Conta sempre di meno, da un punto di vista istituzionale, ma la Camera nell'era del governo Meloni e della destra al potere drena sempre più risorse pubbliche. Le cause sono varie: spiccano l’incremento dei costi per le cariche istituzionali, la proliferazione di commissioni di inchiesta e il boom di oltre 3 milioni di euro legato ai contratti a chiamata previsti dal potenziamento degli staff di vicepresidenti, deputati-questori e segretari d’aula. Sotto la presidenza del leghista Lorenzo Fontana, che paradossalmente è l’unico a non beneficiare dell'ultima delibera, Montecitorio vede lievitare i costi, come riporta il bilancio di previsione che Domani ha visionato in anteprima. Per fronteggiare le maggiori uscite è prevista l’erosione dei precedenti avanzi di amministrazione: il tesoretto, accumulato in passato, diminuirà mese dopo mese. I tempi del pauperismo, imposti da Roberto Fico, sono finiti.Un dato più di tutti aiuta a capire la situazione. Nel prossimo triennio le previsioni di spesa arrivano a sfiorare il miliardo di euro, con un balzo di quasi 30 milioni di euro rispetto alla fine del 2023, nonostante una serie di operazioni messe in campo, a cominciare dalla riduzione del costo del personale per continuare con il taglio del numero dei parlamentari entrato in vigore dall’inizio di questa legislatura. E aveva inizialmente contribuito a tenere basse le spese. Nemmeno il drastico calo dei prezzi di gas ed elettricità, -3,2 milioni di euro, connessi al rallentamento dell’inflazione, hanno portato numeri positivi in termini di spesa.

Il costo degli staff

Il nuovo corso targato Lega e Fratelli d’Italia non si caratterizza per la parsimonia su tanti punti. La certificazione arriva dall’organo responsabile di redigere il bilancio: il collegio dei questori, formato da Paolo Trancassini (Fratelli d’Italia) e Alessandro Manuel Benvenuto (Lega), e in quota minoranza Filippo Scerra (Movimento 5 stelle). Solo per il prossimo anno la spesa totale ammonterà a 983 milioni di euro, quasi 12 milioni di euro in più in confronto al 2023. Certo, a pesare sono le spese previdenziali che aumentano, ma in linea con il trend che caratterizza l’intero paese e rappresentano, come prevedibile, il capitolo più corposo.Sul lato del contenimento dei costi c’è molto da fare. Un esempio? «La spesa per il personale non dipendente (gli staff a chiamata, ndr) cresce per 3,3 milioni di euro». Il motivo è legato «sostanzialmente alla ridefinizione della disciplina degli uffici di segreteria dei membri dell’ufficio di presidenza e dei presidenti delle giunte e delle commissioni parlamentari», si legge nella relazione del collegio dei questori, che sarà esaminata nell’ufficio di presidenza in calendario il 21 dicembre.Insomma, come già rivelato da Domani, l’operazione condotta dalla maggioranza per ingrossare gli staff porterà un surplus di spesa.

La cifra potrebbe peraltro essere rivista al rialzo, di circa 700mila euro: la dotazione della specifica voce è di 4 milioni di euro. Dipende, dunque, se i componenti dell’ufficio di presidenza vorranno avvalersi di ulteriori contratti esterni.Il meccanismo innesca un cortocircuito: il costo per i dipendenti cala di 1 milioni e 600mila euro per il 2024 con una discesa che proseguirà lungo tutto il triennio. Il quadro di Montecitorio, nell’era di Fontana e della destra è quella di una diminuzione dell’investimento sui lavoratori stabili, che devono superare un concorso, favorendo così le assunzioni a tempo, che avvengono su base totalmente fiduciaria. Un aumento si verifica pure su un altro capitolo: quello per il funzionamento degli organi istituzionali. Dalle casse di Montecitorio usciranno 200mila euro in più per l’istituzione di nuove commissioni d’inchiesta e per le indennità aggiuntive destinate ai titolari di cariche istituzionali (in particolare segretari d’aula e presidenti di commissioni). Solo per le commissioni di inchiesta, il bilancio prevede un esborso di 865mila euro per il 2024. Una quota che potrebbe aumentare se dovessero essere approvati nuovi organi di questo tipo.

Oneri futuri

Ma il 2024 è solo il primo passo verso il boom dei costi. L’anno successivo, secondo il bilancio di previsione, «il totale della spesa si attesta a 995,6 milioni di euro, con un incremento di 12,4 milioni di euro rispetto al 2024 (+1,27 per cento)» e nel 2026 il totale «si attesta a 997,7 milioni di euro, con un aumento di 2 milioni di euro rispetto al 2025 (+0,21 per cento)».Una corsa che appare senza fine. Anche se per evitare il boom totale, il collegio dei questori ha rinnovato la proposta di stoppare, fino al 2026, l’adeguamento degli stipendi dei deputati a quelli dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione, come stabilito dalla legge. Niente di rivoluzionario, però: è una scelta che viene confermata da quasi venti anni.

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