrotti, nonostante subito dopo l’attacco russo in Ucraina la premier evitasse i selfie con l’autocrate.

Proprio Novák ha facilitato anche il riavvicinamento pubblico tra i due leader, invitando Meloni al summit demografico di Budapest dello scorso settembre e dando loro così il pretesto per un bilaterale. La politica ungherese ha accompagnato Orbán nei viaggi romani, compresa la capatina a Roma ad agosto 2022 per poter esibire un incontro con papa Francesco. E così come Orbán ha sempre scommesso per primo su Trump, così un anno fa, da presidente, Novák si è fatta fotografare con Elon Musk mentre visitava una fabbrica Tesla in Texas e discuteva «di crisi demografica».

Poi lo scossone il 2 febbraio di quest’anno: il portale 444 rivela che nell’aprile 2023, contestualmente con la visita del papa a Budapest, la allora presidente ha concesso la grazia presidenziale a Endre Kónya, vicedirettore dell’orfanotrofio di Bicske, il quale ha cercato di coprire abusi pedofili, arrivando a forzare i bimbi a prestare falsa testimonianza.

Le pressioni per graziare Kónya, che proviene da una famiglia potente nella chiesa calvinista, sono arrivate da ambienti della chiesa riformata (uno su tutti, Zoltán Balog) vicini al premier e in relazione stretta con la allora presidente. Di fronte alle rivelazioni, Orbán non ha preso le difese di Novák, che ha dovuto dimettersi.

Da allora, ha avuto ben poco da esibire, se non un titolo onorifico assegnatole da un’università della Corea del Sud. Poi a settembre l’annuncio: «Sono ceo e cofondatrice di X·Y Worldwide, che offre soluzioni contro il crollo delle nascite».

Ma la vera, grande occasione di riabilitazione pubblica è stata offerta da Meloni. Per usare le parole di Novák: «Congratulazioni, Giorgia!».

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