Questo il parere che si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna del figlio della compagna del leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino, Fabio Corradetti, e del leader di Fn Palermo Massimiliano Ursino. Per la giudice sono però evidenti la devastazione e il saccheggio. Il prefetto di Roma di allora, Piantedosi, potrebbe diventare ministro dell’Interno
Secondo il tribunale di Roma, l’assalto alla Cgil del 9 ottobre 2021 guidato dai leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino e Roberto Fiore e dall’ex Nar Luigi Aronica non aveva «matrice fascista». È quanto si legge a un anno di distanza nelle motivazioni della sentenza di condanna per i sei imputati per l’attacco alla sede del sindacato, giudicati con rito abbreviato.
L’8 ottobre, tre giorni dopo che la giudice Valeria Tomassini depositava la sentenza, il segretario della Cgil Maurizio Landini non se la prendeva con le procure: «Hanno fatto quello che era in loro potere», ma con il parlamento, che aveva discusso lo scioglimento ma non lo aveva chiesto in via definitiva al governo. E Mario Draghi, il presidente del Consiglio che pure aveva portato la sua solidarietà alla Cgil l’11 ottobre, ha preferito non muoversi senza che i giudici riconoscessero le implicazioni neofasciste.
Gli imputati
Le motivazioni dell’Anpi, che pure era stata riconosciuta tra le parti civili del processo con rito abbreviato, non hanno trovato ascolto. Per la giudice «non emerge alcuna lesione» ai valori dell’antifascismo. Negli altri processi l'associazione dei partigiani non sarà nemmeno parte in causa. A oggi gli imputati per la manifestazione no green pass sfociata nell’assalto alla sede sindacale sono 24. Nel filone principale con rito ordinario rientrano Castellino, Fiore e Aronica. Le udienze sono ancora in corso.
I sei che hanno optato per il rito abbreviato, sono stati tutti condannati per devastazione e saccheggio. Lo scorso 11 luglio la Gup di Roma ha stabilito la pena di sei anni per i reati di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale aggravata a Fabio Corradetti, figlio della compagna del leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino, e a Massimiliano Ursino, leader palermitano di Fn; quattro anni e mezzo, invece, per Roberto Borra, Massimiliano Petri, Francesco Bellavista e Federico Trocino.
Secondo quanto ricostruito nel processo, Corradetti faceva parte di un gruppo composto da circa 50 persone «che aveva avuto un ruolo decisivo nel creare criticità per l'ordine e la sicurezza pubblica».
Castellino e la propaganda
Mentre Landini l’8 ottobre ha ricordato l’assalto e lo ha definito fascista, Castellino se l’è presa con il sindacato che ha fatto la manifestazione «non contro la guerra, il precariato ma contro Castellino e non si sa cosa, perché alla fine il processo sta dimostrando quello che è successo un anno fa. A qualcuno fa comodo raccontare la loro versione, gli fa comando lo scontro destra e sinistra». L'ex leader di Forza Nuova ha parlato a margine del convegno “Unire la resistenza”. Castellino infatti ha dichiarato di aver lasciato il suo vecchio partito per lanciare un nuovo movimento con il suo avvocato Carlo Taormina, Italia libera.
L’iniziativa è arrivata a un anno esatto dall'assalto alla Cgil, per dire «innanzitutto che siamo ancora qua. Ci hanno messo in galera, ne sono state raccontate di ogni – ha detto Castellino –. Noi siamo qui a dire quella che per noi è la verità sul 9 ottobre che non è la propaganda di Landini contro i lavoratori».
Un altro filone del processo comincerà il 18 ottobre, tra gli imputati Nicola Franzoni, leader dei No-vax e vicino ai movimenti di estrema destra, finito in carcere con l'accusa, tra le altre, di istigazione a disobbedire alle leggi e definito nell'ordinanza personalità «violenta e spregiudicata». «O la rivoluzione o la morte!», aveva gridato dal palco di piazza del Popolo poco prima dell'assalto chiedendo a tutti di scoprire dove sarebbe andato a finire il corteo seguendo Castellino.
Lo stesso forzanovista si rivolse alla folla: «Oggi noi andiamo ad assediare la Cgil, oggi noi partiamo in corteo e andiamo a prenderci la Cgil». Poi la richiesta alla polizia: «Lasciatece passa’». e l’incitamento ai manifestanti. Da lì il portone sfondato, le sedie, le scrivanie e altri mobili distrutti. Gli avvocati hanno chiesto l’assoluzione.
Nelle immagini di allora si trovano le magliette con lo slogan fascista “boia chi molla” di Pamela Testa, un’altra militante di Forza Nuova imputata con i leader, e Castellino pronto a «fare la storia» che esorta la folla: «Gli Italiani liberi vanno ad assediare la Cgil».
Landini ha lanciato meno di dieci giorni fa ancora una volta l’appello affinché Forza Nuova e i partiti neofascisti vengano sciolti. All’epoca dell’assalto, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, presidente del consiglio in pectore, aveva detto però che la «matrice» non le era chiara. ll prefetto Matteo Piantedosi, che aveva dovuto gestire l’assalto finito con 38 agenti feriti, adesso è dato tra i possibili nomi per il ministero dell’Interno del governo di centrodestra.
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