Secondo i pm la fondazione Open avrebbe agito come l’articolazione di un partito e avrebbe ricevuto ingenti somme di denaro in violazione della normativa sul finanziamento dei partiti.
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi compare tra i nomi di una nuova indagine della procura di Firenze. I pm hanno chiuso l’inchiesta sulla fondazione Open, utilizzata per organizzare eventi politici durante gli anni in cui Renzi era all’interno Partito democratico, e ha notificato gli avvisi di conclusione nei confronti di 11 indagati. Oltre all’ex sindaco di Firenze tra questi rientrano anche i suoi più stretti collaboratori: Maria Elena Boschi, Luca Lotti, il suo amico e imprenditore Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi. La lunga serie di nomi comprende anche Patrizio Donnini, Alfonso Toto, Riccardo Maestrelli, Carmine Ansalone, Giovanni Caruci, Pietro Di Lorenzo. Nei loro confronti vengono contestati a vario titolo i reati di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio, traffico di influenze. Nel mirino degli investigatori sono finite anche quattro società.
Le accuse
Secondo i pm Luca Turco e Antonino Nastasi che hanno condotto le indagini, la fondazione Open avrebbe agito come l’articolazione di un partito e avrebbe ricevuto una somma di denaro di oltre a 3,5 milioni di euro violando la normativa sul finanziamento ai partiti. Tra il 2012 e il 2018, secondo i pm, parte di quei soldi sono stati spesi per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi e della sua corrente all’interno del Partito democratico.
Nell’inchiesta iniziata nel 2019, Renzi, Boschi, Bianchi, Lotti e Carrai sono indagati nel filone che riguarda proprio il finanziamento illecito ai partiti «perché in concorso tra loro, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso». All’epoca erano tutti membri del consiglio direttivo della fondazione «riferibile a Matteo Renzi» e «ricevevano in violazione della normativa citata contributi di denaro che i finanziatori consegnavano alla fondazione Open» si legge nelle carte.
Durante le indagini ci sono stati più elementi che hanno insospettito gli inquirenti, i quali hanno deciso di approfondire i legami tra la fondazione e alcune società. Nel mirino è finito un flusso di denaro sospetto: Toto avrebbe versato all’avvocato Bianchi una somma di 700mila euro come consulenza per un contenzioso, ma parte di quei soldi sarebbero poi finiti alla Fondazione e al comitato per la riforma costituzionale proposta da Renzi e respinta dal referendum del 4 dicembre 2016. Da qui sono partite una serie di perquisizioni per ampliare le indagini.
I legami tra Open e gli Emirati Arabi Uniti
Nel febbraio scorso un’inchiesta di Domani aveva già rivelato di due donazioni cospicue per un totale di 75mila euro ricevute dalla fondazione Open da parte della Corporacion America. Quest’ultima è partecipata dal 2018 da una holding riconducibile all’Investment corporation del governo degli Emirati Arabi Uniti. Dietro questi finanziamenti si celano possibili conflitti di interessi per Renzi e Carrai, visto che la Corporacion America Italia detiene la maggioranza di Toscana Aeroporti dal 2017. L’entrata della nuova società all’interno della Toscana Aeroporti avviene in un periodo in cui Marco Carrai ne era il presidente oltre a essere all’interno del consiglio direttivo della fondazione Open, la stessa che ha ricevuto la donazione di 75mila euro.
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