Complessivamente, nel 2023 il governo Meloni ha tagliato 631 milioni di dollari di aiuti ai paesi in via di sviluppo. A livello globale i paesi ricchi hanno destinato solo lo 0,27 per cento del loro reddito lordo: l’obiettivo dell’Onu dello 0,70 per cento rimane un miraggio
Il Piano Mattei. Nelle intenzioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «un piano concreto di interventi strategici» per l’Africa, considerato una priorità fin dal suo insediamento. Ma finora, al di là degli annunci, l’unico elemento certo è che nel 2023 i finanziamenti italiani verso i paesi africani sono scesi di un terzo rispetto all’anno precedente. A certificarlo è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (Ocse), che ha appena pubblicato i dati preliminari riferiti al 2023, analizzati oggi da Oxfam Italia.
Scendono gli aiuti bilaterali
«I dati preliminari per il 2023 forniti dall’Ocse sono chiari», denuncia Francesco Petrelli, portavoce e policy advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia: «Il nostro Paese è passato dallo stanziamento di 515 milioni nel 2022 per gli aiuti bilaterali ai Paesi africani a 351 milioni nel 2023». Cioè il 32 per cento in meno in un anno. Lo stesso vale per i fondi destinati ai cosiddetti paesi a basso tasso di sviluppo, cioè i più poveri e fragili, che scendono da 381 milioni di dollari nel 2022 a 265 nel 2022. Così come per gli aiuti destinati a fronteggiare le più gravi crisi umanitarie, «che crollano di ben 143 milioni, passando da 398 milioni a 255 (- 36 per cento). Nonostante i bisogni umanitari siano in netta crescita alla luce delle gravissime crisi che si stanno consumando a livello internazionale», aggiunge Francesco Petrelli.
È sugli aiuti bilaterali che l’apporto italiano è accompagnato dal segno meno: anche quelli destinati più in generale ai paesi in via di sviluppo, non solo africani, scendono del 25 per cento, mentre i finanziamenti multilaterali, quelli per le organizzazioni internazionali, rimangono costanti.
I dati dell’Ocse dicono anche un’altra cosa, cioè che per l’accoglienza dei richiedenti asilo i soldi si prendono dal bilancio, già esistente, per la cooperazione allo sviluppo. Quasi un terzo dell’aiuto italiano resta nel nostro Paese per far fronte ai costi dell’accoglienza dei migranti: da 1.480 milioni nel 2022 a 1.609 milioni nel 2023, circa il 27 per cento del totale dell’aiuto pubblico italiano per l’anno passato. «Certamente pesa l’aumento degli arrivi attraverso il Mediterraneo, passati da 104mila nel 2022 al numero record di 155mila nel 2023. Resta però un’evidenza lampante: si tratta di risorse che ancora una volta non vengono destinate ai paesi poveri», specifica Petrelli.
L’obiettivo dell’Agenda 2030 rimane lontano
A livello globale l’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) è in fase di stagnazione in gran parte dei Paesi ricchi. I dati Oxfam fotografano per il 2023 una crescita di appena l’1,8 per cento, dovuto per lo più al sostegno alla crisi in Ucraina. Ma se si tolgono gli aiuti a Kiev, viene fuori che nell’ultimo anno non è stato fatto nessun nuovo sforzo significativo per dotare i paesi più poveri, spesso attraversati da guerre, carestie e dalle conseguenze della crisi climatica.
In media i Paesi ricchi lo scorso anno hanno destinato solo lo 0,37 per cento del loro reddito nazionale lordo globale agli aiuti allo sviluppo, rispetto allo 0,36 per cento del 2022, passando da 211 miliardi di dollari a 223,7. Rimane lontano l’obiettivo dell’Agenda 2030 dell’Onu, che prevede di raggiungere lo 0,70 per cento rispetto al reddito nazionale lordo in aiuto allo sviluppo. Finora sono solo cinque i paesi europei che sono riusciti a raggiungere questo target: Lussemburgo, Norvegia, Svezia e Danimarca e Germania.
L’Italia, invece, si caratterizza in senso negativo: il nostro Paese passa infatti dallo 0,33 per cento di Aps nel 2022 allo 0,27 per cento nel 2023 in rapporto al reddito nazionale lordo, con un taglio di 631 milioni di dollari. «Ancora una volta, i paesi ricchi, inclusa l’Italia, hanno tradito le loro promesse», denuncia Francesco Petrelli di Oxfam. «Non si tratta infatti di carenza di risorse ma della volontà politica nel destinarle a questo impegno o nell’individuare ulteriori fonti di finanziamento a sostegno della spesa pubblica», conclude.
L’appello all’Italia
«Da questi dati appare evidente che l’Italia non mantiene la parola data. Anziché aumentare gli investimenti in cooperazione internazionale mantenendo l’impegno di destinare lo 0,70 per cento in aiuto allo sviluppo, si torna indietro», aggiunge Ivana Borsotto, portavoce della campagna 070, sostenuta anche da Oxfam. «Con un calo particolarmente duro per l’Africa e i paesi più fragili. Altro che Piano Mattei! Dove vanno a finire le promesse le dichiarazioni e gli impegni? Chiediamo al governo e al parlamento, con spirito di dialogo, più coerenza e determinazione nel cambiare marcia, a partire dalla prossima legge di bilancio. In nome della credibilità e responsabilità dell’Italia nel mondo e verso l’Africa».
In attesa che il Piano Mattei per l’Africa prenda forma e decolli come promesso dalla premier, gli investimenti verso i paesi più poveri del continente africano, al di là della retorica e degli annunci, scendono invece di salire.
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