«Ma poi qualcuno ha nostalgia del fascismo?». Così se ne esce Salvini. Nei giorni dell’affaire Scurati e della presa governativa della tv pubblica, la premier si dichiara sui social «avversa ai regimi». Mattarella parla del «vero volto del fascismo»
Nei giorni in cui l’Italia – e tutta Europa – discute del caso Scurati, e della censura del suo monologo antifascista che non ha potuto essere trasmesso in Rai, Giorgia Meloni prova a indossare la giacca di premier moderata.
La dichiarazione di Meloni
Questa mattina la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha pubblicato sui suoi profili social il seguente messaggio: «Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio. Continueremo a lavorare per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà. Viva la libertà!».
Gli altri 25 aprile di Meloni
Un anno fa Meloni da premier aveva affidato la sua versione – anche all’epoca di fatto in forma di monologo – alle pagine del Corriere della Sera. Anche il 25 aprile 2023 la premier aveva portato avanti uno sforzo di normalizzazione dell’estrema destra. Ma dava una sua versione della storia. Invece che di Resistenza, parlava di «spirale di odio» e «guerra civile». La premier usava mai la parola “Resistenza”? Quattro volte, ma mai per fare riferimento al suo ruolo nella liberazione del paese.
Meloni affermava il ruolo della sua destra e lamentava «il fatto di usare la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico: una sorta di arma di esclusione di massa».
I piani della premier
Come ha raccontato Daniela Preziosi nell’edizione odierna, Meloni aveva già fatto sapere che, a parte le incombenze ufficiali, non avrebbe reso omaggio all’insurrezione di Milano e alla Liberazione dal nazifascismo.
Dopo un anno e mezzo di governo – riepiloga Preziosi – è riuscita a pronunciare la parola «nazifascismo» solo lo scorso 28 gennaio, al Quirinale per il Giorno della Memoria. Dopo una lezione magistrale di Mattarella, ha finalmente messo nella stessa frase «la vergogna delle leggi razziali del 1938» e «il disegno criminale nazifascista».
Il discorso di Mattarella
Un anno fa era stato proprio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a esprimere con fermezza la condanna del fascismo. Mattarella oggi ha tenuto il suo discorso per il 25 aprile, mostrando cosa era successo «in nome della superiorià nazionale» e in che modo «il fascismo aveva in realtà da tempo scoperto il suo volto».
Un estratto: «Una lunga scia di sangue ha accompagnato il cammino dell'Italia verso la Liberazione. Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la grandezza e l'influenza dell'Italia si sarebbero dispiegate in un nuovo ordine mondiale. Un ordine fondato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Una aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana. Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l'Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo. Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: 'Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…». Parole pronunciate a Civitella in Val di Chiana.
«In nome della superiorità nazionale»
Ancora Mattarella: «Generazioni di giovani italiani, educati, fin da bambini, al culto infausto della guerra e dell'obbedienza cieca e assoluta, erano stati mandati, in nome di una pretesa superiorità nazionale, ad aggredire con le armi nazioni vicine: le 'patrie degli altri' come le chiamava don Lorenzo Milani. Nella disastrosa ritirata di Russia, sui campi di El Alamein, nelle brutali repressioni compiute in Grecia, nei Balcani, in Etiopia, nelle deportazioni degli ebrei verso i campi di sterminio, nel sostegno ai nazisti nella repressione della popolazione civile, si consumò la rottura tra il popolo italiano e il fascismo. Si verificò – scrisse ancora Salvatorelli – “una crisi morale profonda, una disaffezione completa rispetto al regime, un crollo disastroso dell'idolo Mussolini”. Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani».
Il 25 aprile di Salvini
«Ma quale prima volta, ho sempre onorato il 25 aprile senza doverlo sbandierare e senza politicizzarlo», è andato a dire il leader leghista Matteo Salvini a margine della celebrazione del 25 aprile in largo Caduti milanesi per la Patria a Milano. Il governo è antifascista?, gli chiedono i cronisti. E lui: «Questo è un governo scelto dai cittadini. Poi l'antifascismo sì, mi sembra evidente. Ma poi qualcuno ha nostalgia del fascismo? Spero di no».
Alle 15 Salvini presenta il suo libro “Controvento, l’Italia che non si arrende” sempre a Milano.
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