Il Pnnr «è una cosa che devi fare accadere, e invece non accade», sul reddito di cittadinanza, dopo la sua cancellazione «serve il salario minimo e bisogna far funzionare le agenzie interinali. Ma tutto quello che è funzionamento, il governo non lo sa fare». Il senatore Carlo Calenda, leader di Azione, parla dei guai del governo. Ma anche dalla sua parte le cose non vanno un granché
Ma qual è la sua parte, e perché fra lei e Matteo Renzi è derby infinito?
Il tema non mi interessa.
Calenda, sa che la destra alla Camera vuole vietare le «scarpe da ginnastica»? Dicono che non siano rispettose dell’elettore.
Si parla solo di stupidaggini. Io mi sono letto il nuovo piano del Pnrr di Raffaele Fitto e mi sento un coglione. Nessuno ne discuterà nel merito.
Se l’è letto e che ne pensa?
Che il governo è nei guai fino al collo. Ha scelto di definanziare anche progetti già iniziati dei comuni, in qualche caso potrebbe avere persino ragione il ministro Fitto, forse non sarebbero stati chiusi entro il 2026. Ma c’è un problema: non hanno un’idea di come finanziarli in altro modo, e se non lo fanno, piccoli e medi comuni salteranno per aria.
La questione di fondo è: il governo non ha un’idea di cosa fare del paese, su sanità, scuola, lavoro. Ho chiesto: quindi che fate? Non si capisce, non si sa. Noi gli abbiamo proposto Industria 4.0: almeno finanzino le imprese che vogliono investire. Ma neanche questo riescono a fare. Sono in confusione. I sindaci, anche di destra, insorgeranno perché non riusciranno a chiudere i bilanci.
Il ministro Fitto è tornato sulle responsabilità di Draghi e Conte.
Questa fuffa è finita, ora hanno fatto il loro Pnrr. Faccio solo notare i numeri: nei primi sei mesi del 2022 Mario Draghi ha speso 10 volte quello che hanno speso loro. Ma del resto Fitto è di un partito che il Pnrr non lo ha neppure votato. Glielo metto per iscritto: alla fine spenderemo fra il 40 e il 50 per cento dei fondi.
Sul salario minimo, lei ha chiesto un dialogo con Giorgia Meloni. Oggi la destra voterà la sospensiva della legge. La premier dialoga?
Un fatto c’è stato, la maggioranza ha ritirato l’emendamento soppressivo alla nostra proposta. La mia proposta è lineare: sono favorevole a togliere il reddito di cittadinanza per chi ha sotto i 40 anni e può lavorare, e non ha figli o disabili a carico, ma il salario minimo è indispensabile perché non puoi aggiungere poveri a quei 5 milioni di lavoratori poveri che ci sono in Italia. Meloni lo sa, il 70 per cento del suo elettorato ne è convinto, una soluzione la dovrà trovare. Se c’è dialogo si capirà quando arriverà la convocazione. A me Meloni ha detto «prima dell’estate». Certo, fra un po’ è Ferragosto.
Il reddito intanto è stato abolito, soluzioni alternative non sono all’orizzonte.
Il governo dovrebbe riprendere il progetto di Draghi, far entrare le agenzie interinali che cercano 580mila profili che non trovano all’interno del meccanismo di ricerca del personale. Con i centri per l’impiego attuali, queste persone rischiano di non trovare un lavoro e di essere sfruttate. Ma tutto quello che necessita il funzionamento dell’amministrazione non si fa perché non lo sanno fare.
Le opposizioni guideranno la rivolta delle piazze?
Non credo che la piazza risolva i problemi, comunque noi siamo l’altra opposizione, vogliamo impegnarci in un dialogo serrato con i ministri per far accadere le cose che servono. Abbiamo fatto una proposta con tanto di processo di lavoro per riportare la gestione del reddito ai comuni com’era nel Rei. Ma tutto è travolto dalla superficialità.
Ha cambiato idea sull’elezione diretta del premier, dice Renzi. Vero?
No, Renzi lo sa perfettamente. Quando abbiamo fatto il programma elettorale del Terzo polo per lui era imprescindibile il sindaco d’Italia, che non era nel programma di Azione. E che è una fesseria perché ha due inconvenienti: che il presidente della Repubblica non conta più, e che se tu eleggi, per esempio, Luigi Di Maio, non puoi cambiarlo senza far cadere la legislatura. In nessun paese funziona così.
Il governo approverà l’elezione diretta e l’autonomia di Roberto Calderoli?
Non credo. Ma meglio così. Nel ddl Calderoli, fra le 23 competenze delle regioni c’è la possibilità di costituire società regionali per la distribuzione elettrica e del gas. Vi sembra normale avere 21 società diverse? O che il Veneto possa decidere di non dare il gas alla Lombardia? Una follia. Non è un problema solo per il sud, intanto è un problema del nord. Dal federalismo si passa alle signorie.
Ha cambiato idea anche sulla commissione Covid, dopo le parole di Sergio Mattarella?
Questa commissione ha elementi demenziali. Riaprire la questione dei vaccini è un regalo ai No-vax, togliere dal tavolo le regioni significa cercare solo un regolamento contro il Conte II, anche da parte di un pezzo della sua maggioranza: Iv ne ha votato ogni singolo provvedimento. Una roba kafkiana.
Allora perché l’avete votata?
Io ho sempre detto che ero contrario e non ho votato nulla. Non era questa la forma che doveva prendere, un killeraggio politico e una strizzata d’occhio ai No-vax. I miei, Matteo Richetti e gli altri, sono usciti dall’aula.
Lei ha criticato le cene al Twiga di tre renziani, Renzi ha replicato che lei vuole il derby Capalbio-Twiga. Lei sta con Capalbio?
Sono fesserie che Renzi spara per nascondere un grave scivolone che ha danneggiato tutto il gruppo. Del Twiga non me ne frega niente. La storia è un’altra: c’è una ministra di cui abbiamo chiesto le dimissioni, e invece un pezzo di Iv ci va a cena. Non è una questione morale sul Twiga, è una questione di opportunità. Pensavo che Renzi mi avrebbe dato ragione, era un’osservazione persino banale. Per il resto ognuno spende i suoi soldi come vuole. Poi sì, io sono stato educato in modo differente, penso che esista una sobrietà dei comportamenti di un eletto, ma nessun pauperismo: Capalbio è un posto bello, pago l’ombrellone 40 euro al giorno, che non sono pochi, e non fingo di andare a Coccia di Morto.
Divisi fin sotto l’ombrellone. Roberto Giachetti dice che è il momento di dividere i gruppi parlamentari. È il momento?
È fallita la promessa di fare un unico partito liberaldemocratico. Renzi ci ha ripensato, per tenersi Italia viva e tenersi le mani libere, o più probabilmente non lo ha mai voluto. È legittimo. Quello che non è legittimo è che racconti una storia diversa. Ora abbiamo i gruppi parlamentari eletti con il mio nome e il nostro simbolo, che lavorano anche bene, dalla delega fiscale al Pnrr. Ma le distanze politiche aumentano. Se vogliono andarsene, lo facciano pure.
Le mani libere per cosa?
Lo chieda a lui.
Come affronterete le europee?
Lo decideremo a ottobre, faremo una festa e l’assemblea nazionale. Tireremo le somme parlando con tutti, da +Europa a Iv ai liberaldemocratici europei.
Non ha cambiato idea sul Pd di Elly Schlein, resta convinto che con lei non si può alleare e quindi non ci sarà un’alternativa alla destra?
Oggi non c’è nessuna alternativa nei fatti. Il campo largo non è il mio campo e mai lo sarà. Ma non c’è, metta da parte noi, che vogliamo scompaginare la destra e la sinistra: anche fra Pd e M5s c’è una differenza sostanziale sull’Ucraina.
Invece ha cambiato idea sul sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che aveva sostenuto.
Ho aspettato un anno e mezzo, e ho espresso un giudizio articolato. Ma ogni romano lo sa: la città è peggiorata. Gli unici progetti che Gualtieri ha in piedi sono il termovalorizzatore, che era una mia proposta in campagna elettorale e che lui avversava, e lo stadio della Roma a Pietralata, cioè dove noi l’avevamo indicato e non lui. Gualtieri è prigioniero di una macchina amministrativa che non sa governare, e pur essendo pieno di soldi e con poteri commissariali non ha mosso una pietra. Spero che cambi, ma diciamocelo: se al suo posto ci fosse Virginia Raggi sarebbe stata massacrata con cento articoli al dì. E lo dice il più grande avversario di Raggi.
Sosterrà Marco Cappato alle suppletive di Monza, contro Adriano Galliani?
Cappato ha fatto una battaglia sacrosanta sul suicidio assistito e sull’eutanasia, in certe condizioni e situazioni. Non condivido tutto, ma se si candida in un collegio uninominale dove per forza devi avere un nome più trasversale, mi fa piacere di sostenerlo come Azione. Capisco che qualcuno possa avere malumore, noi non siamo una caserma. Ma merita, ha fatto tante battaglie di libertà.
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