- Primo Di Nicola ha deciso di lasciare il Movimento 5 stelle per entrare nel partito di Di Maio che si è staccato dal Movimento, Insieme per il futuro. Fino al 2019 per Di Maio queste mosse erano «mercato delle vacche» e i social lo prendono in giro.
- Di Maio è un trasformista? «Chi lo ritiene ha torto. In campo c’è una proposta politica, non una corsa alle poltrone». Al momento «il dialogo con i Pd ci viene naturale». Confermati contatti con Sala e Brugnaro. Ma con Berlusconi e Forza Italia «alle prossime elezioni saremo su fronti opposti». E mai con la destra.
- Il limite del doppio mandato «è un problema che non ci riguarda più. Adesso è un affare interno M5s». «Al momento» si autofinanzieranno. Sui “morosi” che hanno cambiato partito: «È una scelta politica. Ho visto sui giornali una puntuale lista di proscrizione».
Primo Di Nicola è stato giornalista per oltre 30 anni, poi è entrato in politica e in parlamento con il Movimento 5 stelle nel 2018. Adesso ha seguito Luigi Di Maio in Insieme per il futuro, di cui è diventato capogruppo al Senato.
Come mai questa scissione?
Dopo una lunga riflessione di tantissimi parlamentari ma anche di consiglieri regionali, comunali, e semplici iscritti siamo arrivati a decidere un’uscita che si può ben definire scissione politica, come poche se ne sono viste nella storia repubblicana.
E tutto questo per tutelare valori fondamentali, a cominciare dalla collocazione internazionale del nostro paese. Con una grande voglia di dare uno stop a tutte le fibrillazioni che stavano mettendo a rischio la stabilità della maggioranza e del governo. La nostra è stata una precisa scelta di campo.
Quando avete deciso?
L’idea dello strappo è partita quando sono state evidenti le fibrillazioni sull’Ucraina. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il plauso imbarazzante dell’ambasciatore russo che è sembrato un vero endorsement a quelli che nel Movimento 5 stelle e in Italia volevano rompere il fronte europeista.
La cosa incredibile è che è stato un processo maturato in contemporanea da un gran numero di parlamentari nelle ultime due settimane, in vista delle comunicazioni di Mario Draghi al Senato.
Il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte prima, e Beppe Grillo dopo, hanno detto che il problema era il limite del doppio mandato.
Il doppio mandato è un problema che non ci riguarda più. Adesso è un affare interno al Movimento 5 stelle e non penso di grande interesse per i cittadini alle prese con ben altre questioni.
Adesso vi ricandiderete, a partire da Di Maio?
Non lo so, si vedrà alle elezioni, quello che è sicuro è che questo paese ha bisogno di tutti ma soprattutto delle risorse politiche migliori. La ricandidatura di Luigi Di Maio è quello che naturalmente auspico per i cittadini e per il paese.
Qual è stato il pregio politico di Di Maio in questi anni?
Cercare di concretizzare all’interno del governo il sogno del grande cambiamento che aveva saputo così bene incarnare nel 2018 con grande consenso da parte degli elettori.
Sui social prendono in giro Di Maio per un video del 2017 in cui attaccava chi cambiava gruppo dicendo che era un «mercato delle vacche» e se la prendeva con quelle compagini il cui simbolo «non era nemmeno alle elezioni». Quello che sta succedendo a voi adesso.
Capisco l’ironia ma faccio notare che non c’è stato a mia memoria un politico italiano che abbia fatto registrare una capacità autocritica e una crescita come Luigi Di Maio.
Vi aspettate altri ingressi nei gruppi parlamentari?
Sono in tanti rimasti in mezzo al guado che meritano tutto il nostro rispetto per un travaglio che abbiamo conosciuto direttamente. Per chi ha a cuore la solidarietà nazionale e la necessità di dare risposte di governo adeguate ai problemi dei cittadini, mettendo da parte sovranismi ed estremismi, le nostre porte sono aperte.
Come vi finanzierete?
Al momento ci stiamo autofinanziando.
Uno degli argomenti che è stato discusso nelle settimane scorse è che alcuni hanno smesso di finanziare il vostro vecchio partito. Tra di voi ci sono i morosi del Movimento, a partire dall’ex sottosegretario Vincenzo Spadafora.
Il finanziamento di un partito è una questione politica rilevante. Un gran numero di parlamentari del Movimento 5 stelle ha smesso di versare il contributo interno per via di una gestione “leaderistica” personale e in certi casi padronale. Naturale che abbiano deciso di non finanziare un gruppo dirigente che li escludeva dalla vita del nuovo partito.
Tra questi morosi c’è anche lei.
Ho visto sui giornali una puntuale lista di proscrizione. Ci sono anch’io. La mia è stata una scelta politica precisa. Non aveva senso continuare a finanziare chi ha rinunciato a una vera democratizzazione del Movimento che consentisse per esempio agli iscritti di eleggere i propri dirigenti. O chi a ogni occasione ha puntato a mettere in crisi la maggioranza di governo in ultimo per eludere persino gli impegni assunti con i nostri partner europei per aiutare l’Ucraina invasa.
Dove vi collocate? Al centro? A destra? A sinistra?
Certamente non a destra. Ci siamo messi in cammino affrontando un mare aperto.
Questa l’hanno detta anche le Sardine che avevano come leader Mattia Santori.
Ma la scialuppa di Insieme per il futuro vuole essere un contenitore in grado di raccogliere la domanda politica dei cittadini alla quale si continuano a dare risposte vecchie. Un’ondata di civismo sta cominciando a investirci.
Vogliamo dare risposte adeguate alle richieste che arrivano dai territori da parte di migliaia di sindaci, i veri eroi civili che da anni in prima linea stanno affrontando le più drammatiche emergenze registrate dalla nascita della repubblica.
Volete allearvi con il centrosinistra? Addirittura c’è chi non esclude che Di Maio potrebbe integrarsi nel partito. Il segretario Enrico Letta ha detto che è un «discorso prematuro», ma non ha escluso niente.
Il dialogo con il Pd ci viene naturale. Vedremo quello che succederà nei prossimi mesi perché è evidente a tutti che, come capita nelle grandi crisi sociali, crescono e si rafforzano alleanze, cambiano le composizioni politiche, nascono iniziative inedite.
Che rapporto avete con il sindaco di Milano Beppe Sala, che viene accreditato come possibile leader di una nuova formazione di centro?
Sala, come uno dei sindaci italiani più impegnati e noti, è una delle migliori espressioni di questa avanzata sulla scena politica degli amministratori che chiedono serietà di governo e stabilità politica per dare risposte adeguate alle necessità locali.
Dicono che già nei mesi scorsi aveva avviato un dialogo con lei e altri “dimaiani”. Adesso siete voi che cercherete lui o lui che cercherà voi?
Volendo stare dalla parte dei cittadini per risolvere i loro problemi, abbiamo il dovere di cercarci tutti. Indubbiamente ci sono interlocuzioni in corso come voi stessi di Domani avete scritto.
Chi sono i sindaci pronti a unirsi a voi invece?
Abbiamo ricevuto tante richieste alle quali cominceremo a dare nei prossimi giorni le risposte serie che meritano.
Il sindaco di centrodestra Luigi Brugnaro di Coraggio Italia vi spalanca le porte.
Ripeto, ci sono tante interlocuzioni avviate.
E invece come sarà il rapporto con Silvio Berlusconi e Forza Italia? Al Cavaliere Di Maio piace molto.
L’apprezzamento di Berlusconi per Luigi non mi sorprende, lo aveva espresso in altre circostanze. Forza Italia è al momento un alleato di governo nella situazione necessitata dalle emergenze, così come indicato dal Quirinale. Alle prossime elezioni ci troveremo su fronti contrapposti.
La primo appuntamento elettorale in cui misurare la vostra forza potrebbero essere le regionali in Sicilia. Avrete candidati?
È un appuntamento elettorale importante ma che arriva troppo presto per noi comunque proiettati sull’orizzonte lungo delle elezioni politiche.
Beppe Grillo cosa pensa di quello che sta accadendo?
Non lo so perché non l’ho sentito. Ma a Beppe Grillo e agli amici del Movimento 5 stelle auguro il meglio.
È un dato, però, che dopo i post realizzati prima della scissione, Grillo abbia deciso di non parlare. Si era detto addirittura che sarebbe venuto a Roma e invece non l’ha fatto. Secondo lei come mai?
Ma almeno una cosa la debbo dire anche per spiegare quello che è accaduto: nel 2019 ho scritto una lettera aperta ponendo la grande questione se il Movimento 5 stelle come partito post ideologico e trasversale non avesse esaurito la sua funzione.
Le uscite di tanti parlamentari e iscritti in questi anni e anche questa nostra dolorosa scissione hanno confermato che la questione non era campata in aria. Detto questo, ci è voluto un grande coraggio a uscire ma ce ne vuole anche tanto per restare.
Quindi Grillo è in imbarazzo?
Questo dovete chiederlo a lui.
Che ne sarà del Movimento adesso? Si scioglierà?
Lo dicevo, c’è da chiedersi se non abbia esaurito la sua funzione. Ma ripeto, la questione non ci riguarda più.
Il vostro leader Di Maio può essere accusato di trasformismo.
Chi lo ritiene ha torto. In campo c’è una proposta politica, non una corsa alle poltrone.
Quali saranno i temi che porterete avanti in parlamento adesso?
L’impegno ambientalista, le riforme economiche e fiscali e le misure economiche per dare risposte ai cittadini e alle imprese che pagano il prezzo delle conseguenze scatenate dalle grandi emergenze che ci hanno investito, saranno il nostro impegno quotidiano. Certamente saremo molto garbati istituzionalmente, ma altrettanto decisi sui contenuti.
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