Il rischio più grande del voto è che l’estrema destra prenda più di un terzo dei consensi, quota che le consentirebbe di bloccare tutte le iniziative di governo più importanti. Un successo che viene dalla paura di perdere il benessere e dall’insoddisfazione nei confronti del governo centrale
Il Freistaat – il libero stato – della Turingia non è uno dei Land più grandi della repubblica federale, ma sicuramente uno dei più interessanti degli ultimi anni, politicamente parlando. L’elemento che più pesa sullo sviluppo politico delle legislature più recenti è l’eredità della permanenza nella Ddr: dal 1990 l’orientamento del voto ha restituito risultati molto diversificati.
Mentre nei primi anni dopo la riunificazione gli elettori votarono in massa per i cristianodemocratici della Cdu, dal 1994 in poi la Linke ha guadagnato consensi. Dal 2014 però ha dovuto fare i conti con AfD, partita immediatamente con grande slancio e piazzandosi in maniera solida con il 10 per cento dei consensi. Alle ultime elezioni, quelle del 2019, è arrivata a toccare il 23 per cento. Insomma, l’estrema destra ha avuto risultati molto buoni negli ultimi dieci anni e rischia di arrivare addirittura prima a Erfurt.
Nel Land dell’est che ha dato la gloria letteraria anche a Johann Wolfgang von Goethe attualmente è in carica un governo di minoranza: una soluzione d’emergenza trovata dopo che nel 2020 si era rischiato il caso istituzionale. All’epoca infatti lo Spitzenkandidat della Fdp, lo stesso Thomas Kemmerich in corsa anche quest’anno, si era fatto eleggere governatore anche con i voti di AfD: una vergogna secondo molti suoi concittadini, tanto che la presidenza durò poche ore e insieme a lei tramontò anche la carriera di Annegret Kramp-Karrenbauer, all’epoca segretaria generale della Cdu con la benedizione di Angela Merkel. La cancelliera non aveva gradito la gestione del dossier regionale: alla Cdu della Turingia era stato impedito di allearsi sia con la Cdu che con la Linke, con il risultato che si decise che l’appoggio esterno della Linke a un governo Kemmerich potesse essere tollerato. Nulla di più sbagliato: l’esito finale è stata la coalizione di Linke, Spd e Verdi, che però fin dalla sua entrata in carica affronta un mandato in salita.
Ora, la situazione rischia di farsi addirittura più complessa: gli ultimi sondaggi danno AfD saldamente al primo posto con il 30 per cento dei consensi. A seguire la Cdu con il 21 per cento, poi Bündnis Sahra Wagenknecht, la nuova formazione nata intorno all’ex stella della Linke, già al 19 per cento. La Linke insegue al 15 per cento, la Spd si ferma al 7, i Verdi galleggiano intorno al 3. Insomma, attualmente gli scenari sono molto preoccupanti: il caso più imprevedibile sarebbe un’inedita alleanza tra i rossobruni di BSW e AfD, con conseguenze finora inesplorate. Le altre possibilità di alleanze che escludano AfD, linea rossa che la Cdu si è ripromessa di non oltrepassare, prevedono in ogni caso un'alleanza con Wagenknecht, con in aggiunta un terzo partner di coalizione da scegliere tra Linke e Spd.
A livello nazionale il presidente Friedrich Merz (ma anche la Spd del cancelliere Olaf Scholz) ha spiegato che non si alleerà mai con Wagenknecht, mentre a livello locale ha lasciato la decisione ai territori. Dal canto suo, però, BSW ha annunciato di non voler entrare in coalizione con chi non si schiera a favore della ricerca di una soluzione diplomatica per il conflitto ucraino, una posizione che potrebbe creare ulteriori problemi nelle trattative.
Le ragioni
Resta il rischio che si vada incontro a uno scenario in cui AfD è sì fuori dal governo, ma raggiunge un terzo dei consensi, la minoranza di blocco che comprometterebbe scelte di governo locale importanti, come gli interventi sulla costituzione regionale, la scelta del presidente della corte dei conti o della corte costituzionale. In ogni caso, poi, il primo partito per prassi propone il presidente del parlamento regionale, un altro incarico che finirà quasi sicuramente nelle mani dell’estrema destra.
C’è poi un tema che riguarda nello specifico la Turingia, o meglio il regolamento parlamentare regionale: il governo deve infatti essere votato da una maggioranza qualificata nelle prime due chiame, mentre dalla terza basta la maggioranza relativa. Tradotto: se non si dovesse trovare l’accordo tra gli altri partiti entro le prime due chiame, AfD potrebbe anche eleggersi il presidente da sola.
A quella poltrona mira Björn Höcke, uno dei volti più noti di AfD anche a livello nazionale. Il professore di storia che usa motti nazisti salvo difendersi davanti al tribunale dicendo di usarli senza conoscerne l’origine è Spitzenkandidat nella sua regione per la terza volta. È stato lui a fondare il Flügel, l’ala più estremista – categorizzata come di estrema destra anche dai servizi segreti interni prima del suo scioglimento – e intransigente del partito. In queste elezioni rischia di finire per dare le carte, visto che si muove in un contesto in cui può cavalcare l’onda di insoddisfazione che monta contro il governo federale.
Effettivamente in queste elezioni regionali sono entrati tanti temi di respiro nazionale, come la sicurezza, il cambiamento climatico, l’emergenza abitativa e così via. Una strategia, notano gli osservatori, che mira a toccare le corde più emozionali dell’elettorato, ma che serve anche per sottolineare le diversità tra un partito e l'altro. A chi fa campagna contro il governo nazionale, poi, è utile tirarli in ballo per attaccare la coalizione semaforo.
AfD si sente già padrona: i vertici di partito hanno fatto capire anche in maniera minacciosa che nei centri più piccoli è l’estrema destra a comandare, e chi volesse appendere altri manifesti «rischia grosso». Sicuramente si tratta di un terreno fertile: secondo un recente sondaggio Monitor, il 19 per cento della popolazione condivide posizioni di estrema destra, il 60 per cento si muove su una linea populista. Per il 59 per cento della popolazione in Turingia ci sono troppi stranieri.
Il giornalista Martin Debes sottolinea anche come sopravviva una mentalità ereditata dai tempi della Ddr, per cui il timore di veder minacciato il proprio status sociale e il benessere economico morde molto di più che all’ovest. La Wende ha cambiato le cose nel 1990, per molti in meglio, ma per molti altri in peggio, strappando peraltro a molti l’identità e la consapevolezza del proprio valore. C’è anche, secondo l’osservatore, un gusto a veder finalmente danneggiato in maniera seria il governo centrale che appare incapace di fare la differenza.
Lo scienziato politico Wolfgang Schroeder, invece, indica come cavallo di Troia che AfD ha saputo sfruttare molte iniziative e associazioni sul territorio, ormai permeate dalla mentalità di estrema destra. Un fenomeno molto più radicato che a ovest, dove la normalizzazione del partito incontra più ostacoli. Ma è proprio quello il rischio, secondo lo studioso: che ora anche a livello politico la Cdu decida di assecondare AfD e includerla come se nulla fosse – e contro la posizione storica di tutto l’arco parlamentare tedesco – in una coalizione di governo.
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