L’ex presidente del Senato che fa parte della “rosa” del centrodestra nel 1993 descriveva la Lega come una forza eversiva, oggi vede in Salvini un nuovo leader. Papa Francesco sui migranti per lui «ha trasformato la chiesa in una specie di Ong». D’accordo su Renzi con il referendum del 2016, ha criticato spesso Berlusconi
Il centrodestra ha nella sua “rosa” di candidati Marcello Pera, l’ex presidente del Senato di Forza Italia. Il suo nome non dispiace nemmeno a Matteo Renzi, il leader di Italia viva con cui in passato ha condiviso la battaglia per il sì al referendum costituzionale del 2016. Critico con papa Francesco, Pera vede nell’immigrazione un rischio.
L’elezione arriverebbe in prossimità del suo compleanno: il forzista (che oggi non ha più la tessera) è nato a Lucca il 28 gennaio 1943. Professore ordinario di Filosofia della Scienza all’università di Pisa, ha condiviso la sua carriera politica con Silvio Berlusconi, anche se è celebre la sua frase del 1994: «Berlusconi è a metà strada tra un cabarettista azzimato e un venditore televisivo di stoviglie, una roba che avrebbe ispirato e angosciato il povero Fellini».
Il primo ingresso in parlamento è del 1996. Si candida e perde nell'uninominale a Lucca, ma grazie al recupero del proporzionale in Toscana entra per la prima volta in Senato e ci resterà fino al 2013. Dal 2001 al 2006 ha ricoperto la carica di presidente del Senato in quota Pdl, la seconda carica dello stato.
La chiesa e i migranti
«Quale prezzo il cristianesimo paga alla dottrina dei diritti umani? Può pagarlo? E se lo paga, aggiorna o trasforma il messaggio cristiano?» gli interrogativi che Pera, uscito dal parlamento, si poneva nel saggio del 2015 Diritti umani e cristianesimo. «Penso che, accettando i diritti umani, in particolare i diritti sociali - rifletteva Pera - la Chiesa abbia riveduto il suo tradizionale insegnamento che mette al centro del comportamento cristiano i doveri dell'uomo verso Dio».
Nel 2004, è autore con il cardinale Joseph Ratzinger, che poi diventerà papa Benedetto XVI, del libro Senza radici. Nel 2008 scrive il saggio Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l'Europa, l'etica.
Pera, contro «l’ideologia dei diritti», non apprezza papa Francesco. La posizione di accoglienza ai migranti per lui sconfina nel «fare politica»: «Francamente questo Papa non lo capisco, quanto dice è al di fuori di ogni comprensione razionale. evidente a tutti che un’accoglienza indiscriminata non è possibile», diceva nel 2017. E chiedeva: «Perché manca di un minimo di realismo, di quel poco che è richiesto a chiunque?». E accusava Bergoglio di usare il Vangelo per fini politici. Nel 2019 ha detto che papa Francesco «ha ridotto la chiesa a una specie Ong».
Non solo, anche l’ambientalismo di Francesco non gli piace: «Ha trasformato Greta (Thunberg, l’attivista svedese) in un idolo, corre dietro a visioni solidaristiche, politiche e sociali, al buonismo».
Conservatore liberale
Sul piano politico e culturale, il politico si definisce un "conservatore liberale". Il caso vuole che nel 1995 abbia firmato con Luigi Manconi, oggi il candidato ufficiale alla presidenza della Repubblica di Sinistra italiana e dei Verdi, un appello per l'uso delle droghe leggere.
In più occasioni si è detto a favore delle unioni gay, criticando invece la chiesa: «La chiesa italiana ha subìto il divorzio, l’aborto. Si rassegnerà anche alle unioni civili» aveva affermato in occasione dell’approvazione della legge Cirinnà.
Il rapporto con la Lega
Mentre adesso sembra pronto a diventare il nome che unisce il centrodestra, nel 1993 i rapporti con la Lega non erano buoni: «La Lega Nord è un movimento che, anche non è programmaticamente eversivo, rischia di esserlo, e può effettivamente portare alla divisione del Paese. Non c’è una risposta democratica alla Lega sul terreno della Lega». Sette anni dopo, Salvini diventa l’uomo su cui costruire una nuova cultura di governo.
Renzi e referendum
Non è strano che il nome sia gradito al leader di Italia viva, Matteo Renzi. Nel 2016 Pera si è schierato dalla parte di Renzi contro Berlusconi sul referendum costituzionale, al punto da portare avanti l’appello “Liberi Sì'” firmato da trentacinque ex parlamentari di Forza Italia: «Sono uomini e donne che hanno fatto la storia di Forza Italia. Tra loro c'è chi ha ricoperto il ruolo di ministro, di sottosegretario, di presidente di Regione». Lui per primo a spendersi per mantenere Renzi al governo.
L’ex premier non ha escluso l’appoggio della sua compagine qualora fosse una reale possibilità per il Colle: «Quasi tutti gli ex presidenti di assemblea sono da sempre quirinabili, specie se hanno svolto il compito con rigore istituzionale e con apprezzamento complessivo».
L’ipotesi di una convergenza tra Salvini e Renzi circola da ottobre, anche se Pera è rimasto sempre vago: «Se smentisco confermo» ha detto a fine dicembre a Libero.
Le pressioni per Enel
Nel suo curriculum ci sono anche rapporti poco chiari con il tessuto economico. Marco Travaglio e Peter Gomez, nel loro saggio Se li conosci li eviti, una sorta di antologia delle biografie dei candidati in vista delle elezioni politiche del 2008, ricordano le sue vicende giudiziarie. Pera, scrivono, compare in un’indagine archiviata dalla procura di Lucca nel 2007 per presunte pressioni sul sindaco di Lucca, Pietro Fazzi, e sui vertici della Lucca Holding Spa e della Gesan Gas Spa per portare a termine un affare con Enel.
L’«indebita» ingerenza rilevata dai giudici dell’allora presidente del Senato risultava riscontrata, tuttavia il reato di concussione era indimostrabile, in quanto quelle pressioni erano state fatte per «non pregiudicare i rapporti tra Enel e presidente del Senato», dunque senza che ci fosse alcuno scambio di denaro.
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