La diplomatica ha rinnovato al ministero degli Esteri di Teheran la richiesta di un rilascio immediato e condizioni di detenzione dignitose per la giornalista fermata il 19 dicembre. I genitori: «Fase molto delicata, il grande dibattito mediatico rischia di rendere più complicata una soluzione». Interlocuzioni in corso con gli Usa
L’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, è stata ricevuta in mattinata dal direttore generale Europa del ministero degli Esteri iraniano a Teheran, Majid Nili Ahmadabadi, per il caso di Cecilia Sala, la giornalista detenuta nel carcere di Evin dal 19 dicembre scorso. Amadei avrebbe rinnovato la richiesta di rilascio immediato per Sala e di condizioni di detenzione dignitose.
Nel frattempo, secondo quanto riporta Ansa citando fonti informate, è in corso un’interlocuzione tra il governo italiano e le autorità statunitensi sulla vicenda della giornalista, legate però a un altro arresto avvenuto in Italia: Mohammad Abedini Najafabadi, 38enne iraniano, su cui pendeva un mandato internazionale di cattura diramato dagli Stati Uniti, che ne vogliono l’estradizione. Dopo giorni in cui si parlava di un collegamento tra i due arresti, Teheran ha esplicitato che le condizioni di detenzione di Sala sono strettamente legate a quelle dell’ingegnere iraniano.
Durante l’incontro tra l’ambasciatrice italiana e il direttore generale Europa del ministero degli Esteri iraniano, secondo l’agenzia di stampa Irna, quest’ultimo avrebbe definito l’arresto di Abedini in Italia «illegale e in linea con gli obiettivi politici ostili Usa», dicendo anche che si aspetta che «Roma rigetti la politica sugli ostaggi degli Stati Uniti e crei le condizioni per il rilascio».
Scambi di informazioni a più livelli tra il governo italiano e gli Usa sono avvenuti anche nella giornata del 2 gennaio, giorno in cui a palazzo Chigi si è riunito il vertice sul caso della giornalista. A seguire, la premier Giorgia Meloni ha incontrato la madre di Cecilia Sala, Elisabetta Vernoni, che il giorno precedente aveva ricevuto una chiamata dalla figlia, da cui sono emerse le dure condizioni di detenzione.
Vernoni ha parlato per la prima volta dopo il colloquio con Meloni, dicendo di essere preoccupata per «le condizioni di vita carceraria di mia figlia», ma fiduciosa nel lavoro delle autorità italiane. Oggi, però, i genitori di Sala hanno chiesto il silenzio stampa per evitare di complicare l’evoluzione della vicenda: «La fase a cui siamo arrivati», scrivono, «è molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione».
Così spiegano l’assenza di commenti e dichiarazioni. «Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare nell’evitare di divulgare notizie sensibili e delicate», concludono.
Le condizioni di detenzione
La donna si trova in isolamento, in una cella vuota, senza un letto e con la luce accesa ventiquattr’ore al giorno. Le sono stati sottratti anche gli occhiali. Non ha ricevuto il pacco preparato dall’ambasciata italiana con alcuni generi di conforto, nonostante le prime rassicurazioni da parte della Farnesina. L’unica persona esterna che ha incontrato Sala è l’ambasciatrice Amadei per 30 minuti, non le è invece stato concesso di incontrare un avvocato.
Al contrario Abedini, ha avuto diversi colloqui con il proprio legale, Alfredo De Francesco, l’ultimo dei quali venerdì 3 gennaio: «Pregherò per lei e per me», avrebbe detto a De Francesco, ribadendo la preoccupazione per la propria famiglia e parlando per la prima volta della vicenda di Sala, secondo quanto riporta Agi. Per lui la corte d’appello di Milano ha fissato al prossimo 15 gennaio l’udienza per discutere la richiesta dei domiciliari, istanza che ha il parere negativo della Procura generale di Milano.
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