«Contro Salvini attacchi faziosi da organizzazioni politicizzate», ha detto la premier accusando la ong Sea Watch. Nel discorso la difesa delle deleghe affidate a Fitto e la richiesta alle opposizioni di unità sulla sua figura. Duro attacco anche al Green Deal europeo. A luglio ci sarà una conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina. Citati i rapporti di Draghi e Letta
La premier Giorgia Meloni è intervenuta prima in Senato e poi alla Camera in vista del Consiglio europeo in programma per il 17 e il 18 ottobre. Tanti i temi affrontati: dalla nomina in Commissione europea dell’ex ministro Raffaele Fitto alle critiche al Green deal europeo, passando per il conflitto in Ucraina e in Medio Oriente.
C’è stato spazio anche per un attacco alle Ong, la difesa del progetto dei centri per migranti inaugurati in Albania entrati in funzione a inizio settimana e il Piano Mattei. Quasi un’ora di comunicazioni che delineano l’approccio del governo ai dossier più importanti in discussione anche a livello europeo. Citati anche i rapporti di Mario Draghi ed Enrico Letta.
Fitto in Commissione
«Questa nuova legislatura europea si è aperta all’insegna della preoccupazione e dell'incertezza per il protrarsi della guerra in Ucraina e l'escalation in Medio Oriente», ha detto Meloni.
Secondo la premier le europee di giugno «hanno restituito alcuni messaggi molto chiari da parte dei cittadini europei» con una «nuova squadra che dovrà affiancare la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Se il percorso parlamentare in atto confermerà la composizione annunciata, di questa squadra farà parte il ministro Raffaele Fitto, designato dalla presidente von der Leyen come vicepresidente esecutivo della Commissione».
Per la premier si tratta di «un notevole miglioramento per la nostra nazione rispetto alla composizione della Commissione uscente che vedeva 4 vice presidenti esecutivi e 7 vice presidente complessivi, ma nessuno di questi era italiano».
Per la premier, la delega al Pnrr conferita a Fitto a Bruxelles «vale circa 600 miliardi di euro», è un incarico di primo ordine a differenza delle critiche ricevute. Meloni si è augurata «che l’interesse nazionale prevalga su quello di parte» e che ci sia unità anche delle opposizioni intorno alla figura del Commissario Fitto.
La leader di Fratelli d’Italia ha anche criticato quello che ha definito «un mantra che non corrisponde alla realtà», secondo cui l’esecutivo sovranista italiano è isolato a livello internazionale per alcune sue posizioni politiche.
«La centralità del continente europeo non è più scontata», ha detto Meloni visto lo scenario geopolitico internazionale attuale. Citando i rapporti di Enrico Letta e Mario Draghi, Meloni ha ricordato che non «ci si può sottrarre all’occasione storica che questa legislatura europea ci offre». «Possiamo essere ancora un gigante burocratico» fatto di regole «spesso autolesioniste o «concentrarci su una visione».
Durante la replica Meloni ha sottolineato che Fitto sarà «il commissario Ue dell’Italia, non del governo», ha dunque esortato le opposizioni a «farsi sentire dal gruppo dei socialisti».
L’attacco al Green Deal europeo
«Come ho detto mille volte inseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindiustrializzazione è un suicidio. Non c’è nulla di verde in un deserto, nessuna transizione verde possibile in una economia in ginocchio», ha detto Meloni.
«Il Consiglio Ue tornerà ad occuparsi di come rafforzare la competitività, l'Italia ha una posizione molto chiara su questa materia: l'approccio ideologico che ha sostenuto finora il green deal, ha creato effetti disastrosi, una posizione che abbiamo avuto fin dall'inizio in solitudine e che oggi è patrimonio comune». E ha aggiunto: «Non è vero che l'unica strada sia quella tracciata da una minoranza ideologizzata: non ha alcun senso distruggere posti di lavoro, smantellare l'industria e condannarsi a nuove dipendenze strategiche per perseguire obiettivi impossibili da raggiungere».
Meloni ha chiesto la riapertura verso i motori endotermici e di sostenere le filiere dei biocarburanti, oltre a nuovi investimenti nel settore dell’automotive per evitare di perdere migliaia di posti di lavoro. «L’addio al motore endotermico entro il 2035, cioè in poco più di un decennio, è uno degli esempi più evidenti di questo approccio sbagliato. Si è scelta la conversione forzata ad una sola tecnologia, l’elettrico, di cui però noi non deteniamo le materie prime, non controlliamo le catene del valore, che ha una domanda relativamente bassa e prezzi proibitivi per gran parte dei nostri concittadini», ha sottolineato.
Su Draghi
«Non posso che essere d'accordo con Mario Draghi quando scrive, nel suo rapporto, che gli ambiziosi obiettivi ambientali che ci siamo posti devono essere accompagnati da maggiori risorse pubbliche e private, da investimenti adeguati e da un piano coerente per raggiungerli, altrimenti la transizione energetica ed ambientale andrà a scapito della competitività e della crescita», ha detto Meloni.
Ucraina, la conferenza sulla ricostruzione
«Il Consiglio europeo ribadirà il proprio sostegno alla causa ucraina per costruire una pace giusta e duratura e aiutarla a guardare a un futuro di prosperità e di benessere. Difenderla è nell'interesse dell'Italia e dell'Europa», ha detto la premier. In questo senso l’Italia ospiterà il 10 e 11 luglio una nuova conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina dopo quella organizzata nel 2023.
La scorsa settimana a Roma è stato ospitato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nell’ambito del suo tour europeo al quale Meloni ha ribadito il suo sostegno militare.
L’attacco alla missione Unifil
«L'escalation in corso in Libano è fonte di sincera preoccupazione nonostante gli sforzi internazionali», ha detto Meloni.
«Le postazioni del contingente italiano inquadrate nella missione Unifil sono state colpite dall'esercito israeliano e pur se non sono stati registrati danni ai contingenti io ritengo che ciò non si possa considerare accettabile. Pretendiamo che venga garantita la sicurezza dei nostri soldati. L’atteggiamento delle Forze israeliane è totalmente ingiustificato e una violazione delle risoluzioni delle Nazioni unite», ha detto Meloni che ha accusato le milizie di Hezbollah di aver militarizzato il confine a sud del Libano.
La posizione del governo italiano è quella di non abbandonare la missione, bensì di rafforzarne il mandato viste le tensioni e l’esigenza di caschi blu in un territorio di guerra. Meloni ha raccontato di aver discusso domenica con Netanyahu in merito all’Unifil e che la posizione del governo israeliano sarebbe di ritirare la missione cosa che per la premier: «minerebbe la credibilità della missione stessa e dell'Onu e penso che i nostri soldati saranno preziosi anche quando riusciremo a ottenere un cessate il fuoco». Ha poi aggiunto che si recherà in Libano venerdì, mentre il ministro della Difesa Crosetto dovrebbe andare presto in Israele e Palestina.
Gaza e il 7 ottobre
«Non si può dimenticare il massacro di civili, donne e bambini, avvenuto per mano di Hamas il 7 ottobre del 2023», ha detto Meloni ribadendo anche il rilascio degli ostaggi imprigionati a Gaza da oltre un anno.
La premier ha sottolineato il sostegno all’Agenzia per i rifugiati palestinesi Unrwa, accusata più volte dal governo israeliano di avere tra le sue fila affiliati ad Hamas nonostante le smentite: «Abbiamo deliberato contributi pari a 5 milioni di euro per le attività di Unrwa in Cisgiordania e a sostegno dei rifugiati palestinesi in Siria, Libano e Giordania. L'Italia rimane disponibile a sostenere progetti specifici dell'Agenzia, ma esclusivamente a seguito di un controllo scrupoloso volto a impedire qualsiasi forma di commistione con attività terroristiche».
«Le legittime critiche a Israele si mischiano a un giustificazionismo nei confronti di Hamas ed Hezbollah che tradisce un antisemitismo montante e che deve preoccuparci tutti. Le manifestazioni di piazza degli ultimi giorni lo hanno dimostrato senza smentita», ha detto Meloni attaccando la manifestazione avvenuta il 5 ottobre a Roma. Durante la replica la premier ha precisato che dal 7 ottobre sono state bloccate tutte le esportazioni di armi «mentre facciamo valutazioni caso per caso sulle vecchie licenze». E poi ha proseguito: «Valutiamo il rischio che questo materiale possa essere impiegato nella crisi in atto, e se c’è noi non procediamo».
L’attacco a Sea Watch
Nel 2024 la percentuale di sbarchi illegali è diminuita del 60 per cento rispetto al 2023 e del 30 per cento rispetto al 2022. Dati sbandierati con orgoglio dalla premier durante il suo discorso in Senato, ma che nascondono molte criticità.
«Colgo l’occasione per ringraziare anche il ministro Salvini e soprattutto la Guardia Costiera italiana per il suo straordinario lavoro, e per esprimere a questi uomini e a queste donne la solidarietà del governo di fronte continui attacchi faziosi di organizzazioni politicizzate che detestano chiunque lavori per contrastare l'immigrazione illegale di massa», ha detto la premier.
«Considero vergognoso che Sea Watch definisca le guardie costiere i veri trafficanti di uomini, volendo delegittimare quelle del nord Africa e magari anche quella italiana, in modo da dare via libera agli scafisti che descrive come innocenti. Sono dichiarazioni indegne che gettano la maschera sul ruolo di alcune Ong e sulle responsabilità di chi le finanzia».
I centri in Albania
La premier ha annunciato che nei prossimi giorni ci sarà un incontro informale con i rappresentanti degli stati membri interessati da fenomeni migratori. Tra le altre cose si discuterà anche del protocollo Italia-Albania firmato nel 2023 e che ha portato all’apertura dei centri per migranti a inizio di questa settimana.
«Se da un lato siamo impegnati a rafforzare gli strumenti dell’Unione europea e degli Stati membri, dall’altro dobbiamo continuare a esplorare soluzioni innovative. L’Italia ha dato il buon esempio con la sottoscrizione del Protocollo Italia-Albania, per processare in territorio albanese, ma sotto giurisdizione italiana ed europea, le richieste di asilo. Le due strutture previste dal Protocollo - il centro di Shengjin e il centro di Gjader – sono ora pronte e operative. Ci siamo presi del tempo in più perché tutto fosse fatto nel migliore dei modi, ma siamo molto soddisfatti dei risultati di questo lavoro», ha detto Meloni.
«È una strada nuova, coraggiosa e inedita ma che rispecchia pienamente lo spirito europeo e che può essere percorsa anche con altre nazioni extra europee», ha detto Meloni ringraziando il suo omologo albanese Edi Rama. In sede di replica la premier ha poi aggiunto che: «le politiche migratorie del governo italiano sono diventate le politiche migratorie dell'Unione europea».
Piano Mattei
Il Piano Mattei per l'Africa «ha già visto partire diversi progetti con le prime nove nazioni africane coinvolte» e «raccoglie sempre maggiore attenzione e curiosità a livello internazionale. Anche qui abbiamo fatto da apripista», ha detto la premier criticando le opposizioni.
«Dispiace che «mentre tutto il mondo guarda a noi proprio grazie alla nostra strategia sull'Africa, e mentre tutto il sistema Italia dimostra di aver compreso la portata di questa iniziativa, i partiti di opposizione abbiano invece scelto, anche su questo fronte, la strada di una opposizione pregiudiziale».
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