Il rischio era nell’aria, ma forse al Nazareno non l’avevano voluto vedere arrivare. Dopo aver costretto il Pd a cacciare Italia viva dalla coalizione per le regionali della Liguria, il giorno prima della chiusura delle liste, con conseguente pesante malumore di Matteo Renzi e dei suoi, il rischio del “contagio” nelle altre due regioni che vanno al voto a novembre era un’ipotesi formulata solo per essere rapidamente esclusa da qualsiasi dirigente del Pd.

Solo nel pomeriggio Stefano Bonaccini, già presidente dell’Emilia-Romagna e leader della minoranza riformista Energia popolare, a domanda di Domani, rispondeva escludendo l’ipotesi: «Parliamoci chiaro: in Emilia-Romagna, Iv è stata al governo con noi, negli ultimi cinque anni. Qualcuno ha visto un problema politico? No. I Cinque stelle, viceversa, erano all’opposizione, per scelta loro. Peraltro, riconosco, un’opposizione costruttiva, che consente oggi di fare un passo avanti e allargare a tutte le forze del centrosinistra, compresi M5s, l’alleanza con cui Michele de Pascale si presenterà alle regionali del 17 e 18 di novembre. Bene, spero che a nessuno venga in mente di porre veti e pregiudiziali personali, perché sarebbero inaccettabili, visto che in Emilia-Romagna con alleanze larghe abbiamo appena stravinto in 20 su 22 città sopra i 40mila abitanti, risultato storico».

Una mina a orologeria

Invece è successo. Martedì 1° ottobre, nel tardo pomeriggio, sulle agenzie viene anticipato il contenuto dell’intervista di Bruno Vespa a Cinque minuti, la striscia che precede la registrazione della puntata di Porta a porta. La domanda è sulle alleanze in Umbria e in Emilia-Romagna. Giuseppe Conte risponde lapidario: «Io non sono disponibile ad affiancare il mio simbolo a quello di Renzi, che si è sempre distinto per distruggere, rottamare, prende i soldi dai governi stranieri, ed è all'origine della contaminazione tra affari e politica. Fa lobbismo in Italia e all'estero». Conte ha deciso: «Renzi rappresenta una vera incompatibilità per i nostri obiettivi politici, è una mina a orologeria».

Per il Pd è un ultimatum: nell’alleanza o lui o io. Non esclude un’alleanza con il Pd, bontà sua, «bisogna che sia sincero, pur nelle rispettive posizioni come salario minimo e autonomia differenziata su cui si sta costruendo un dialogo. Abbiamo un percorso da fare e tantissimi chiarimenti da fare. Non siamo pronti per andare col Pd ma questo non significa che non riconosciamo i passi concreti compiuti. Dobbiamo intenderci sul metodo». Il presidente M5s assicura di volere «veramente» un alternativa di governo «seria», ma per farla «non possiamo fare pastrocchi: Renzi rappresenta una vera incompatibilità con il nostro modo di fare politica, è una mina esplosiva a orologeria».

Messaggio alla segretaria

A questo punto il vero messaggio è per Elly Schlein, la leader che ha coniato lo slogan «non facciamo veti e non vogliamo subirne», quella che ha azzerato le polemiche al massimo, che ha dato ai suoi ordine di non polemizzare con M5s in ogni caso. Schlein dovrebbe essere la “federatrice” del nuovo centrosinistra, ruolo che si è guadagnata sul campo con l’ottimo risultato delle elezioni europee per il suo Pd (il 24,1 per cento). 

Evidentemente c’è qualcosa in questo che non va a Conte. Non ha accettato la disponibilità della segretaria a riaccogliere Renzi. Si è portato appresso anche il duo rossoverde Fratoianni-Bonelli, che lo ha appoggiato per tutta l’estate chiedendo con lui l’esclusione di Renzi dall’alleanza di centrosinistra nelle regioni. «Ci siamo ritrovati con Renzi in mezzo al campo senza venire informati, ma all'esito di una partita di calcio e di decine di interviste di Renzi e col Pd che ha detto non fate polemiche e non ponete veti. Ma il problema è politico e serio», ripete.

Ora l’ipotesi di coalizione è franata. Un fronte antidestra andrebbe fatto, secondo Conte, perché il governo Meloni «sta affamando gli italiani, famiglie e imprese» ma non può essere «un pastrocchio». E la segretaria Pd da quest’orecchio non ci sente: «Nel momento in cui il Movimento 5 Stelle dice “qui si è aperta una ferita” con questa bomba esplosiva che viene messa in questo campo largo che non esiste più, lo certifichiamo questa sera», nel Pd, «non c'è la consapevolezza che noi stiamo ponendo un problema politico serio, stiamo parlando di etica pubblica, non di simpatie e antipatie». 

Renzi: io in Emilia resto

La replica di Renzi non si fa attendere. Stavolta Iv non se ne va, come aveva fatto in Liguria.  Annuncia che Italia viva sarà «al fianco» di Michele de Pascale in Emilia-Romagna, «con il nostro simbolo e i nostri candidati». Renzi ripete le parole di Schlein: «Non mettiamo veti nei confronti dei grillini anche se hanno fatto l’opposizione a Bonaccini. Ma non siamo disponibili a subirne».

In Emilia-Romagna non ci sono dubbi, anche perché, spiega, ieri si è sentito con il candidato presidente De Pascale: in quella regione Iv è già in maggioranza a sostegno di Bonaccini prima e di Irene Priolo dopo, «Abbiamo un assessore e un gruppo di tre consiglieri che hanno lealmente sostenuto il centrosinistra dagli attacchi delle opposizioni di destra e del M5S». E «se Conte vuole fare una battaglia contro Schlein, la faccia pure. Ma non sulla pelle dell'Emilia-Romagna, terra che ha già formalizzato la coalizione».

Il candidato presidente, il Nazareno

È cauta, meditata, ma chiara la reazione di Michele De Pascale, il candidato presidente dell’Emilia-Romagna che si vede sgretolare la presenza M5s nella sua coalizione. «Ho profondo rispetto per il dibattito politico a livello nazionale nel centrosinistra», dice in un comunicato serale, «Per una larga coalizione di governo serve fiducia reciproca e un progetto condiviso ed è evidente che questo oggi purtroppo a livello nazionale non c'è. In Emilia-Romagna invece non solo esiste ma si è anche allargato a oltre 60 liste civiche sulla base di un progetto concreto e ambizioso». C’è dunque una speranza che i grillini del territorio non seguano il loro presidente? Improbabile, se non impossibile. De Pascale continua: «Mi sono candidato per guidare l'Emilia-Romagna, per difendere la salute pubblica, per rendere sicuri i territori alluvionati, per conciliare il lavoro e la transizione ecologica. L'Emilia-Romagna è troppo importante, io mi voglio occupare solo di lei e, con grande rispetto, chiedo a tutti di fare lo stesso».

Dal Nazareno per ora nessuna risposta a Conte. Che è poin esattamente quello che il presidente contesta alla leader del Pd: di non aver risposto mai al «problema politico serio» che lui le ha posto per tutta l’estate. 

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