Una Sim può essere un problema di sicurezza? Per il governo Meloni sì. Tra i 38 articoli del nuovo Ddl Sicurezza, approvato il 18 settembre alla Camera dei deputati e che a breve inizierà il suo iter finale al Senato, si prevede il divieto di acquistare schede telefoniche per i cittadini extraeuropei sprovvisti di permesso di soggiorno.

«Il governo ripropone l’ennesima forma di disumanizzazione degli stranieri», denuncia Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione dell’Arci, una delle tante associazioni che si sono espresse contro la «deriva liberticida» dell’esecutivo e che il 25 settembre scenderanno in piazza a Roma, davanti Palazzo Madama, per manifestare la propria contrarierà al disegno di legge che fa ha fatto da poco il suo giro di boa parlamentare.

«Un’idea terrificante»

L’obiettivo sembra quello di rendere ancora più difficile la vita ai migranti. Non si potrebbe spiegare in maniera diversa l’emendamento di Fratelli d’Italia al disegno di legge proposto dai ministri Crosetto (Difesa), Nordio (Giustizia) e Piantedosi (Interno) che mira a modificare il codice delle telecomunicazioni nel rilascio delle Sim, dove è già previsto per legge l’esibizione di un documento di identità.

Negare una scheda telefonica a un immigrato, che molto probabilmente ha alle spalle una traversata pericolosa durata mesi se non anni, significa cercare di impedire a molte persone di comunicare tra loro o con la propria famiglia. Anche solo per contattare i propri cari, rimasti nei Paesi d’origine, per avvisarli che il viaggio è andato bene e che sono arrivati a destinazione.

Basta pensare ai tantissimi minorenni senza genitori che ogni anno arrivano in Italia: secondo i dati più aggiornati del ministero del Lavoro, i minori stranieri non accompagnati censiti al 31 luglio 2024 nel nostro Paese sono 20.213, più di 100mila sono quelli sbarcati sulle nostre coste negli ultimi 10 anni.

«Quella delle Sim è una norma di pura cattiveria – attacca Miraglia dell’Arci –. L’idea che un irregolare non possa chiamare casa è terrificante. Tra l’altro, l’irregolarità spesso non è una scelta ma un obbligo, perché le leggi vigenti sono impraticabili». È un tentativo, secondo Miraglia, di «sottrarre umanità agli stranieri per usarli come carne da propaganda. È una forma di discriminazione che andrà a sbattere contro un giudice, ma intanto il governo usa i migranti come capri espiatori».

La vita più difficile, dunque. Anche perché sono noti i tempi lunghi per chiedere un permesso di soggiorno in Italia, con attese superiori anche a un anno.

«Pura propaganda»

Non c’è solo la previsione, nell’articolo 32 del Ddl n. 1660, di esibire il permesso di soggiorno per ottenere una scheda Sim. Ma anche il divieto di firmare contratti telefonici, per un periodo compreso tra i sei mesi e un anno, in caso di sostituzione di persone, oltre che la chiusura del negozio (da 5 a 30 giorni) per il negoziante che non richieda tutti i documenti previsti.

Ci sono gli obblighi di legge, e poi ci sono i dubbi sul loro effetto sostanziale (oltre all’effetto di ingrossare ulteriormente il mercato nero delle schede telefoniche). Perché per fare una chiamata ormai basta Whatsapp, o app simili, e una connessione Wi-Fi, e sulla maggior parte degli smartphone è possibile installare e-Sim virtuali acquistabili online. «Ma al governo non interessa l’effetto concreto. Sono interessati alla rappresentazione distorta che usano per fare propaganda – sottolinea Miraglia –. In questi anni la destra xenofoba ha investito sul razzismo come strumento per prendere voti, questo ne è un altro esempio».

Ma il vero obiettivo, forse, lo ha spiegato Claudio Borghi, senatore della Lega che spesso dà voce senza filtri alle pulsioni della maggioranza: «Se vogliono sentire le famiglie niente di meglio che tornare a casa loro».

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