Il caso Boccia non è chiuso. E Giorgia Meloni lo sa.

Oltre alle possibili ulteriori rivelazioni dell’imprenditrice campana, c’è da capire che fine farà l’ex ministro. Gennaro Sangiuliano è in aspettativa alla Rai – dove hanno già abbastanza problemi da risolvere per conto loro – ma che davvero possa ambire a succedere ad Alessandro Casarin alla direzione della Tgr sembra per ora improbabile.

Anzi, impossibile, a meno di un intervento dall’alto, a differenza di incarichi molto meno esposti, come la direzione della scuola di Perugia, il centro studi o addirittura San Marino: l’ex direttore del Tg2 non ha più molti amici in Rai, e anche la falange di dirigenti di rito meloniano non lo ama per i suoi trascorsi leghisti. A non vederlo di buon occhio è soprattutto Giampaolo Rossi: il direttore generale era nella rosa dei possibili ministri della Cultura due anni fa, ma alla fine la spuntò Sangiuliano. La Tgr a cui ambirebbe l’ex ministro, poi, è territorio della Lega: sottrargliela sarebbe uno sgarro grave a Matteo Salvini, che andrebbe compensato.

Intanto, la linea pubblica è quella del complotto. Non è un caso che da ieri a palazzo Chigi ci si interroghi – anche se non è chiaro quanto la stessa fiamma magica ne sia convinta – se possa esserci una regia dietro alle mosse dell’imprenditrice campana. Quel che è certo è che, nel dubbio, quella è la linea che viene fatta filtrare sui giornali d’area. Non è un caso la presa di posizione di Daniela Santanchè: «Non ho le prove, ma non mi meraviglierei» di un complotto.

Anche il ministro Gilberto Pichetto Fratin chiama in causa un disegno: «Non so quale regia ci sia dietro». «Al di là dei dubbi sulla troppo sapiente regia dell'operazione, campeggia l'elefante nella stanza: possiamo accettare di vivere in un perenne clima di sospetto, in cui ogni spazio privato è assediato dallo sguardo degli altri?» gli fa eco la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella. Accuse generiche che in bocca a membri del governo nel migliore dei casi lasciano perplessi, nel peggiore suggeriscono accuse a chi non ha fermato il presunto complotto.

La teoria del complotto

Una delle versioni che viene fatta circolare facendo leva su una serie di conoscenze comuni è quella che vede Matteo Renzi come suggeritore ombra di Maria Rosaria Boccia. Ma oltre alla regia esterna si tenta di ridurre quanto successo a un fatto privato, la cui rilevanza politica termina con le dimissioni di Sangiuliano. Restano senza risposta una lunga serie di questioni sollevate da Boccia, a partire dai conflitti d’interessi dei consiglieri. Sulla cui competenza solleva qualche dubbio anche Vittorio Sgarbi, che per un anno e mezzo è stato sottosegretario: «Non è che i collaboratori che lui ha nominato nel corso del tempo fossero degli statisti». Boccia attacca direttamente quella più in vista, la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi. È lei che chiama in causa per il suo compenso annuo di 30mila euro, integrato, secondo quanto sostiene l’imprenditrice, da una cifra aggiuntiva anche per occasioni in cui si esibisce, come al prossimo G7 della cultura, ora presieduto da Alessandro Giuli.

Venezi, per altro, era stata nominata a fine 2022 direttrice artistica di Taormina Arte, mentre negli ultimi mesi venivano tirati in ballo per lei ruoli come direttrice musicale al Teatro Massimo di Palermo – dove gli orchestrali conservavano un ricordo tutt’altro che buono della sua performance – o alla Fenice di Venezia, dove l’amico Pietrangelo Buttafuoco si è da poco insediato alla guida della Biennale.

Le altre rivelazioni

Mentre va in scena il repulisti ordinato da palazzo Chigi per azzerare lo staff di Sangiuliano che non l’ha protetto, il governo teme anche che possano emergere dettagli sulle altre nomine - magari suggerite dal partito - arrivate nei due anni di Sangiuliano a via del Collegio romano.

Chi c’era racconta che Meloni abbia definitivamente perso l’aplomb nei confronti del ministro quando dai racconti di Boccia sono emerse le guasconerie di Sangiuliano, che si vantava di dare lezioni di storia a tutti i colleghi e perfino alla presidente del Consiglio.

Per adesso, Boccia resta in silenzio. Sembra però improbabile che l’imprenditrice campana voglia finirla qui. Il legale di Sangiuliano ha promesso di denunciarla «entro 48 ore». La strategia è quella di stanarla portandola a dire qualcosa che la inchiodi come bugiarda. Se però il disegno non dovesse andare in porto e le affermazioni di Boccia si rivelassero vere anche all’esame di un’eventuale inchiesta, Sangiuliano rischierebbe di trovarsi nei guai ancora più di prima.

Nel dubbio, l’imprenditrice tiene alti i toni e risponde alla premier, che a Cernobbio si rifiuta di citarla per nome, ancora una volta quasi in diretta dal suo profilo Instagram: «”Questa persona” è proprio una dilettante». Poche ore dopo arriva anche una replica alla dichiarazione di Meloni sulla «diversa idea di come una donna deve guadagnarsi spazio». Boccia rivendica la libertà «di vivere la propria essenza, nel rispetto degli spazi altrui».

Meloni dal suo punto di vista è «una donna pronta allo scontro, che affronta la situazione con la forza di un pugile, che soffia il naso dopo il jab, ma non vede di aver sferrato un colpo al vento, senza intaccare la verità».

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