L’ex ministro dell’Ambiente del governo rossoverde di inizio anni 2000, Jürgen Trittin, ospite del Goethe Institut di Roma, guarda con preoccupazione alle prossime elezioni federali in Germania: «Non c’è più una maggioranza a sinistra del centro». 

Quando è stato ministro nel governo rossoverde non era esattamente un fervente sostenitore della maggioranza con la Spd. Ha cambiato la sua opinione sulle coalizioni? 

All’epoca c’era ancora la possibilità di trovare una maggioranza a sinistra del centro. Poi non c’è più stata per i sedici anni in cui ha governato Angela Merkel e per questo già nel 2021 ci siamo trovati davanti a una situazione in cui è impossibile che due partiti di centrosinistra governino il paese. A questo si aggiunge che dall’altra parte si sviluppato un partito fascista. Che il 7-8 per cento dei tedeschi abbia una visione del mondo razzista non è una novità, ma lo è il fatto che abbiano trovato una forma d’espressione parlamentare stabile, a differenza di quanto è successo con i Republikaner o la Npd. 

Qual è l’obiettivo di oggi per i partiti democratici? 

Spd, Verdi, ma anche Cdu e Fdp si trovano costrette a costruire alleanze che scavalcano i campi politici tradizionali. Vale anche per Markus Söder e Friedrich Merz (i capi di Csu e Cdu, ndr) che sono primi nei sondaggi e cercano di farlo dimenticare. 

Lei ha partecipato alle trattative per il contratto di coalizione dell’alleanza Semaforo. Perché il lavoro del governo procede in maniera così difficoltosa? 

Sicuramente qualcuno ha avuto aspettative eccessive, a cui personalmente non ho mai creduto. Ma nei primi due anni abbiamo dovuto fare i conti sia con le conseguenze economiche e sociali della pandemia, sia con una nuova sfida, la guerra in Ucraina. Le conseguenze sulla Germania sono state particolarmente gravi perché – contro le nostre raccomandazioni – i governi precedenti, formati da Cdu, Fdp e Spd ci hanno portato in un stato di fatale e totale dipendenza dal gas russo, ma le abbiamo superate bene. All’inizio del conflitto gli economisti prevedevano un crollo dell’economia simile a quello che abbiamo subito durante la crisi finanziaria. Non ci sono state conseguenze negative nemmeno sulla vita quotidiana delle persone perché il governo ha deciso di spendere. Se si subiscono le conseguenze di una guerra non si può pensare a consolidare il bilancio.

Cos’è successo poi? 

La Fdp ha perso diverse elezioni regionali e spinta da una paura esistenziale ha trasformato il freno al debito in un dogma religioso. Di fronte a sé ha trovato un cancelliere che in linea di massima è d’accordo con l’idea di fondo, ma soprattutto non aveva intenzione di mettere ulteriormente in difficoltà i liberali. 

E oggi? 

Ora viviamo in uno stato di negazione della realtà in cui crediamo di vivere in una normalità in cui possiamo consolidare il bilancio. E questo fatto comporta che gli accordi presi non siano più validi. Quando sono stato ministro sono andato giù duro con Gerhard Schröder, ma quando raggiungevo un accordo con Joschka Fischer e Werner Müller (anche loro ministri, ndr), quello aveva un valore. Questo non succede più e anche chi fa proposte sensate va incontro a tanti ostacoli burocratici. 

Del tipo? 

Non sono un amico del debito pubblico eccessivo, anche perché lo trovo una prova del fatto che si è troppo codardi per tassare i ricchi. Ma non mi spiego perché la Germania debba imporsi regole più rigide di quelle che valgono per il resto dell’Unione europea

Perché la percezione del governo e dei Verdi in particolare è così negativa nella popolazione?

La percezione è negativa per tutti e tre i partiti, i socialdemocratici hanno perso più di noi, la Fdp attualmente non supererebbe la soglia di sbarramento. Ma è vero che c’è l’impressione che siano i Verdi a essere particolarmente in crisi. La ragione sta nel fatto che abbiamo sempre parlato dei cambiamenti ineludibili chiamandoli con il loro nome, anche quando non era nel nostro interesse. Per esempio nel caso della fornitura di armi all’Ucraina, che abbiamo sostenuto perché non volevamo vedere che Putin invadesse immediatamente il paese successivo. Siamo diventati il bersaglio di chi pensa di poter guadagnare un vantaggio politico promettendo agli elettori che rimarrà tutto come non è mai stato.

La propaganda del centrodestra ha aiutato?

Abbiamo subito una persecuzione di fake news che è arrivata soprattutto dalla Csu e da alcuni grandi media. Ma i Verdi non vogliono prescrivere alla gente come parlare o cosa mangiare. Ora però dobbiamo smettere di motivare la nostra politica in maniera identitaria: va fatto capire che non siamo per la protezione del clima soltanto perché vogliamo evitare la catastrofe. La gente si abitua infatti perfino alle situazioni di emergenza. Se invece si parla alla morale, ci sono tanti altri che si butteranno in una guerra santa sui principi valoriali. 

Qual è la strada allora? 

Dobbiamo far passare che ci battiamo per il benessere delle persone. Ci sono ancora tanti che decidono di trasferirsi in Germania perché i salari sono più alti, dobbiamo conservare questa ricchezza. Per esempio, dobbiamo risolvere i problemi del nostro automotive e iniziare a produrre macchine elettriche adatte alle masse per restare competitivi nel nostro mercato più grande, la Cina. Che il futuro sia nell’elettrico non l’abbiamo deciso noi, ma Xi Jinping e Joe Biden, che non mi risulta siano Verdi. Impuntarsi sul diesel per tutelare posti di lavoro non ha senso, perché così in futuro rischiamo di non avere più niente da proteggere. 

La candidatura del ministro dell’Economia Robert Habeck può salvare l’immagine dei Verdi? 

L’idea di una corsa Scholz-Merz è uno pessimo scherzo, perché entrambi propongono un conservatorismo economico strutturale. La Spd crede che transizione energetica e politica industriale siano due cose distinte e che la prima presupponga un buono stato di salute della seconda. Non è così, ma per ottenere entrambe dobbiamo migliorare nelle rinnovabili, nelle tecnologie delle batterie a idrogeno e intelligenza artificiale. Cdu e Spd non credono di poter mettere i cittadini di fronte a questo fatto, il che significa sottovalutare l’elettorato. La gente va solo accompagnata nel cambiamento, per esempio con incentivi economici. Robert, che è l’uomo giusto per l’incarico, sta già impegnando questa strada al suo ministero.

Ma ha senso pensare alla cancelleria con i sondaggi che vi assegnano solo l’11-12 per cento? 

Nei sondaggi la distanza tra noi e la Spd non è così grande, potrebbero rinunciare loro al candidato. 

Cosa pensa dell’onda nera che sta investendo l’Europa?

I partiti estremisti sono già riusciti a spostare il dibattito a destra, soprattutto per quanto riguarda le politiche migratorie. Si viene quasi considerati traditori della patria se al giorno d’oggi si fa notare che senza organizzare l’immigrazione non saremo in grado di salvaguardare il nostro benessere. La differenza tra i fascisti e i democratici di destra ormai è solo il fatto che i fascisti vogliono direttamente di vietare l’immigrazione mentre i democratici si dicono contrari all’immigrazione “irregolare”. 

Qual è la prospettiva? 

È terribile come i fascisti stiano guadagnando terreno. In Germania nessuno vuole renderli presentabili, ci ricordiamo bene cos’è successo negli anni Trenta, quando i nazisti hanno ottenuto la maggioranza grazie a partiti democratici. Abbiamo una Costituzione che, memore di questa esperienza, contiene molti meccanismi di salvaguardia, ma guardando ad altre realtà come Svezia e Paesi Bassi non so quanto la situazione possa ancora tenere in Germania. 

C’è il rischio che i partiti democratici rincorrano la destra sul suo terreno, per esempio sulla gestione dei migranti? 

Per avere un approccio adulto al problema dobbiamo differenziare tra chi viene per lavorare e chi fugge dall’emergenza. Ma siccome dovremo convivere con la migrazione andrà organizzata in maniera razionale. Non possiamo ingannare le persone dicendo loro che il problema può essere tenuto lontano. La promessa dei conservatori di fermare l’immigrazione è solo uno spunto programmatico per i fascisti. 

È una convergenza che può evolvere in alleanza? 

Non lo so, non voglio arrivare a profetizzare niente di simile. Conosco molte persone nella Cdu che hanno una posizione molto molto chiara su questo tema, anche se alcuni cristianodemocratici dell’est vedono i colleghi di AfD come fratelli nello spirito. Va però tenuto a mente che la Cdu è nata dalla fusione tra il partito cattolico conservatore e quello protestante in contrapposizione al nazismo. Non credo che i cristianodemocratici stiano soltanto aspettando la prima occasione utile per fare cosa comune con AfD. 

© Riproduzione riservata