La giornalista Serena Bortone è stata sanzionata dalla Rai con sei giorni di sospensione per il suo post non autorizzato sul caso Scurati. La vicenda era stata oggetto di audit interno dopo che lo scrittore non aveva potuto leggere il suo monologo sul caso Matteotti.

Si tratta di una delle sanzioni più forti comminate dall’azienda a un proprio dipendente. In passato, quando per esempio un giornalista aveva pubblicato un post controverso a proposito di Big Mama, la Rai lo aveva punito con un solo giorno di sospensione. Altri audit sono finiti con un buffetto, come quello sul Paolo Corsini, direttore degli Approfondimenti e militante di FdI, come non ha nascosto di essere all’ultima edizione di Atreju e ha ricevuto soltanto una raccomandazione di non farlo più. Quello su Michele Guardì, storico autore dei Fatti vostri che a lavoro si esprimeva con espressioni irripetibili, avviato a fine novembre addirittura non è ancora nemmeno stato chiuso.

Lo stesso amministratore delegato Roberto Sergio in passato aveva attaccato dai suoi social l’allora direttore di Radio1 Andrea Vianello per come il Gr aveva raccontato una serie di proteste contro Giorgia Meloni, ma nessuno aveva proceduto per contestarlo. In questo caso la vicenda era stata discussa anche in commissione Vigilanza, dove l’ad aveva parlato di qualche intoppo organizzativo per smentire le accuse di censura subite da direzione Approfondimenti e dall’azienda. In un’intervista successiva Sergio era arrivato addirittura a dire che Bortone sarebbe dovuta essere licenziata per quello che aveva fatto. 

Ora per la giornalista c’è ancora la via del ricorso contro la decisione dell’azienda. Bortone stessa ha dato molto risalto all’antifascismo nelle sue ultime puntate, ma alla fine della stagione l’azienda ha deciso di non rinnovare Che sarà. Ora come ora per la giornalista all’orizzonte c’è il ritorno al day time, dove dovrebbe occuparsi di un programma in cui non tratterà l’attualità politica, che pure è da sempre il suo core business. 

Le reazioni

Per il Pd la decisione è «una brutta pagina per la Rai, una brutta pagina per il servizio pubblico che sanziona una sua professionista per aver contestato un'ingiusta imposizione».

«Chi dovrebbe essere sanzionato per aver messo il bavaglio a una voce libera agisce ancora liberamente e indisturbato nella definizione delle scalette dei programmi e lo fa con una visione di parte per allisciare il pelo a governo e maggioranza. Questa è TeleMeloni, questa è la televisione di regime che non ha più niente a che fare con il servizio pubblico: sanzionano voci libere, premiano gli amichetti. Porteremo nuovamente il caso in vigilanza» si legge in una nota dei membri della commissione Vigilanza.

Polemico anche il sindacato Usigrai. «La Rai ha chiuso il procedimento disciplinare sulla conduttrice di Chesarà.. con una sanzione inaccettabile: su Serena BORTONE si sta consumando la ritorsione di chi è più preoccupato di fargliela pagare che di capire cosa è veramente successo nella vicenda del contratto negato per il monologo in tv di Antonio Scurati» si legge in una nota in cui la sanzione viene definita indicativa «del clima che si respira oggi in Rai». Il segretario Fnsi Vittorio Di Trapani definisce la punizione «una vergogna», il capogruppo M5s in commissione Vigilanza parla di «paradosso». 

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