Dopo che il tribunale di Catania aveva disapplicato il trattenimento di 10 migranti, il governo ha fatto ricorso. Nella memoria depositata dalla procura generale i dubbi sui 5mila euro chiesti ai migranti per non essere reclusi. Ora le Sezioni unite devono stabilire se chiedere una pronuncia della Corte di giustizia Ue prima di decidere
Ma si possono chiedere 5mila euro ai migranti per non essere reclusi? La domanda se l’è posta la procura generale della Corte di cassazione che ha chiesto oggi alle Sezioni unite che la questione venga rimandata alla Corte di giustizia Ue. La posizione è stata presa riguardo alle decisioni del tribunale di Catania di disapplicare l’ormai famigerato decreto Cutro. Per il governo, che ha fatto ricorso, è tutto legittimo, ma la procura non è d’accordo: «La questione giuridica impone dunque di verificare se la garanzia finanziaria sia rispettosa dei principi di necessità e proporzionalità e risponda al canone di effettività, e cioè se possa ritenersi efficace misura alternativa al trattenimento». Adesso si attende il verdetto della Cassazione sulla necessità del passaggio in Ue prima del giudizio.
La decisione di Apostolico
Alcune di quelle discusse oggi sono le decisioni della giudice Iolanda Apostolico, ma non solo, anche se il vicepremier Matteo Salvini aveva deciso di scagliarsi contro di lei con una fitta campagna social. In dieci occasioni il tribunale di Catania aveva stabilito che il richiedente asilo non può essere trattenuto in attesa che venga esaminata la sua domanda; inoltre, hanno sostenuto gli avvocati dei migranti, Rosa Emanuela Lo Faro e Gaetano Pasqualino, presenti in Aula, la procedura di frontiera avrebbe dovuto essere svolta a Lampedusa, luogo di sbarco, dove il migrante ha manifestato la volontà di chiedere protezione e, infine, proprio il pagamento della somma a garanzia era manifestamente incompatibile con le norme Ue. Il Dubbio in questi giorni ha ricordato che «il trattenimento può esser disposto solo sulla base di una valutazione caso per caso», quando «non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive». Su tutti questi aspetti la procura generale dice che la procedura adottata è stata legittima, ma sulla cauzione no, è meglio che intervenga la Corte di Giustizia europea una volta per tutte.
La memoria
La procura ha depositato una memoria che spiega la questione. Se è vero che la garanzia finanziaria non costituisce affatto una novità nel panorama internazionale, la somma e la modalità di erogazione indicate, il 14 settembre 2023, sono un unicum. Con decreto del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi ed emesso di concerto con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e di quello dell'Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti è stato quantificato l'importo della garanzia in 4.938 euro, precisando inoltre che la garanzia «è individuale e non può essere versata da terzi» e deve essere versata in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa e costituita «entro il termine in cui sono effettuate le operazioni di rilevamento foto dattiloscopico e segnaletico».
Così, spiega il documento, si attribuisce rilevanza alla sola condizione finanziaria personale del richiedente, si escludono gli aiuti da parte di familiari o di altri e si stabiliscono delle modalità stringenti, che, «è lecito chiedersi se, in assenza di documenti di identificazione» sia plausibile. L’esecuzione da realizzare nel corso delle operazioni che seguono lo sbarco e che instradano il richiedente verso la procedura di frontiera appare difficoltosa, anzi, «al limite della esigibilità»: le cronache quotidiane, ricordano, «rendono evidente la difficoltà delle operazioni di sbarco e lo stato di prostrazione dei migranti, così da rendere opportuna in questa sede una verifica della compatibilità della garanzia con il sistema di matrice europeistica».
Per i magistrati resta il dubbio che la misura fortemente voluta dal governo Meloni sia o no conforme alla "ratio" della garanzia «quale rimedio finalizzato essenzialmente a prevenire la fuga dello straniero dal territorio», e non solo: «Quanto alla previsione di una garanzia finanziaria applicabile esclusivamente a una particolare categoria di persone (coloro che provengono da paesi denominati di origine sicura), occorre verificarne la ragionevolezza perché la norma, sia pure con l'intento di favorire il rimpatrio, riguarda persone che già si trovano in una condizione di minore vantaggio rispetto a coloro che provengono da altri paesi».
Per quanto riguarda la copertura finanziaria, nella memoria della procura generale si legge che a suo giudizio «quest’ultima debba rispondere ai caratteri di proporzionalità ed efficacia e se gli stessi rientrino nell'apprezzamento discrezionale del legislatore nazionale o se, invece, debbano rispettare parametri desumibili dal diritto eurounitario, con riguardo al profilo quantitativo (anche in ordine alla possibilità di rapportarlo alla somma necessaria al soggetto che può prestarla), ma anche «alla modalità della costituzione».
Adesso toccherà ai giudici esprimersi, che potranno così decidere se dare ragione al governo Meloni, al tribunale di Catania e ai migranti che hanno fatto ricorso, o chiamare l’Ue a dire la sua ed esprimere solo allora la propria decisione.
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