Sarà la Cassazione a dover decidere se il processo a carico di Daniela Santanchè continuerà a Milano oppure sarà spostato a Roma. Nella seconda udienza preliminare a carico della ministra del Turismo, del suo compagno Dimitri Kuntz e del responsabile tesoreria del gruppo Visibilia Giuseppe Concordia, la gup di Milano Tiziana Gueli ha accolto una delle istanze della difesa e ha rimandato la decisione alla Suprema Corte, che dovrà esprimersi entro il 26 marzo, data del prossimo appuntamento di fronte alla giudice milanese.

Santanché è indagata per «truffa aggravata» ai danni dell’Inps: l’accusa è quella di aver chiesto e ottenuto la cassa integrazione «a zero ore» durante il Covid mentre, in realtà, i dipendenti delle due società coinvolte e sotto indagine – Visibilia Editore Spa e Visibilia Concessionaria – lavoravano in smart working.

Da qui la richiesta di spostare il procedimento nella Capitale, dove c’è la sede dell’ente previdenziale. Oltre a questo fascicolo la ministra deve rispondere anche dell’accusa di «falso in bilancio».

Truffa unica o 13 truffe diverse

Sarà quindi Roma, come chiede la difesa, o Milano, come interpreta l’accusa. Quel che è certo è che la ministra e le sue società hanno cinque mesi in cui non dovranno presentarsi in udienza.

Ciò che i giudici della Suprema Corte saranno chiamati a dirimere è se i 126mila euro ricevuti indebitamente dall’Inps siano da considerare un’unica truffa oppure 13 truffe diverse, una per ogni dipendente.

Nel primo caso, per decidere la competenza territoriale varrebbe il luogo del primo versamento, che è stato fatto a un dipendente con conto in una banca romana. In caso contrario, varrebbe quello dell’ultimo pagamento che, in questo caso, è stato versato in una filiale milanese.

La richiesta di derubricare il reato

Anche le altre questioni – su tutte la richiesta di derubricare il reato – dovranno aspettare la pronuncia della Cassazione, anche se la gup si è detta in linea con la scelta della procura.

Il legale di Santanchè, Nicolò Pelanda, lo scorso 9 ottobre aveva infatti anche chiesto di modificare l’accusa di «truffa aggravata» in «indebita percezione di erogazioni pubbliche», reato meno grave.

La richiesta di patteggiamento di Visibilia Editore

Oltre alla richiesta di spostamento del processo per competenza territoriale, durante la prima udienza dello scorso 9 ottobre – insieme all’ammissione dell’Inps come parte civile – una delle società (Visibilia Editore Spa) ha chiesto di patteggiare in accordo con i pm: istanza del tutto separata dal destino della ministra, che continuerà ad affrontare il processo per intero.

L’accusa di «truffa aggravata»

Questo fascicolo d’indagine a carico di Santanchè – parallelo all’altro in cui è accusata di “falso in bilancio” – nasce dagli accertamenti dell’Inps in seguito dopo le testimonianze degli allora dipendenti della ministra (è uscita dal gruppo nel 2022 dopo aver ricevuto l’incarico di governo). Tra i lavoratori c’è anche Federica Bottiglione, che ha raccontato anche a domani come abbia aperto la trada alle inchieste su Visibilia.

Sotto la lente degli inquirenti sono finiti gli oltre 126mila euro di cassa integrazione “a zero ore” ricevuti dall’Inps per i 13 dipendenti delle due società. A Santanchè e agli due indagati i pm contestano di aver «dichiarato falsamente» che quei lavoratori fossero in cassa «a zero ore», quando invece svolgevano le «proprie mansioni» in «smart working».

Santanchè: «Non doveva iniziare a Milano»

Dall’assemblea Federterme a Roma sono arrivati i primi commenti della ministra del Turismo: «L’udienza è già stata chiusa. Hanno deciso di spostare tutto e di chiudere in Cassazione che deciderà se spostare a Roma o restare a Milano. Sulla derubricazione non so, stanno ancora scrivendo». Il processo, continua Santanchè, «forse non avrebbe nemmeno dovuto cominciare a Milano».

«Sto con tutti i magistrati, quelli che fanno bene il proprio lavoro», aggiunge la ministra, facendo eco alle polemiche che in questi giorni il governo ha alzato contro i giudici, accusati di remare contro l’esecutivo. «Non potrò mai essere contro tutti i magistrati tout court», conclude.

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