Chi ti finanzia? Meglio non saperlo. Parola di Marco Bucci, sindaco di Genova e candidato presidente della Regione Liguria per il centrodestra alle elezioni del 27 e 28 ottobre. Lunedì sera, al confronto tra candidati organizzato dalla tv Genova24 e dal sito Ivg.it nell’Acquario del capoluogo, un “combattimento” suggestivo davanti alla vasca degli squali, Bucci si è esibito in una serie di risposte curiosamente sempre lette, compresa la sua biografia. Testi preconfezionati, da adattare forse alle domande, cosa che però non sempre è riuscita bene: come quando ha risposto sul tema «ambiente» a una domanda sulle fonti rinnovabili.

Chi mi paga? Non lo so

Ma il meglio del candidato è arrivato quando una dei giornalisti convocati gli ha chiesto di specificare chi finanzia la sua campagna elettorale. Richiesta sempre ovvia, ma particolarmente dovuta in questo caso, dato lo specifico contesto genovese e ligure, e cioè date le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il suo amico e già sodale politico Giovanni Toti, il predecessore che ha chiesto il patteggiamento per i reati di corruzione impropria e finanziamento illecito.

C’è un antefatto: alla prima conferenza stampa Bucci aveva risposto così: «Abbiamo deciso di utilizzare solo fondi che provengono dai partiti, avremmo potuto fare anche altro, e non è escluso che torneremo a farlo, ma in questa fase ci è sembrato più semplice fare così».

C’è un secondo antefatto: la cronista che gli porge la domanda, fa una premessa: «Il 14 maggio scorso in consiglio comunale si è parlato dei finanziamenti alla sua campagna per il comune», si riferisce alle elezioni del 2022, «ha citato tre aziende ed ha aggiunto: io non so manco chi siano». La cronista però ha controllato i tre nomi fatti: «Tra di loro ci sono società collegate a grossi gruppi armatoriali genovesi e grandi studi commercialistici». Dunque la domanda è: «Veramente lei non sa chi le ha finanziato la campagna elettorale?». 

Più opachi più sicuri

La risposta è stupefacente: «Io ho fatto tutto il possibile per non sapere quali sono i miei finanziatori, inclusi quelli che hanno finanziato gli eventi, perché è giusto che non si sappia chi sono i finanziatori. Penso che sia una sicurezza per i cittadini se non si sa chi siano i finanziatori». Una curiosa idea di sicurezza, peraltro in contrasto con l’obbligo di legge di dichiarare i donatori. Ma il ragionamento non finisce qui: «D’altra parte, continua quando a finanziare è un partito, non si sa chi sono i finanziatori del partito: il partito finanzia con il proprio nome, senza in realtà sapere chi ha finanziato il partito». Anche in questo caso per legge dovrebbe saperlo e dichiararlo. Ma la «trasparenza» (usa proprio questo termine) per Bucci è non sapere nulla: «Così facendo», conclude, «abbiamo le risorse per fare il nostro lavoro e non c’è pericolo per alcuna contaminazione». 

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