Sono ormai alle spalle i timori sui tempi di magra e la preoccupazione sull’abolizione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. La restaurazione del Cnel prosegue spedita sotto l’egida dell’ex berlusconiano doc Renato Brunetta, con tanto di odore di amichettismo.

Ed è inevitabile un aumento dei costi, messo nero su bianco dal bilancio consuntivo: nel 2023 sono stati spesi 5,3 milioni di euro in più rispetto al bilancio di previsione per un esborso totale di 17 milioni di euro.

Certo, accade con qualsiasi gestione: le variazioni durante l’anno sono sempre necessarie. Ma l’incremento, in confronto al 2022 (l’ultimo della presidenza Treu), ammonta a quasi un milione e mezzo di euro. La cifra sale a circa 3 milioni di euro rispetto al 2021.

Più staff al Cnel

Brunetta ha voluto circondarsi di una nutrita pattuglia di professionisti. E si nota. A pesare sulle casse dell’organismo sono stati anche i contratti agli uffici di diretta collaborazione, lo staff dell’ex ministro appunto, che in totale sono costati 203mila euro a cui si sommano ai 150mila per le competenze degli addetti alla segreteria. Insomma, oltre 350mila euro per collaboratori e consulenti vari.

Ma non solo: il balzo è legato anche alle retribuzioni dei dirigenti. Dal Cnel, però, replicano: «La consistenza del contingente di diretta collaborazione del presidente è fissata numericamente dall’art. 34 del regolamento del Cnel e resta inalterata».

I cordoni della borsa sono destinati ad aprirsi ulteriormente. Del resto, lo consente il decreto Pnrr del governo, che è stato un vero regalo al Cnel. Così assunzioni, promozioni e potenziamento degli uffici sono già all’ordine del giorno. Non a caso nelle ultime ore è stato pubblicato un interpello interno per due caselle di direttore generale, una per la programmazione e il coordinamento delle politiche settoriali e un’altra per gli affari giuridici costituzionali ed europei.

Secondo quanto apprende Domani, una delle candidate papabili è Larissa Venturi, attualmente a capo dell’ufficio archivio dei contratti e istruttoria dei documenti economico-finanziari, e compagna di vita di Andrea Impronta, dirigente della Cgil.

Entro il 19 luglio bisognerà presentare le candidature. L’operazione è stata avviata dalla determina del segretario generale del Cnel, Massimiliano Monnanni, in precedenza capo della segreteria tecnica del presidente e da giugno approdato alla casella che muove le leve pratiche del Consiglio.

Il reclutamento non si ferma alle direzioni generali. Saranno immessi nell’organico altre figure: almeno quattro dirigenti andranno a rimpinguare la dotazione organica degli uffici di villa Lubin, splendida sede dell’organo, all’interno di villa Borghese.

Lo stipendio di ciascuno si aggira sugli 80mila euro all’anno più i bonus per le performance. Il Cnel spiega a Domani: «Allo stato attuale la percentuale di copertura del fabbisogno dirigenziale del Cnel è pari al solo 33 per cento di quella prevista dalla dotazione organica.

Pertanto, in conformità alla citata normativa, il segretario generale ha avviato le consuete procedure di evidenza pubblica volte al reperimento dei dirigenti di livello generale a oggi mancanti, tenendo conto che in ogni caso le posizioni dirigenziali tuttora oggetto di comando (2) non possono essere ricoperte». I tempi sono comunque cambiati.

La capo segreteria di Brunetta, Stefania Profili, oggi percepisce 95mila euro lordi all’anno. Al Consiglio si sta valutando l’ipotesi di un ritocco al rialzo della retribuzione per l’incarico conferito dal luglio 2023 fino alla fine del mandato presidenziale. Sul punto, comunque, si attendono sviluppi. La capo segreteria è una figura su cui Brunetta ripone massima fiducia: è stata al suo fianco negli anni difficili del governo Draghi, quando era ministro della Pubblica amministrazione.

Amici e famiglia

Nello staff, come raccontato dal Fatto Quotidiano, è stata inserita la figlia di Profili, Giulia Mancini, con un cursus honorum al Formez e attuale consigliera per la comunicazione istituzionale (30mila euro annui).

Nella scorsa legislatura, l’attuale sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, allora solo deputato di Fratelli d’Italia, aveva sollevato perplessità sulla vittoria del concorso al Formez vinto da Mancini. Tanto da chiedere, proprio a Brunetta (da ministro della Pa), di «avviare dei controlli al fine di verificare il corretto svolgimento delle prove», suggerendo l’annullamento della procedura concorsuale.

C’è infine un ultimo capitolo di spesa, che resta sulla carta nell’attesa di essere tradotto in pratica: la reintroduzione dello stipendio dei vertici del Cnel. Al momento, secondo le informazioni ufficiali riportate dal sito, il regolamento per definire la remunerazione non è ancora stato emanato. Quindi nessuno percepisce alcunché. Tuttavia, per legge, Brunetta potrebbe garantirsi un emolumento fino a 240mila euro, il tetto massimo per gli incarichi pubblici.

In assenza di comunicazioni sull’eventuale rinuncia, viene dato per certo che l’ex ministro della Funzione pubblica voglia guadagnare qualcosa dalla sua esperienza al Cnel.

Con buona pace di Matteo Renzi, che di recente ha depositato un nuovo disegno di legge costituzionale per sopprimere il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, che un tempo metteva d’accordo quasi tutte le forze politiche. Ma con il governo Meloni il vento è cambiato. E su villa Lubin soffia il miglior ponentino romano.

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