Il ministro ha accelerato sul provvedimento, che è molto corposo. Al suo interno una carezza all’organismo di Brunetta.
Si chiama decreto Pnrr, ma la forma è quella dell'ennesimo decretone omnibus: sotto l’ombrello del Piano c’è di tutto. Con l’immancabile accentramento dei compiti nelle mani del ministro Raffaele Fitto, che con questa strategia progetta un’accelerazione. L’ultima deludente relazione sullo stato d’attuazione ha lasciato strascichi. Tanti i punti interrogativi per una spesa che va troppo piano. Almeno un fattore positivo si è registrato: ha visto la luce un provvedimento, atteso da settimane e che era stato puntualmente rinviato.
Il copione sembra comunque scritto: un maxi-assalto alla diligenza in parlamento. I 48 articoli, previsti nel testo entrato in Consiglio dei ministri, si prestano alle “operazioni mancetta” durante l’iter di conversione. Questo, però, riguarda il futuro. Al netto di quello che accadrà, il decreto – nella sua formulazione iniziale – ha inserito un invito a tavola o, meglio, alla cabina di regia sul Pnrr del Cnel di Renato Brunetta.
Lavoro e Pnrr
Il governo Meloni ha deciso di rimettere al centro di ogni azione l’organismo non più tanto inviso dalle parti della maggioranza. Del resto è stato proprio Brunetta a mettere il bollino della bocciatura del salario minimo. Nel testo è così concessa la possibilità di potenziare l’organico dirigenziale del Cnel con assunzioni inizialmente in deroga. Un’iniziativa già anticipata da Domani. Da un lato vengono eliminati i gettoni per gli esperti, da un lato il Consiglio può provvedere a un robusto piano di assunzioni.
Il decreto Pnrr ha assorbito il pacchetto “sicurezza sul lavoro”, illustrato per sommi capi dalla ministra, Marina Elvira Calderone, nella scorsa settimana.
Per evitare la moltiplicazione dei provvedimenti è stato stabilito di dedicare un apposito articolo al tema, tornato al centro dell’attenzione mediatica dopo la serie di tragedie delle ultime settimane. Il confronto con le parti sociali è stato pro-forma: il testo era pronto ed è stato semplicemente reso noto alle organizzazioni. Con contenuto preannunciato: deludente. Nessuna novità di rilievo rispetto alle anticipazioni
«Ci sono delle cose che non costano ma il governo continua a non fare», ha accusato il segretario della Cgil, Maurizio Landini, infastidito anche dalla convocazione last minute da parte dell’esecutivo. Da qui il rilancio dell’impegno contro gli infortuni: «Abbiamo chiesto una norma molto precisa, ossia ripristinare la parità di trattamento economico e normativo per tutti i lavoratori e le lavoratrici di tutta la filiera degli appalti», ha ricordato.
Il cambiamento più rilevante è l’introduzione delle “patente a punti” per le imprese in materia di sicurezza: laddove ci saranno incidenti saranno previste delle decurtazioni dei crediti in base alla gravità degli infortuni. Imprese o lavoratori autonomi che andranno sotto la quota di 15 crediti non potranno lavorare per un determinato periodo (per riacquisire la dote bisognerà frequentare specifici corsi) nei cantieri temporanei o mobili.
Un modello che però non convince le imprese, che ne contestano la logica: «Bisogna ribaltare il concetto e quindi vanno premiate le imprese virtuose, anziché punire chi per una disgrazia sono incappate in momenti sfavorevoli» ha commentato Giorgio Delpiano, presidente di Confapi Aniem. Che conferma l’approccio storico della destra al potere: introdurre misure spot, con titoli a elevato impatto mediatico. E pazienza se l’esito concreto è quasi nullo.
I super poteri
Ma il decreto Pnrr quater, nella sua immensità, si spinge in avanti su vari fronti: completa, tra le tante cose, l’operazione di accentramento delle funzioni di Palazzo Chigi con l’attribuzione dei poteri sostitutivi, una sorta di commissariamento delle amministrazioni inadempienti.
Come funziona nel dettaglio? Nel caso in cui la Struttura di missione del Pnrr e la Ragioneria dello Stato dovessero accertare «disallineamenti o incoerenze» sui cronoprogrammi delle opere, il dipartimento che fa capo a Fitto chiederà dei chiarimenti, con un tempo massimo di risposta di 21 giorni. Senza una replica convincente, scatteranno i “super poteri”, quelli sostitutivi: ci penserà direttamente Palazzo Chigi.
I sindacati non ravvisano il necessario cambio di passo: «Le nuove norme che il Governo si appresta a varare per l'attuazione del Pnrr ci sembrano, a una prima lettura, il gioco delle tre carte per trovare i soldi per i progetti definanziati dal Piano», ha osservato Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil. Un esempio è quello delle risorse ridestinato ai piani integrati urbani, i progetti per le periferie: un collage di risorse raccattate qua e là per garantire la dotazione inizialmente prevista dal Piano.
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