Il testo ora passa in Senato. Salvini risponde no all’appello dei parlamentari tedeschi per chiedere modifiche: «Ognuno pensi al suo», intanto altre 73 persone sono scomparse tra i flutti al largo della Libia, 11 corpi rinvenuti
La Camera ha dato l'ok finale al decreto legge anti-Ong con 187 sì, 139 no e 3 astenuti. Il testo ora passa in Senato. Con 202 voti a favore, 136 contrari e 4 astenuti ieri l'aula di Montecitorio aveva approvato la fiducia al decreto voluto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ieri. Il provvedimento prevede che possa essere effettuata una sola operazione di salvataggio in mare e fissa nuove sanzioni per le organizzazioni che non seguono le norme.
Una nuova linea su cui le Ong lanciano l’allarme e per cui un gruppo di parlamentari tedeschi ha chiesto di intervenire al più presto. Per loro non è conforme alla normativa internazionale e rischia di far salire ancora il numero di morti nel Mediterraneo. Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini ha risposto su twitter che per lui si tratta di «ristabilire la legalità».
Le limitazioni
Il testo mira a definire le condizioni in presenza delle quali le attività svolte da navi che effettuano interventi di recupero di persone in mare possono essere ritenute conformi alle convenzioni internazionali, con la conseguenza che, nei confronti di tali navi, non possono essere adottati provvedimenti di divieto o limitazione al transito o alla sosta delle navi nel mare territoriale, per questo sono state studiate altre limitazioni.
Tra tali condizioni rientrano, ad esempio, il fatto che sia stata richiesta, nell'immediatezza dell'evento, l'assegnazione del porto di sbarco; inoltre il porto di sbarco assegnato dalle competenti autorità sia raggiunto senza ritardo per il completamento dell'intervento di soccorso; infine che siano state avviate tempestivamente iniziative volte a informare le persone prese a bordo della possibilità di richiedere la protezione internazionale e, in caso di interesse, a raccogliere i dati rilevanti da mettere a disposizione delle autorità.
L'articolo disciplina poi gli effetti della violazione del limite o del divieto di transito e sosta nel mare territoriale, sostituendo alla precedente sanzione penale una sanzione amministrativa; viene anche introdotta una nuova sanzione amministrativa in caso di mancata risposta alle informazioni richieste o di mancata ottemperanza da parte delle navi alle indicazioni impartite.
Il commento delle Ong
Per le Ong è una scelta grave. Sea Watch ha twittato che la norma è incivile.
«Una norma disumana che criminalizza l’attività delle navi civili, nega il diritto internazionale e istituzionalizza l’omissione di soccorso. Una legge propaganda che, in mare, causerà più morti. Per un paese civile, una vergogna».
Dopo è arrivata anche l’organizzazione spagnola Open Arms, con l’immagine di una persona che annega.
Open Arms ha inoltre lanciato una raccolta firme per chiedere di istituire una commissione di Inchiesta parlamentare per documentare quanto sta accadendo nel Mediterraneo.
Sos Humanity ha chiesto alla Commissione europea di intervenire, perché la nuova normativa e le recenti decisioni dell’esecutivo di mandare le navi umanitarie in porti lontani dal luogo di salvataggio «viola le leggi europee e internazionali».
Martedì il gruppo di deputati tedeschi ha scritto ai parlamentari italiani per chiedere di intervenire prima dell’approvazione definitiva in vista della scadenza, il prossimo 3 marzo ma Salvini ha risposto: «Ognuno pensi al suo».
Intanto si registra un altro naufragio, in tutto 73 persone sono scomparse tra i flutti al largo della Libia, sono stati rinvenuti 11 corpi. Per l'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, anche gli altri sono tutti presumibilmente morti.
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