L’ex ministro del lavoro: «È un’emergenza nazionale, continuiamo la mobilitazione nel paese. Le parole di Crosetto? Segno di scadimento del senso delle istituzioni»
La notizia del rinvio a giudizio del sottosegretario Delmastro riguarda direttamente Andrea Orlando (deputato Pd, ex ministro del Lavoro e della Giustizia): è uno dei parlamentari che visitarono in carcere l’anarchico Cospito e che poi Giovanni Donzelli, leggendo in aula atti riservati del Dap passatigli dall’allora convivente Delmastro, accusò di «stare dalla parte dei terroristi». «Questo passaggio, che non è definitivo» dice lui, «conferma che c’è stata una volontà di colpire l’opposizione. E per farlo si è mosso in modo non corretto, dando segno di indifferenza o ignoranza del rispetto delle regole».
Il governo si è preso la delega sul salario minimo. Ora che farete?
È uno schiaffo alle opposizioni, alle parti sociali, perché la delega va oltre il salario minimo e affronta il tema delle relazioni industriali sulle quali in molti, a partire dalla Cisl, hanno sempre sostenuto non si dovesse intervenire per legge, e qui si procede addirittura per delega al governo. Ma prima di tutto è uno schiaffo ai lavoratori italiani, a quelli che vivono sotto la soglia del salario minimo che avevamo indicato. E non c’è solo un problema di equità, anche una sottovalutazione di un tema che ha a che fare con la competitività del paese. Mentre discutiamo sul salario minimo, i lavoratori perdono una mensilità e mezzo per l'inflazione, assistiamo a un aumento esponenziale dell'emigrazione dall'Italia e dell'aumento dei frontalieri nelle regioni più sviluppate del paese. La competizione internazionale si gioca sempre di più sulla disponibilità di forza lavoro qualificata. È surreale dover ricordare ai sovranisti che questa dinamica produce un effetto perverso: esportiamo mano d'opera qualificata e siamo costretti ad importare mano d'opera da qualificare. A spese dello stato in entrambi i casi.
Il salario minimo è archiviato?
No. È un’emergenza nazionale e continueremo la mobilitazione nel paese. E proveremo a inserire norme che spingano in quella direzione in tutte le occasioni, a partire dalla manovra.
Ma nella manovra le opposizioni toccheranno palla?
È chiaro che la maggioranza va verso la blindatura. Ma non significa che il parlamento, ormai ridotto a una tribuna, non debba essere utilizzato per tenere il tema nella discussione.
Le opposizioni però sulla manovra non sono compatte.
Non mancheranno segnali di unità. Penso che anche per chi è più indulgente con questo governo sarà difficile non ricercare una strada unitaria con il resro dell’opposizione.
Siete divisi sulle bollette: sulla fine del mercato tutelato il Pd si è rimangiato una scelta di Draghi. Perché?
Nessuno mette in discussione il superamento del mercato tutelato, il problema è il come. Ma stiamo affrontando questo passaggio durante una crescita esponenziale delle bollette e il totale insuccesso degli interventi del governo per calmierare i prezzi. Il problema è arrivarci quando il prezzo non venga pagato dagli utenti più poveri. La maggioranza è stata brava a costruire argomenti che distraessero l'opinione pubblica dagli effetti della manovra. A partire dai 700mila lavoratori che hanno scoperto che andranno in pensione con coefficienti inferiori a quelli per cui avevano versato i contributi.
Sono giorni di scioperi. Il governo non teme i sindacati e neanche i lavoratori?
Non è che non li teme, è che non è in grado di fare i conti con questi problemi, per questo, non potendo negarli, cerca di delegittimare il sindacato.
Meloni però dice che l'occupazione aumenta e insomma i numeri vanno bene.
L'occupazione aumenta costantemente dal rimbalzo dopo la caduta del Covid, grazie anche alle scelte di protezione fatte all'epoca e contestate dalla Meloni. C'è stata una crescita, ma caratterizzata anche dalla crescita della precarietà e dei bassi salari. Questo tema non risolto rischia di esplodere nei prossimi mesi in seguito ad un rallentamento dell'economia. La fine del 110 per cento combinata con l'aumento dei tassi di interesse porterà a una frenata nell'edilizia. Piuttosto che farsi vanto di meriti che appartengono ad altri, Meloni dovrebbe porsi il problema di come consolidare i livelli occupazionali. La manovra, nel rapporto fra spesa pubblica e stimolo alla crescita, ha un coefficiente bassissimo, persino Confindustria è stata costretta a sottolinearlo.
Il ministro Crosetto parla di «opposizione giudiziaria»: ce la aveva con l’arrivo del rinvio a giudizio del sottosegretario Delmastro?
Intende il sistema Gasparri, cioè se hai la coda di paglia dici che ti stanno perseguitando? No in questo caso penso che alla base di quelle parole ci sia una non conoscenza piena delle dinamiche della magistratura. E una non piena consapevolezza del fatto che quando parla il ministro della Difesa non parla un normale cittadino, e neanche un normale ministro. Quando il ministro della Difesa dice "sono venuto a conoscenza di", la prima domanda che si fa chi conosce queste dinamiche è quali strumenti ha attivato per arrivare a quel tipo di conoscenza. Crosetto forse spiegherà che le cose di cui parlava gliele ha dette suo cugino, ma il fatto che non si sia posto questo tema nel momento in cui parlava di presunti nessi tra il dibattito dei magistrati e di iniziativa giudiziaria è segno di uno scadimento del senso delle istituzioni. Che in Crosetto sorprende.
Il Pd resta inchiodato nei sondaggi. Qualcosa non sta funzionando?
No, dobbiamo mantenere l'attenzione sulla crisi salariale, sulla crisi industriale, sulle questioni che di più preoccupano gli italiani e che purtroppo si manifesteranno nelle prossime settimane. Fino a qui si sono visti i proclami, la propaganda, la disinformazione, l'utilizzo anche spregiudicato della Rai. Ma nelle prossime settimane arriverà a molti una 13esima più leggera dell'anno scorso. E la benzina che continua a costare troppo nonostante i cartelli del ministro Urso.
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