La partita delle nomine della presidente della Commissione Ue rischia di impantanarsi sul nome di Raffaele Fitto, che per i socialisti italiani non dovrebbe meritare una vicepresidenza. Più morbidi gli spagnoli che vedono a rischio il destino della loro Teresa Ribera
Sembra in stallo la procedura di convalida del nuovo esecutivo scelto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Impostato su un fragile accordo tra socialisti e popolari, von der Leyen aveva ulteriormente aggravato il carico del compromesso imponendo come vicepresidente esecutivo l’italiano Raffaele Fitto, particolarmente inviso ai socialisti europei. Secondo S&D, una vicepresidenza a Fitto – e non un ruolo da semplice commissario – sposterebbe troppo l'esecutivo europeo verso destra, in un momento in cui, già su alcune questioni, il Ppe ha votato insieme a Ecr e non insieme ai socialisti in parlamento. La nomina di Fitto, però, è legata a doppio filo a quella della spagnola Teresa Ribera, per cui Pedro Sanchez ha strappato una nomina di peso.
Mentre la discussione su Fitto è sospesa, dunque, la presidente ha tastato il terreno con tutti i gruppi per lavorare su un accordo che accontenti tutti, ma dal momento in cui i socialisti (anche i dem italiani) continuano a spingere per strappare a Fitto la vicepresidenza esecutiva non sembra esserci per ora possibilità di compromesso. Giorgia Meloni ha scritto su X accusando il Pd e i socialisti europei di pensare che l’Italia non meriti una presidenza esecutiva. Antonio Tajani – che con Forza Italia fa parte del Ppe – ha detto invece che la nomina di Fitto «è interesse dell'Europa, è interesse dell'Italia -aggiunge- non si può perdere altro tempo per capricci di partito. Al di là dei confini nazionali bisogna sempre pensare che c'è un interesse dell'Italia e dell'Europa. Non si può dire di essere europeisti soltanto quando le cose vanno come gli piacciono. Non si può essere europeisti a la carte, l'Italia ha indicato Fitto, la Commissione europea ha scelto, attraverso la sua presidente, Fitto come vicepresidente esecutivo, se si è europeisti bisogna avere un rapporto europeista e non di partito con la Commissione europea».
Di tutta risposta all’opposizione a Fitto, i popolari spagnoli martedì sera hanno sottoposto la candidata socialista di Madrid a una dura audizione in commissione. Il Ppe chiede anche di votare su di lei solo dopo che avrà risposto, in qualità di ministro del governo Sanchez, al dibattito nell’Assemblea iberica sull’alluvione di Valencia. Questo comportamento ha portato grande tensione nei socialisti spagnoli, che pensano che i popolari stiano usando Ribera come capro espiatorio per le alluvioni di Valencia, per cercare di nascondere gli errori del presidente popolare della generalitat, Carlos Mazón. Una mossa che ha complicato le cose e che ha convinto definitivamente S&D a votare contro Fitto e contro il candidato ungherese espressione di Viktor Orban.
Sembra però che il voto sulle vicepresidenze verrà presentato con un pacchetto unico contenente tutte e sei e potrebbe slittare alla prossima settimana, nel tentativo di trovare un accordo. Intanto, però, anche i liberali di Renew Europe sembrano scontenti del comportamento dei popolari. Von der Leyen dovrebbe, secondo loro, richiamare il suo partito nei ranghi.
Chi invece ha cercato di calmare le acque è la presidente del Parlamento europeo, la popolare maltese Roberta Metsola: «Il Parlamento europeo voterà la prossima Commissione il 27 novembre. C'è ancora tempo. L'Aula è pienamente impegnata a far entrare in carica la nuova Commissione. Questa è una nostra responsabilità e la prendiamo molto seriamente. Soprattutto se guardiamo a ciò che sta accadendo nel mondo». Metsola ha inoltre aggiunto che è normale che l’inizio di una nuova legislatura sia difficile, «ma l’importante è lavorare insieme».
Le gioie degli altri
A gongolare è Matteo Salvini, rimasto fuori dall’accordo parallelo tra Meloni e von der Leyen.
«Von der Leyen non l'abbiamo votata al primo giro e non la voteremo al secondo giro. Fitto e qualche altro commissario sono persone valide e in gamba, conto che non vengano travolti dallo scontro politico». Comunque la Commissione von der Leyen «parte debolissima se ancor prima di insediarsi fra Socialisti e Popolari litigano, mentre Trump parte spedito con nomine e idee chiare, che possono piacere o non piacere ma sono assolutamente una scelta di campo. Se l'Europa perde altro tempo bisogna ripensare tutto quanto», ha detto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a Radio 24.
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