La pericolosità della riforma voluta dal governo è massima perché dal disegno di Calderoli non si torna indietro. Deciso il conferimento dei poteri ad alcune regioni, per tornare indietro occorre l’accordo degli interessati. Altrimenti tutto resterà come deciso dal patto a due tra regione e governo
La campagna per il referendum per abrogare la legge Calderoli sull’autonomia regionale differenziata è iniziata. Non era scontata la creazione di uno schieramento politico e sociale così ampio per questo referendum. Si vede anche dai toni rabbiosi, irridenti di chi comincia a preoccuparsi che gli elettori potrebbero cancellare una legge sbagliata che finirebbe per dividere l’Italia e danneggiare tutte le regioni, al contrario di quanto affermato dalla Lega.
Chi ironizza su una foto di gruppo ampia (sono tanti i soggetti coinvolti) dimentica che l’obiettivo del referendum è cancellare una legge che non solo porterebbe l’Italia a prima dell’unità nazionale, dando vita a 20 staterelli in concorrenza tra loro nelle regole, nelle materie fondamentali (anche per le imprese) e nei rapporti con l’estero, dando vita a una regionalizzazione non solidale, immemori di avere superato dazi e tassazioni interne all’Italia proprio per favorire lo sviluppo di tutti.
Poteri e quattrini
La pericolosità di questa legge è massima perché dal disegno di Calderoli non si torna indietro. Deciso il conferimento dei poteri ad alcune regioni per tornare indietro occorre l’accordo degli interessati (soprattutto dei presidenti Luca Zaia e Attilio Fontana, visto che Stefano Bonaccini ha capito il pericolo) altrimenti tutto resterà come deciso dal patto a due tra regione e governo.
È urgente bloccare la legge con i ricorsi alla Consulta delle regioni. I rapporti di forza in parlamento non hanno reso possibile bloccarla e ora solo la maggioranza delle elettrici e degli elettori può cancellare questo obbrobrio.
L’obiettivo dei presidenti leghisti sono i poteri e soprattutto i quattrini.
Se lo stato incasserà meno perché alcune regioni economicamente più forti si terranno più risorse, e non si faranno carico del debito pubblico di tutti, chi pagherà per loro? Se si trasferiscono poteri e soldi ad alcune regioni si dovrebbe trasferire loro anche il debito pubblico. Altrimenti Calabria e altre regioni più deboli pagheranno anche per le altre. Il presidente Roberto Occhiuto sembra averlo capito e sta provando a bloccare questo scempio.
Il referendum abrogativo offre un’occasione anche a chi si è accorto tardi del pericolo.
Cortocircuito leghista
Il meccanismo di definizione dei poteri, del personale, dei quattrini da trasferire alle regioni è sostanzialmente affidato dalla legge Calderoli a una commissione mista tra governo e regione interessata che ha poteri istruttori (e di futuri aumenti) che daranno l’alibi al ministro Roberto Calderoli per intimare agli altri colleghi di governo, entro i rigidi e brevi tempi previsti dalla sua legge, di inviare le risposte.
Senza risposte entro i tempi fissati Calderoli vuole procedere comunque a dare poteri e quattrini, dimenticando che qualunque provvedimento di spesa in Italia può essere approvato dal parlamento solo se ha il consenso del ministro dell’Economia e riceve la “bollinatura”, cioè il via libera dagli organi di controllo dei conti pubblici.
Si formerebbe un circuito in cui due presidenti leghisti si mettono d’accordo con il ministro leghista che a sua volta vuole il via libera dal ministro leghista dell’Economia, che ha accettato un meccanismo di decisione che non ha uguali nella nostra legislazione, perché il Mef non può dare un silenzio assenso in nessun caso, ma solo un consenso esplicito e certo, solo se ci sono le risorse. Giancarlo Giorgetti non si è opposto a questo meccanismo ma ora dovrà spiegare come pensa di uscire dal cul de sac in cui si è cacciato. Per sicurezza di tutti abroghiamo la legge.
Raccogliere le firme
Fratelli d’Italia ha accettato questa legge sotto l’influsso di sostanze allucinogene o per salvare il governo a ogni costo, comunque ha contraddetto la sua (presunta) vocazione nazionale per un piatto di lenticchie.
Ora vanno raccolte le firme, occasione per spiegare le ragioni che impongono di abrogare questa legge. Ogni associazione o partito deve portare le sue motivazioni ideali, politiche, sociali, territoriali. La diversità di accenti fa bene al referendum che ha il solo obiettivo di abrogare la legge. È uno schieramento ampio, ma il cammino è solo iniziato. Anzitutto occorre convincere la Corte costituzionale ad ammetterlo, poi la maggioranza degli elettori ad andare a votare e questo sarebbe un ricostituente per la nostra democrazia.
Gli argomenti sono forti, validi, del resto solo così si può rinsaldare il ruolo dell’Italia, ma non sarà una passeggiata. L’esito non è scontato, le destre punteranno sull’astensione, noi dobbiamo conquistare al voto.
L’alternativa politica alle destre può giovarsi di questo referendum abrogativo. In passato troppe volte non ha saputo farlo. Ma un referendum non basta, occorrono un progetto e uno schieramento alternativi in grado di battere le destre.
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